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イタリアにおける『共産党宣言』の普及と受容

イタリアにおいてカール・マルクスの理論は並外れた大衆性を得ている。その理論は政党, 労働組合組欄おょび社会運動を押したし, その理論直上に国内の政治状況の転換に頁献した他の学術的理論はなかった。それは, 学術文化のあらゆる領域において普及することで, 不可逆的なやり方でそれらの方向性を変えたし, それどころかそれらの語功さえ変えた。それは, 禄支配 階載がその状態を意識するのに役立ち それによって人条折万もの人々を解放する過程における理論的に主要な用具にまでなった。

マルクス主義の理論がイタリアにおいて達成したほどに高度の普及をみた他の族国はほとんどない。したがって, イタリアにおけるこのような知名度の原因がどこにあるのかは問われて当然である。はじめてカール・マルクスが話題となったのはいつか? 翻訳された彼の諸著作の著者名としてその名がはじめて新聞雑誌上に現われたのはいつか? 労働者および戦闘的な社会主義者の共通のイメージのなかに彼の名声が広まったのはいつか7 そしてとりわけ, 彼の思想が定着し始めたのはどのようにしてまたどのような状況のもとでなのか?

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Lidia Cirillo, Erre

Per una nuova esplorazione di Marx

Vi ricordate la “crisi del marxismo”? Dalle nostre parti politiche si reagì con rituali esorcistici ( o con quelli che allora potevano apparire tali) sull’attualità ontologica di Marx, a testimonianza più dell’irriducibilità della nostra passione che della nostra lucidità intellettuale.

Eppure la crisi c’è stata, sconvolgente e profonda. Ora che con evidenza appare che il morto non è morto, anche per persone più di noi esposte al disinganno, se ne potrebbe misurare senza angoscia la profondità.

Non che gli avversari ideologici di Marx abbiano detto cose di chissà quale disarmante acutezza. Popper, Bertrand-Levy, Fukuyama o Furet, malgrado le notevoli differenze di valore tra l’uno e l’altro, hanno avuto in comune l’arroganza e la misconoscenza delle idee che sottoponevano a critica. Unica eccezione (o quasi) Lucio Colletti che conosceva bene le cose di cui scriveva e che meritatamente ha rappresentato un punto di riferimento per la cultura italiana tra gli anni Cinquanta e Settanta. Ma anche di Colletti si può legittimamente dubitare che sia diventato l’antesignano dell’ondata liberale antimarxista solo a causa del fallimento del suo tentativo di piegare l’opera di Marx a un progetto scientista.

La crisi del marxismo ha avuto origine da una serie di fatti e di eventi, di verifiche e di confronti con il mondo reale, che hanno avuto l’effetto di deprestiger il complesso contraddittorio dei discorsi che hanno fatto riferimento a Marx e a Engels. C’è stato un momento della storia recente in cui è sembrato che l’opera di Marx e i marxismi del Novecento, nella migliore delle ipotesi, spiegassero poco. Come e quando la “crisi del marxismo” è stata superata ? In realtà non è stata superata affatto, soprattutto dal punto di vista che più conta, cioè quello del rapporto tra marxismo e politica. E se è vero, come sostiene Maria Turchetto nella serie delle interviste al Manifesto, pubblicate negli ultimi giorni di marzo, che c’è qualcosa di simile a una Marx-renaissance , è anche vero che per ora resta a livello accademico, al margine della sinistra e fuori dalle preoccupazioni reali della sinistra. Si può dire però che non solo il punto più basso della crisi è superato, ma che correnti ascensionali della storia riportano su rapidamente Karl Marx e il suo prestigio. Sollecitano discussioni su Marx, a partire da Marx o nel solco del pensiero di Marx.

Anche nel caso della ripresa, come in quello della crisi e del crollo, determinanti sono state le verifiche storiche. Prima di tutto una ripresa delle lotte nell’Europa occidentale della durata di ormai dieci anni, dalle mobilitazioni in Francia nell’autunno-inverno 1995 alle recenti lotte contro il contratto di primo impiego, ancora una volta in Francia. In secondo luogo la prova di sé del liberalismo con le sue illusioni di benessere, superamento dei conflitti e laicità, che ha consentito di decostruire i decostruttori. O, per dirla in altri termini, di vedere il re nudo.

Il Libro Di Marcello Musto

La ripresa della discussione ha potuto usufruire in Italia di un utile testo ( Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia, a cura di Marcello Musto, manifestolibri,2005 ) ristampato e di nuovo nelle librerie dal mese di giugno.

Nel volume sono raccolte le relazioni presentate alla Conferenza Internazionale che ha avuto luogo a Napoli dal 1 al 3 aprile 2004. Promossi dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, dall’Università degli Studi di Napoli l’Orientale, dall’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, dall’Università degli Studi di Bari e patrocinati dalla Regione Campania e dal Comune e dalla Provincia di Napoli, i lavori sono stati articolati in cinque sessioni. Il testo contiene le relazioni proposte in quattro di esse, a ciascuna delle quali ha dedicata una sezione. Obiettivo della conferenza contribuire al risveglio di interesse per l’opera di Marx, offrendo una sede di confronto alle più recenti interpretazioni dei suoi scrittie illustrando la ripresa della pubblicazione di MEGA, la Marx Engels Gesamtausgabe.

La prima sezione – MEGA: la nuova edizione storico critica delle opere complete – mi sembra la più interessante, perché dell’incompiutezza e della frammentarietà del lavoro di ricerca di Marx offre una più adeguata misura, apre uno scorcio di visuale sul rapporto tra teoria e vicende drammatiche del Novecento e spiega i criteri editoriali con cui Marx viene restituito a se stesso. Non a caso proprio su questa sezione è giunta fino a noi l’eco di qualche lontana polemica.

Nell’introduzione Marcello Musto ricorda che i lavori pubblicati da Marx furono davvero pochi, se comparati all’imponente mole delle ricerche svolte, caratterizzate spesso dall’incompiutezza. “Il metodo oltremodo rigoroso – scrive Musto – e l’autocritica più spietata, che determinano l’impossibilità di condurre a termine molti dei lavori intrapresi; le condizioni di profonda miseria e il permanente stato di cattiva salute, che lo attanagliarono per tutta la vita; l’inestinguibile passione conoscitiva, che restò inalterata nel tempo spingendolo sempre verso nuovi studi; e infine la gravosa consapevolezza acquisita con la piena maturità delle difficoltà di rinchiudere la complessità della storia in un progetto teorico, fecero proprio dell’incompiutezza la fedele compagna e la dannazione dell’intera produzione di Marx e della sua stessa esistenza. Il colossale piano della sua opera non fu portato a termine che per un’esigua parte, risolvendo in un fallimento letterario le sue incessanti fatiche intellettuali, che non per questo si mostrarono meno geniali e feconde di straordinarie conseguenze.”

Dopo la morte dell’amico Engels si dedicò a un’impresa di pubblicazione difficilissima per la dispersività dei materiali, l’astrusità del linguaggio e l’illeggibilità della grafia con l’obiettivo di realizzare un’opera organica e il più possibile compiuta. In un saggio della prima sezione “Classici incompiuti. Costellazioni filologico-editoriali in Marx e altri classici delle scienze sociali” Gerald Hubmann spiega che tra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo ai classici letterari e filosofici si rendeva omaggio con edizioni monumentali, che spesso gli editori assemblavano, ultimavano, riscrivevano. Alcune delle opere di Hegel sono collages di testi dello stesso Hegel, appunti di studenti diversi in periodi diversi e interventi personali dell’editore. L’opus magnum di Max Weber, Economia e società fu pubblicato dalla moglie Marianna, che prese decisioni che l’illustre consorte non aveva voluto prendere. Più tardi Johannes Winkelmann provvide alla stesura di nuovi capitoli, inserì titoli e paragrafi e aggiunse materiali risalenti ad almeno tre diverse fasi di intervento. E’ poi noto l’intervento sull’opera di Nietzsche della sorella Elisabeth; meno noto l’ultimo esempio citato, quello dell’opera principale di Burckhardt “Considerazioni sulla storia universale”, che è un collage delle sue lezioni creato dal nipote Jacob Oeri. Gli intervanti di Engels facevano quindi parte di uno stile, superato solo dai progressi fatti nel Novecento dalla teoria e dalla prassi editoriali.

E’ accaduto così – continua Musto nell’introduzione – che testi parziali e provvisori, composti in molte parti da pensieri scritti in statu nascendi siano passati da appunti preliminari a parvenze di teorie sistematiche e concluse. Forse, come afferma Hubmann, negli ultimi 110 anni ci sarebbe stato qualche problema in meno, se il Capitale fosse stato concepito non come un opus magnum compiuto, ma come il brillante compendio di una problematica dal grande potenziale analitico.

Più tardi il bisogno di ideologia del movimento operaio fece del marxismo una dottrina politica con le sue sintesi, i compendi, le strumentalizzazioni, le censure e le ortodossie. Il patrimonio originario fu quindi impoverito e volgarizzato e la Kritik si fece Weltanschaung. Musto delinea poi brevemente il percorso di snaturamento del pensiero di Marx fino al cosiddetto marxismo-leninismo, che è la formula con cui si indica l’ideologia della casta al potere in Unione Sovietica.

Non nega naturalmente che l’impoverimento è legato anche a legittime esigenze di divulgazione, ma ritiene prima di tutto che non solo di questo si tratti. In secondo luogo che la constatazione di un’esigenza obiettiva non esime comunque dal compito di liberare Marx dal suo destino di autore misconosciuto, vittima di una profonda e reiterata incomprensione.

Restituire Marx a se Stesso

Come e perché la Marx Engels Gesamtausgabe restituisca Marx a se stesso è chiarito nel primo saggio della prima sezione “Classico tra i classici. Basi filologico-editoriali, strutture e ultimi sviluppi della MEGA”di Manfred Neuhaus. Cominciata da Rjazanov la prima MEGA si basa già su criteri molto più rigorosi e su una anticipazione dell’analisi genetica che rappresenterà poi il principio di base della seconda. Accanto alla pubblicazione completa di una stesura, di norma secondo il principio della prima mano, vengono registrate anche varianti significative; i testi sono proposti in lingua originale e con le loro interpunzioni e sono eliminati gli interventi esterni; un gran lavoro viene fatto per la determinazione dei testi pubblicati anonimi e per la datazione più precisa di lettere, manoscritti ed estratti. Il nazismo e il terrore staliniano, di cui Rjazanov fu vittima, interruppero la MEGA. Il progetto venne ripreso dopo la morte di Stalin, ma ci vollero due decenni perché si potesse affermare l’idea di una seconda MEGA. Una discussione complessa e gravata dalla ragion di Stato ha ostacolato ancora a lungo l’iniziative. Materia del contendere proprio il criterio dell’analisi genetica, per cui l’obiettivo non è più di generare un testo il più possibile vicino all’intenzione dell’autore, ma documentarlo nella sua genesi dalla prima bozza all’ultima edizione.

Il complesso dei criteri esplicitati nel 1972 in un volume di prova si scontrò con il rifiuto di un certo numero di collaboratori e con l’obiezione che un’edizione storico-critica non poteva avere il compito di documentare la genesi. E fin qui si trattava di un’obiezione legittima. Meno legittimo invece il fatto che sia diventata poi decisiva l’opinione di alcuni studiosi sovietici che rivolsero al progetto l’accusa di formalismo, accademismo e pedanteria. Malgrado i riconoscimenti ricevuti dall’innovazione della logica testuale, i conflitti si sono risolti solo a partire dal 1989. Dopo qualche ulteriore peripezia, la MEGA è stata sottratta definitivamente alle preoccupazioni ideologiche e la prosecuzione dei lavori legata agli auspici di depoliticizzazione, accademizzazione e internazionalizzazione.

Non so quanto un commento sia davvero superfluo, come dovrebbe essere. Qualcosa delle vecchie polemiche si è avvertita nell’aria sotto la forma di ironia sull’illusione di poter riscoprire il Marx autentico, con una confusione tra filologia e filosofia, che l’impostazione della conferenza e l’introduzione di Musto non autorizzano. Prima di tutto l’analisi genetica, che la seconda MEGA perfeziona e articola, è un criterio consolidato nella pubblicazione di classici, in modo particolare con le caratteristiche di cantiere dai lavori sempre in corso della ricerca di Karl Marx. Tutta una storia di sistematizzazioni arbitrarie, volgarizzazioni e censure rende poi preziosi gli auspici di depoliticizzazione e accademizzazione, che sottraggono il Libro alle cernite sia di ciò che resta del clero, sia delle sette eretiche.

Restituito a se stesso dalla filologia, Marx si apre di nuovo a tutte le interpretazioni della filosofia, a ogni tentativo di risolvere problemi da lui posti e non risolti, di continuare le ricerche cominciate e non portate a termine o di “coerentizzare” le incoerenze. Anche la filologia naturalmente ha margini di interpretazione, di natura però diversa, perché non solo parte da tracce ma lascia sul terreno le tracce del lavoro di investigazione. L’introduzione del giovane Musto per altro esemplifica bene lo stato d’animo con cui nuove generazioni di intellettuali potrebbero avvicinarsi alla MEGA, con la sensazione cioè che un vasto territorio inesplorato si è aperto e che l’esplorazione rappresenta davvero una bella avventura.

La ripresa della MEGA assume le caratteristiche dell’evento nel clima attuale di riscoperta di Marx o di evidente bisogno di Marx anche da parte di chi non lo conosce, lo disconosce o lo misconosce.

Suggerisco in proposito un’attenzione particolare al saggio della quarta sezione “Rinnovamento dell’economia: dove Marx resta insostituibile.”. Michael R. Kratke accenna qui alla crisi attuale dell’economia politica e alla tendenza di molti economisti, soprattutto giovani, a voltare le spalle all’ortodossia neoclassica. Alcune iniziative testimoniano l’inquietudine e la ricerca.

Nel 2000 per esempio un gruppo di studenti di economia parigini ha dato vita a un movimento fautore di un’economia “post-autistica”. Dal settembre 2000 esiste un forum Internet chiamato Post-Autistic Economics Newsletter e gruppi di economisti post-autistici esistono oggi in diversi paesi del mondo. Costoro cercano una critica dell’economia politica dappertutto, ma non in Marx che considerano un neoricardiano. Come tutti i neoclassici egli considererebbe gli individui parti di un meccanismo, crederebbe a “leggi di natura” dell’economia che si farebbero strada con “ineluttabile necessità”. Ne deriva, secondo i nuovi critici-critici, che ogni critica radicale dell’economia politica è sempre e contemporaneamente una critica del marxismo. Kratke spiega chiaramente le ragioni dell’equivoco, non legato solo a limiti di conoscenza, ma anche alla complessità e all’incompiutezza della teoria di Marx, oltre che al gran numero di problemi da lui individuati e non risolti. E spiega poi, appunto, in che cosa Marx è ancora oggi insostituibile.

Di notevole interesse poi la seconda sezione su Marx e la critica della politica, in modo particolare i saggi dello stesso Musto, di Gianfranco Borrelli e di Stathis Kouvélakis. Non saprei dire se l’interesse personale è poi anche obiettivo. Devo ammettere che ho vissuto con una certa irritazione il ritorno nell’attuale dibattito del Marx metapolitico, postpolitico o semplicemente non politico. E non per intolleranza o mancanza di rispetto per le opinioni altrui, ma perché mi sembra che il superamento reale della crisi del marxismo abbia nella relazione tra marxismo e politica una chiave,senza la quale la porta principale per uscirne è destinata a restare comunque chiusa.

La questione dei soggetti della trasformazione come costruzioni sociopolitiche e culturali, i modi in cui nascono-agiscono-declinano dovrebbe essere al centro dell’attenzione di chi ancora desidera continuare a fare politica da marxista. Kouvélakis per esempio ripropone la sequenza delle riflessioni e delle rettifiche di Marx sulla teoria politica nei trent’anni che separano i testi pubblicati negli Annali franco-tedeschi dalla Guerra civile in Francia. Il saggio è utile a chi si trovi ancora alle prese con l’imbarazzante polemica con il brutto libro di Holloway , che sembra ignorare la svolta rappresentata per Marx dalla Comune a proposito dello Stato. Ed è utile anche al confronto con chi pensa che la trasformazione secondo Karl Marx sia, soprattutto se non esclusivamente, l’effetto di una dinamica immanente al modo di produzione capitalistico. Le riflessioni sulla Comune propongono invece un’altra logica: l’autoorganizzazione operaia deve agire come leva politica per estirpare le basi economiche si cui si fonda l’esistenza delle classi.

Naturalmente i due Marx esistono e sono entrambi veri. Il problema è quello dei limiti di dialogo tra l’uno e l’altro, in larga misura obiettivi perché fondati sulla diversità delle dimensioni di tempo e di presupposti.

Infine, il saggio che apre la terza sezione, di Roberto Finelli “La scienza del Capitale come circolo del presupposto-posto. Un confronto con il decostruzionismo”, se letto per primo (o magari solo dopo la sezione sulla MEGA) servirà come lente per vedere meglio quel che precede e che segue.

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Karl Marx

Az utóbbi egynéhány évben a nemzetközi tudóstársadalom megújult figyelemmel kíséri egy félreértett szerző: Karl Marx munkásságát. Bár gondolatrendszere kétségkívül régimódi, ám tagadhatatlan, hogy tudományos eredményei nélkülözhetetlenek jelenünk megértéséhez. Ráadásul elmondhatjuk, hogy végre visszakerült a tudomány szabad területére.

Műveiről lehullott az instrumentum regni gyűlöletes szerepe, az a funkció, ahogyan a múltban gyakorlati eszközként szolgált, s ez tette lehetővé, hogy mára újra az érdeklődés középpontjába került. Ennek a figyelemnek kétségtelen jele egyrészt a Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA2) útjára indítása, amely a szocialista országok összeomlását követő hosszabb publikációs szünet után 1998-ban kezdődött újra. A figyelem jele továbbá Marx írásai kiadásának újraszervezése, valamint a MEGA2 kiadói főhadiszállásának a Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften kereteiben való további működtetése. A 114 kötetesre tervezett kiadás jelenleg a 15. darabjánál tart. Ez a MEGA kiadásának újraindítása óta a 10. publikált kötet, mert nem sorrendben haladnak. Minden egyes kötet két részből áll: az eredeti szövegtestből és a kritikai apparátusból.

Az új történelmi-kritikai kiadással kapcsolatos legfrissebb filológiai kutatások Marx műveinek egy eddig kevéssé ismert sajátosságára: befejezetlenségükre derítettek fényt. Marx jóval több kéziratot hagyott hátra, mint amennyi nyomatásban napvilágot látott. Ez igaz A tőke esetében is, melynek teljes kiadása, beleértve az 1857-től elkezdett előkészületi munkálatokat, majd csak a 2007-ben megjelenő MEGA második részében nyeri el teljes alakját.

Marx halála után Engels látott hozzá elsőként e bonyolult és nehéz vállalkozáshoz, barátja töredékes hagyatékának kiadásához (bonyolulttá és nehézzé az tette a munkát, hogy az anyag szét volt szórva; Marx írásainak furcsa-különc a nyelvezete; kézírása majdnem olvashatatlan). E számtalan nehézség és buktató különösen A tőke harmadik kötete esetében érzékelhető (MEGA, II/15. Karl Marx: Das Kapital. Kritik der politischen Ökonomie. Dritter Band. Hamburg, 1894, Akademie Verlag, Berlin 2004), melyet Marx nem tudott még nagyjából sem rendszeres formába önteni (ez volt az egyetlen ilyen könyve). Engels energiáját 1885-1894 között az intenzív kiadási tevékenység kötötte le, s ennek eredménye, hogy az eredetileg erősen fésületlen, főképp ” in statu nascendi lejegyzett gondolatokból” és előtanulmányokat rögzítő megjegyzésekből álló szöveg rendszeres gazdaságelméletet megfogalmazó, organikus szöveggé alakult. Cseppet sem meglepő, hogy ez az eljárás számtalan értelmezési hibát eredményezett. Ebből a szempontból nagy jelentősége van a megelőző kötetnek (MEGA, II/14. Karl Marx – Friedrich Engels: Manuskripte and redaktionelle Texte zum dritten Buch des “Kapitals”, 1871 bis 1895. Akademie Verlag, Berlin, 2003).

Ez a kötet tartalmazza Marx utolsó, 1871-1882 közötti időszakából származó hat kéziratát, melyeket A tőke harmadik kötetéhez készített. E kéziratok közül a legfontosabb az 1875-ös, terjedelmes Mehrwertrade und Profitrate mathematisch behandelt, valamint azok a szövegek, melyeket Engels kiadói minőségében Marx kézirataihoz hozzáfűzött. Ezek a kéziratok egyértelmű pontossággal mutatják be azt a folyamatot, amelynek során elnyerték publikált formájukat, és mivel élesen rávilágítanak a szövegen végrehajtott számtalan beavatkozásra – melyek jóval nagyobb számban fordulnak elő, mint azt mostanáig feltételeztük -, lehetővé válik, hogy megértsük Engels kiadói szerepének erős és gyenge pontjait. E mű értékének további megerősítéseként érdemes kiemelni, hogy a könyvben szereplő 51 szövegből 45 itt jelenik meg először nyomtatásban.

A MEGA filológiai vizsgálata jelentős eredményekkel járt az első szekció kötetei esetében is, melyek Marx és Engels írásait, cikkeit és vázlatait tartalmazzák. Nemrégiben két kötet látott napvilágot. Az első (MEGA, I/14. Karl Marx – Friedrich Engels: Werke, Artikel, Entwürfe. Januar bis Dezember 1855. Akademie Verlag, Berlin, 2001) kétszáz cikket és vázlatot tartalmaz, melyeket a két szerző 1855-ben írt a New-York Tribune és a breslaui Neue Oder-Zeitung részére. Különféle kiegészítő kutatások tették lehetővé további 21 cikknek a kötetbe való beemelését (melyeket korábban nem soroltak e két szerző művei közé, mivel a jelentős amerikai napilapban név nélkül láttak napvilágot), így ezek is bekerültek Marx és Engels leghíresebb, az európai diplomáciáról és politikáról, a nemzetközi gazdasági válságról és a krími háborúról szóló cikkei közé.

Ezzel szemben a második kötet (MEGA, I/31. Friedrich Engels: Werke, Artikel, Entwürfe. Oktober 1886 bis Februar 1891. Akademie Verlag, Berlin, 2002) Engels kései írásaiból közöl néhányat. A kötetben jegyzetek és tervezetek szerepelnek, többek között a Rolle der Gewalt in der Geschichte kézirata (a kéziratot először publikáló Bernstein kommentárjai nélkül), a munkásmozgalmi szervezeteknek írott beszédek, illetve a korábban már megjelent írások és cikkek új kiadásaihoz írt számtalan előszó. Ez utóbbiak között különös érdeklődésre tarthat számot a “Die auswärtige Politik des russischen Zarentums”, az orosz külpolitika két évszázados történetének a Die Neue Zeitben napvilágot látott elemzése, melyet 1934-ben Sztálin betiltott, valamint a “Juristen-Sozialismus”, melyet Engels Kautskyval közösen írt, s most különíthetők el végre világosan, hogy mely részleteket is írta Kautsky.

Érdekes új fejlemények bontakoznak ki az új történeti-kritikai kiadás harmadik szekciójában is, mely a levelezést tartalmazza. A nemrég publikált kötet (MEGA, III/13. Karl Marx – Friedrich Engels: Briefwechsel Oktober 1864 bis Dezember 1865. Akademie Verlag, Berlin, 2002) középpontjában Marxnak az 1864. szeptember 28-án Londonban létrehozott Nemzetközi Munkásszövetségben végzett politikai tevékenysége áll. A levelek bemutatják Marx tevékenységét a Munkásszövetség működéséneknek első évében, azt a folyamatot, melynek eredményeként Marx egyre fontosabb szerepet töltött be, és egyben bizonyítják, hogy közéleti elkötelezettségét – 16 év után újra visszatért a frontvonalba – mindenképp megkísérelte összeegyeztetni tudományos munkásságával.

A tárgyalt kérdések között ott van a szakszervezetek szerepének elemzése, melynek fontosságát Marx azzal is hangsúlyozta, hogy azonnal szembehelyezkedett Lassalle azon javaslatával, hogy a porosz állam által finanszírozott szövetkezeteket kellene felállítani: “a munkásosztály vagy forradalmi, vagy nincs is”, mondta Marx. A kérdések között szerepel továbbá az owenista Westonnal folytatott vitája, melynek eredményeképp született meg előadássorozata, s ennek darabjait halála után, 1898-ban akarták megjelentetni Érték, ár és profit címmel; továbbá az egyesült államokbeli polgárháborúval kapcsolatos meglátásai, valamint Engels könyvecskéje, A porosz katonai kérdés és a Német Munkáspárt.

A levelezés másik, nemrég megjelent kötetének (MEGA, III/9. Karl Marx – Friedrich Engels: Briefwechsel Januar 1858 bis August 1859. Akademie Verlag, Berlin, 2003) alaphangját az 1857-es gazdasági válság adja meg. E válság lobbantotta fel Marx reményét, hogy az 1848-as vereséget követő holtpontról végre kimozdulhat a forradalmi mozgalom (“a válság úgy ás magának utat, mint a jó öreg vakondok”). Ebbéli reménye felélesztette Marx intellektuális termékenységét, és arra sarkallta, hogy még “az özönvíz bekövetkezése előtt” vázolja fel gazdaságelméletének körvonalait; a vágyott és remélt vízözön azonban ugyancsak elmaradt. Szintén ebben a korszakban születtek meg a Grundrisséhez írott utolsó jegyzetfüzetek – a szerző koncepciójának fejlődését e kitüntetett támpontról nagyszerűen megfigyelhetjük. Marx ekkoriban arra az elhatározásra jutott, hogy munkáját folytatásokban jelenteti meg.

Ezek első része – A politikai gazdaságtan bírálatához címmel – 1859 júniusában jelent meg. Ami Marx személyes helyzetét illeti, ezt a korszakot “az elüszkösödött nyomor” jellemzi: “Nem hiszem, hogy valaha is írt olyasvalaki »a pénzről«, aki ennyire híján volt vizsgálati tárgyának.” Azt látjuk, hogy Marx – ingatag helyzete ellenére – kétségbeesetten harcol, hogy “gazdaságtanát” befejezze: “Tűzön-vízen át ki kell tartanom tárgyam vizsgálata mellett, s nem szabad hagynom, hogy a burzsoá társadalom pénzcsináló géppé fokozzon le.” Bár mindent megtett annak érdekében, hogy a soron következő folytatást megírja, ám azt soha nem tudta befejezni, és A tőke első könyve csak 1867-ben látott napvilágot. Bámulatos tervének további részeiből, noha sok elemében rendszerezett formájúak, csak egyes fejezetek valósultak meg, viszont megszámlálhatatlanul sok félbemaradt kézirat, odavetett vázlat és befejezetlen tervezet halmaza maradt ránk.

A befejezetlenség, Marx egész irodalmi munkásságának hűséges társa és elmaradhatatlan átka, természetesen már korai munkáiban is felfedezhető. A Marx-Engels-Jahrbuch új sorozatának első száma (Karl Marx – Friedrich Engels – Joseph Wydemeyer: Die deutsche Ideologie. Akademie Verlag, Berlin, 2004), melyet teljes egészében A német ideológiának szenteltek, kétségbevonhatatlanul bizonyítja ezt. Ez a mű, mely előrevetíti a MEGA2 I/5. kötetének megjelenését, ami 2008-ban várható, s amelynek kézirata tartalmazza a joggal Moses Hessnek tulajdonítható részeket, a régebbi kiadványoktól eltérően abban a formában közli majd Marx és Engels szövegeit, ahogyan azokat szerzőik hátrahagyták, azaz nem tesz kísérletet a szövegek rekonstrukciójára. Az évkönyvben megjelent részek megegyeznek a “Feuerbach” és “Szent Bruno” című I. és II. fejezetekkel.

Az a hét kézirat, mely túlélte “az egerek rágcsálásának kritikáját”, önálló szövegekként, időrendi sorrendbe állítva kerülnek egy csoportba. A szöveg egyenetlen színvonala világosan kiolvasható ebből a kiadásból. Különösen igaz ez a Feuerbachról szóló fejezetre, mely távolról sem kész. Mégis, egészében véve ez a kötet jelentősen hozzájárul ahhoz, hogy megbízható alapokkal rendelkezzünk Marx gondolatrendszerének részletes feldolgozásához a további kutatásokat illetően. A német ideológia, melyet időnként Marx materialista koncepciójának kimerítő példájaként elemeznek, visszanyeri eredeti, töredékes jellegét.

Végül, ami a fiatal Marx munkásságát illeti, érdemes szót ejteni arról, hogy változatlan kiadásban újra megjelent a két szociáldemokrata tudós, Landshut és Mayer által szerkesztett, Marx korai műveit összegyűjtő kötet (Karl Marx: Die Frühschriften. Kröner, Stuttgart, 2004). Az eredeti kiadás 1932-ben látott napvilágot – az “első” MEGA-val egy időben -, s ez tette lehetővé, hogy ismertté váljon az addig még nem publikáltGazdasági-filozófiai kéziratok és A német ideológia, bár a tartalomban és a szöveg különböző részeinek elrendezésében számos hiba van, az eredeti verziót pedig sok helyen rosszul betűzték ki.

Számos oka volt annak, hogy Marx műveit sokáig mély és meg-megújuló értetlenség övezte, például a marxi kritikai elmélet rendszerezésére tett kísérlet – ami műveinek lényegileg befejezetlen és nem rendszeres jellegét akarta megváltoztatni -; hogy az elméletének népszerűsítésére tett kísérletek konceptuálisan elszegényítették a gondolatait; hogy írásait meghamisították és cenzúrázták, mi több, hogy ezzel egyidejűleg politikai célokra használták. A helyzet mára gyökeresen megváltozott: most elméletének csonkasága ad egyfajta egyetemleges bájt életművének, s ennek nem állhatnak már útjában azok az értelmezések, melyek korábban olyan mértékben meghamisították az életművet, hogy az nyilvánvalóan önmaga tagadásává lett.

Ebből a csonkaságból születik újjá egy problematikus és sokarcú elmélet és olyan horizont, amely távlatainak feltérképezéséhez a Marx-Forschung még számtalan ösvényt, utat kínál.

Fordította: Baráth Katalin

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Vicenzo Moretti, Rassegna Sindacale

Vincenzo Moretti, review of Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia, Rassegna Sindacale, 2006.

Si può ritenere Karl Marx “un autore misconosciuto, vittima di una profonda e reiterata incomprensione”? A leggere l’introduzione di Marcello Musto, curatore di questo interessante, rigoroso, sorprendente, volume, sì.

A suo avviso Marx è stato tale “nel periodo durante il quale il marxismo era politicamente e culturalmente egemone, tale rimane ancora oggi”, e le cause principali di tale paradosso sono “il tortuoso processo della diffusione degli scritti di Marx e l’assenza di una loro edizione integrale, insieme con la primaria incompiutezza, il lavoro scellerato degli epigoni, le letture tendenziose e le più numerose non letture”.

La questione è di quelle destinate a lasciare il segno. Nella storia e nel futuro del pensiero socialista. Nella conoscenza di questo straordinario filosofo, economista, storico, saggista, editorialista. Nella testa e nel cuore di chi legge il libro.

Non si può negare un certo sconcerto di fronte ad affermazioni, convincimenti, demarcazioni, del giovane e bravissimo curatore, che in maniera tanto netta evidenzia gli abusi e i sorpresi perpetrati ai danni del grande vecchio di Treviri; quando si vede minacciato l’impegno e la passione con il quale ci si è misurati con il suo pensiero; quando ci si ritrova a pensare che tutti quei libri così gelosamente custoditi, salvati dal riflusso, dal reaganismo, dal craxismo, dal berlusconismo, dalla critica roditrice dei figli (che sa essere più feroce di quella dei topi), sono in buona sostanza dei falsi.

Eppure mano a mano che si procede nella lettura, lo sconcerto lascia il posto alla scoperta, alla voglia di ricominciare, alla speranza che quello che anche i più ottimisti hanno ritenuto un pensiero straordinariamente nobile ma altrettanto datato e male applicato, possa tornare a essere attuale, a essere utile per l’oggi e per il domani.

Sta qui a nostro avviso il valore straordinario di questo volume, che si articola in quattro sezioni che raccolgono i saggi presentati nel corso di una conferenza internazionale svoltasi a Napoli nella primavera del 2004.

La prima sezione, per chi scrive quella più appassionante, è dedicata alla nuova edizione storico – critica della Marx Engels Gesamtausgabe (MEGA2, 114 i volumi previsti, quasi la metà quelli già pronti, diretta dalla Internazionale Marx – Engels – Stiftung, pubblicata dalla Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften), con interventi e saggi, tra gli altri, di Manfred Neuhaus, Gerald Hubmann, Izumi Omura.

La seconda sezione si sviluppa intorno al pensiero del Marx giovane, dalla dissertazione di laurea alla critica della politica, e propone tra gli altri interventi di Giuseppe Cacciatore, Marcello Musto, Stathis Kouvélakis.

La terza sezione analizza quella che molti hanno considerato l’opera più importante di Marx, Il Capitale, con interventi tra gli altri di Roberto Finelli, Geert Reuten, Christopher J. Arthur.

La quarta sezione propone infine le ragioni e i caratteri dell’attualità del pensiero marxiano, e presenta tra gli altri contributi di André Tosel, Domenico Losurdo, Alex Callinicos.

La lettura, per quanto impegnativa, risulta sempre non solo interessante ma anche scorrevole e ricca di sorprese. Sapete ad esempio che attraverso la banca dati elettronica dell’Università Tohoku, è possibile visionare le prime edizioni di alcune delle più importanti opere di Marx con note e dediche scritte a mano dall’autore? O che Marx e Engels sono stati per lungo tempo editorialisti del New York Tribune, al tempo il più importante quotidiano del mondo?

Sulle tracce di un fantasma è insomma un libro da non perdere, soprattutto per chi ritiene che la possibilità di “un nuovo accesso post-ideologico all’opera e al pensiero di Marx”, e dunque di una sua nuova modernità e attualità, possa mostrarsi ancora oggi una prospettiva utile, realistica, credibile, concreta nelle quotidiane fatiche per la conquista di un mondo almeno un po’ più eguale e meno ingiusto.