150 anni fa nasceva L’Internazionale

D. Hai appena pubblicato una raccolta di documenti sull’Internazionale (26 dei quali mai tradotti prima in italiano). Quale di questi scritti sceglieresti per commentarlo con le giovani generazioni?

Nel libro ho raggruppato gli 80 documenti che ho selezionato in 13 parti. Tra queste ci sono “Lavoro”, “Sindacato e Sciopero”, “Istruzione”, “Proprieta’ collettiva e Stato”, “Organizzazione politica” e tante altre.

I testi sono tutti attualissimi, anche se hanno gia’ 150 anni. I brani che consiglierei ai piu’ giovani sono quelli che descrivono la societa’ post-capitalistica. Ci sono pagine sull’importanza della riduzione dell’orario di lavoro o sull’uso dei macchinari e della tecnologia a favore dei lavoratori – e non della massimizzazione del profitto – che sembrano scritte per l’oggi. Credo siano i piu’ stimolanti, perche’ aiutano a interrompere il mantra degli ultimi anni, enunciato, con intonazioni differenti, sia destra che a sinistra, secondo il quale non c’e’ alternativa al capitalismo.

D. Quale domanda porresti alla Confindustria rispetto all’attuale situazione economica, alla luce di quanto ‘ereditato’ da questi scritti ?

Alla Confindustria nessuna. Mi pare difendano molto bene i loro interessi. Mi piacerebbe che la sinistra facesse lo stesso. Le domande, piuttosto, io le porrei a questo governo, che mi sembra abbia una posizione molto ideologica sul lavoro, ovvero difende la dogmatica ideologia neoliberale che ha imperato negli ultimi 25 anni e che ci ha portato esattamente dove siamo. Chiedo: quali cambiamenti hanno prodotto – oltre a privare di un futuro la mia generazione e a renderne ancora più difficile il presente, già molto prima della crisi – le varie “riforme” del mercato del lavoro che si sono susseguite dal pacchetto Treu (Governo Prodi) a oggi? Quale miglioramento produce per chi non ha lavoro, rendere più facili i licenziamenti (ovvero abolire l’Articolo 18)? L’insegnamento dell’Internazionale ci aiuta a guardare in direzione opposta. Grazie alla sua azione, i lavoratori avviarono una stagione di progresso sociale, durante la quale il movimento operaio ottenne maggiori diritti per coloro che ancora non ne avevano, senza sottrarne, come invece prescrivevano le ricette liberali della destra, a quanti li avevano già faticosamente conquistati.

D. Qual e’ la pagina che ti ha più emozionato?

Credo che uno dei testi più belli del volume, precedentemente inedito, sia quello prodotto della Sezione Centrale delle Lavoratrici di Ginevra. Parla di femminismo e pluralismo, due temi ineludibili per una sinistra che voglia davvero ripensarsi dopo la sconfitta del Novecento, e recita così: “Gli accordi raggiunti dovranno riconoscere alle donne i medesimi diritti che hanno gli uomini. In secondo luogo, quanto più diversi gruppi d’opinione che hanno di mira il medesimo scopo (l’emancipazione del lavoro) esistono, tanto più semplice diviene generalizzare il movimento delle classi lavoratrici, senza disperdere nessuna delle forze (anche le più differenti) che concorrono al risultato finale”.

Published in:

Il Denaro

Pub date:

30 September 2014

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