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Sondaggio BBC: sconfitto l’Economist: vince Marx

Durante gli ultimi mesi, il programma In Our Time, della rete Radio 4 della BBC, ha organizzato un concorso via internet volto a designare il più grande filosofo della storia secondo gli inglesi. Al termine della prima fase, il sondaggio, che tanto ha interessato il pubblico anglosassone, ha avuto un’inaspettata eco internazionale.

Tra lo stupore di molti, infatti, in cima alla lista dei principali pensatori indicati dai britannici si trovava Karl Marx. La stampa di molti paesi ne ha dato notizia in seguito all’insolita presa di posizione dell’Economist, che invitava i propri lettori a votare compatti per Hume (terzo in classifica), per scongiurare la vittoria dell’acerrimo nemico

La mobilitazione promossa dal quotidiano liberale è valsa a ben poco. L’annuncio dei risultati di ieri ha sancito, oltre ogni previsione, la schiacciante vittoria di Marx. L’autore de Il manifesto del partito comunista ha raggiunto il 28% delle preferenze, oltre la metà di quelle raccolte da Hume, che si è fermato sulla soglia del 12.6%. Terzo Wittgenstein con il 6.8% dei consensi, seguito da Nietzsche (6.5%) e Platone (5.6%). Completano l’elenco dei primi dieci: Kant, Tommaso d’Aquino, Socrate, Aristotele e Popper.

Contrariamente al dogma che ne decretava con certezza l’oblio, il pensiero di Marx, dunque, va suscitando, sempre più, nuove aspettative e diviene, frequentemente ed in ambiti diversi, oggetto di ulteriore interesse. La sua opera, insostituibile per descrivere la società capitalistica, è indiscutibilmente patrimonio di seguaci ed avversari. Uno strumento indispensabile per comprendere il mondo contemporaneo. Vi è, tuttavia, una ragione ancora più profonda di questa rinnovata passione per Marx: egli appare non soltanto come uno dei più grandi interpreti della storia dell’umanità, ma come un autore al quale poter ancora rivolgersi per la trasformazione del presente.

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Breve ritratto di Karl Marx

Karl Marx nacque a Treviri, da una famiglia di origini ebraiche, il 5 maggio del 1818. Dal 1835 fu studente di Diritto alle università di Bonn e Berlino, ma ben presto il suo interesse principale si volse alla filosofia, in particolare a quella hegeliana allora dominante.

Nel 1841 fu promosso dottore in Filosofia all’Università di Jena, con una tesi sulla Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro . Un amico del tempo lo descriveva così: «immagina Rousseau, Voltaire, Holbach, Lessing, Heine e Hegel uniti in una persona (e dico uniti, non messi insieme alla rinfusa) e avrai Karl Marx».

Anche il suo aspetto esteriore non passava inosservato. La carnagione scura, accentuata dai peli neri e fittissimi che gli spuntavano dovunque, e la vistosa capigliatura corvina, gli valsero, infatti, il soprannome che lo accompagnò per tutta la vita: il Moro.

La partecipazione al movimento dei Giovani Hegeliani gl’impedì la carriera accademica cui aspirava. Così, nel 1842-43, le sue brillanti doti di polemista furono al servizio del liberalismo democratico della «Gazzetta Renana», della quale divenne, giovanissimo, redattore capo. Quando la censura colpì il quotidiano di Colonia, Marx scelse l’esilio, prima a Parigi e poi a Bruxelles.

In questo periodo, il suo pensiero compì un’importante maturazione. Egli si separò dalla filosofia che intendeva il cambiamento del mondo come mero compito teoretico: «I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo; si tratta di trasformarlo»; scoprì la potenzialità rivoluzionaria del proletariato; aderì al comunismo ed iniziò lo studio critico dell’economia politica. L’incontro con Friedrich Engels, infine, sancì un’amicizia e collaborazione che durarono quarant’anni. I lavori giovanili, tra i quali figurano i Manoscritti economico-filosofici e L’ideologia tedesca, rimasero incompleti e furono pubblicati soltanto nel 1932. Essi, tuttavia, permisero a Marx di elaborare il filo conduttore dei suoi studi, la concezione materialistica della storia, che in seguito definì così: «L’insieme dei rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita».

Nel 1847, in polemica col socialista francese Proudhon, diede alle stampeMiseria della filosofia. Nel 1848, scrisse insieme con Engels Il manifesto del partito comunista. Il suo incipit, «Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo», non è meno celebre della sua tesi di fondo: «la storia di ogni società sinora esistita è storia di lotte di classi». Dopo lo scoppio delle rivoluzioni, fu direttore della «Nuova Gazzetta Renana», ma nel 1849, con la sconfitta del movimento rivoluzionario, fu costretto a rifugiarsi a Londra, dove vivrà in esilio fino alla morte, che lo colpì nel 1883.

I primi anni Cinquanta furono il peggior periodo dell’esistenza di Marx. Egli visse in condizioni di profonda miseria, a causa della quale perse tre figli, e tormentato dalla malattia. Riuscì a sopravvivere soltanto grazie all’aiuto di Engels e con i ricavi della sua corrispondenza con il «New-York Tribune», all’epoca il quotidiano più venduto al mondo. Nonostante le terribili condizioni di vita, Marx riuscì a proseguire gli studi di economia politica. Sono gli anni trascorsi, in totale isolamento, nella biblioteca del British Museum. Dal 1857, pervaso da una rinnovata produttività intellettuale, riprese il progetto della sua «Economia» e nel 1859 ne pubblicò il primo fascicolo: Per la critica dell’economia politica. Tuttavia, il colossale piano della sua opera non fu portato a termine che per un’esigua parte. A complicare le già difficili circostanze fu l’impegno che egli assunse, dal 1864 al periodo successivo alla Comune di Parigi, a capo dell’«Associazione Internazionale dei Lavoratori», della quale redasse indirizzi, risoluzioni, programmi e ne fu la figura principale.

Il libro primo de Il capitale, uscì soltanto nel 1867 e Marx non riuscì a completarne il secondo ed il terzo volume, che furono, invece, dati alle stampe da Engels. Manoscritti non ultimati, abbozzi provvisori e progetti abbandonati. Contrariamente al carattere di sistematicità che gli è stato spesso attribuito, la gran parte dei suoi lavori è segnata dall’incompiutezza, caratteristica che non impedì, però, alle sue analisi, di mostrarsi meno geniali e feconde di straordinarie conseguenze. Marx trascorse gli ultimi anni di vita svolgendo ulteriori ricerche. Il metodo oltremodo rigoroso, l’autocritica più spietata, l’inestinguibile passione conoscitiva e la difficoltà di rinchiudere la complessità della storia in un progetto teorico, resero ancor più vera la descrizione che una volta diede di sé: «Sono una macchina condannata a trangugiare i libri per buttarli fuori in forma diversa sul letamaio della storia».

La sorte toccatagli è stata di tutt’altra natura. La sistematizzazione da parte degli epigoni della sua teoria critica, l’impoverimento che ne ha accompagnato la divulgazione, la manipolazione e la censura dei suoi scritti ed il loro utilizzo strumentale in funzione delle necessità politiche, lo hanno reso vittima di una profonda e reiterata incomprensione. «Tutto ciò che so è che io non sono marxista», disse poco prima di morire, quasi avesse potuto prevedere il futuro.

Liberato dall’odiosa funzione di instrumentum regni, cui in passato è stato destinato, e dalla fallacia di alcuni «marxismi», oggi Marx è riconsegnato ai liberi campi del sapere. Sottratto a sedicenti proprietari ed a costrittivi modi d’impiego, il pieno dispiegarsi della sua preziosa ed immensa eredità teorica è reso finalmente possibile.

La parola torni a lui, alla sua opera, alla sua critica della società capitalistica così tanto attuale.

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Filosofi: Marx il più amato in Europa

Con sempre maggiore frequenza, durante gli ultimi anni, reti televisive, giornali ed emittenti radiofoniche promuovono concorsi-sondaggi tra i propri ascoltatori e lettori al fine di conoscere le loro preferenze circa le più grandi personalità della storia. Puntualmente, tra lo stupore di molti, sorpresa di questi concorsi si rivela un pensatore tanto apparentemente fuori moda quanto invece ancora rilevante: Karl Marx.

L’episodio più recente di queste competizioni viene dall’Inghilterra. Nel corso di questi mesi, infatti, il programma del canale radiofonico della Bbc 4 “In Our Time” ha organizzato un sondaggio via internet che ambisce, in base alle preferenze che saranno espresse, a designare il più grande filosofo di tutti i tempi. Dopo una prima fase di voto, conclusasi il 6 di giugno, è stata compilata la lista dei venti filosofi più votati. Le posizioni della classifica avrebbero dovute rimanere segrete per non alterare la seconda fase, quella che permette di scegliere il preferito tra i soli venti più votati. Tuttavia, il direttore del programma ha deciso di rendere note le stime parziali. Ironia della storia, in cima ad essa si trova l’autore de Il capitale. Questa notizia, che ha appassionato ancora di più gli inglesi alla competizione e che ha fatto il giro del mondo, ha letteralmente scatenato le reazioni di commentatori, accademici e dell’intero mondo politico anglosassone. Si sono susseguite, così, le più svariate argomentazioni che, pur se rilasciate con la massima serietà, non mancano di apparire divertenti quando non surreali. Diversi i toni utilizzati. Ce n’è per tutti i gusti. Puerile: «lo votano perché è un vecchio con la barba bianca ed è così che la gente si immagina un filosofo»; altezzoso: «è votato da radical chic sempre più separati dalla realtà»; pedante: «in un suo libro ci sono delle citazioni sbagliate»; bigotto: «parlava tanto di comunismo, ma si comportò male con la sua cameriera»; drammatico: «è colpa sua se l’umanità nello scorso secolo ha vissuto senza libertà e tra le guerre»; biblico: «aveva una visione del mondo diabolica ed era pervaso da una malvagità altrettanto diabolica. Talvolta sembrava consapevole del fatto di star compiendo l’opera del demonio»; arrogante: «era solo un giornalista che sapeva di economia, non dovrebbe neppure partecipare alla gara».

La presa di posizione più inattesa è venuta dall’Economist, sulle cui pagine è comparso un intervento dal titolo “Uno spettro s’aggira per la Bbc”. Più che di un articolo, si tratta di un vero e proprio appello al voto per fermare Marx e la sua nuova pericolosa avanzata. Ai propri lettori, infatti, il quotidiano di Londra ha richiesto una sorta di “voto utile”. Poiché John Locke ed Adam Smith, naturali riferimenti della testata, sono stati esclusi dalla top twenty e considerato che John Stuart Mill si trova tra le ultime posizioni di questa, non resta che fare la scelta più saggia: concentrare tutti i voti su David Hume, attualmente terzo in classifica. E così, sul sito internet del giornale, si può leggere l’invito che, singolarmente, compare da diversi giorni tra le principali notizie: “Help Hume beat Marx”.

Per un pensatore consegnato unanimemente e definitivamente all’oblio, il tutto è senz’altro molto lusinghevole. Spiace soltanto che il celebre quotidiano britannico abbia avuto una caduta di stile e, tra le argomentazioni volte a spiegare l’incredulità delle circostanze, paventi addirittura l’ipotesi di brogli ed intromissioni nel meccanismo di voto telematico (ubiquità di uno “spettro”!). Comunque vadano le cose, bisogna constatare che a distanza di oltre centocinquant’anni dal Manifesto del partito comunista, Marx è ancora capace di turbare l’aplomb del liberalismo inglese. In realtà, l’anonimo editorialista dell’Economist, se non in cattiva fede, è poco informato. Già nel 1999, infatti, un analogo sondaggio tra gli inglesi aveva affidato a Marx il titolo di maggiore pensatore del millennio. Lo scorso anno, in Germania, la televisione di stato tedesca Zdf aveva promosso il concorso Wer sind die grossten Duetschen? (Chi sono i più grandi tedeschi?). Anche in quel caso Marx fu la rivelazione della competizione. Con oltre 500.000 voti arrivò terzo dietro Adenauer e Lutero – ma primo in tutti i Lande dell’ex Ddr ed in quelli di Berlino, Brema ed Amburgo – e, soprattutto, al primo posto nella categoria attualità. Anche in Italia, infine, la recente iniziativa dell’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, Premio Nobel alla memoria, aveva proclamato, nella disciplina “Economia”, la vittoria di Marx.

Insomma, qualsiasi sia il campo ed a dispetto del passar degli anni, Karl Marx pare avviato a destare ulteriore interesse ed i suoi decenni di studio, volti a tentare di comprendere il mondo per poterlo trasformare, vedono sorgere nuove aspettative. Gli studiosi della sua opera, troppo poco conosciuta e spesso scambiata con quella degli epigoni, sostengono addirittura che la sua eredità teorica appartenga al futuro. Chissà. Certo la causa dell’emancipazione umana saprà ancora servirsi di lui.

Le preoccupazioni dei commentatori inglesi, invece, sembrano avverare l’«anatema» di Marx che promise che la borghesia avrebbe avuto buoni motivi per ricordare i favi che lo tormentavano durante la scrittura de Il capitale.

Le votazioni sono aperte a tutti e chi volesse prendervi parte può farlo, fino alla conclusione del concorso fissata per i primi di luglio, sul sito:

http://www.bbc.co.uk/radio4/history/inourtime/greatest_philosopher_vote_6to10.shtml

Mobilitarsi è sempre piacevole. Ma in questa circostanza facciamolo senza troppa apprensione. Per una volta godiamoci lo spettacolo dei tanti liberali in affanno ad inseguire Marx. La rinascita del loro spirito militante è una delle tante ed inaspettate virtù del Moro di Treviri.