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Un fantasma que hace ruido y da de qué hablar: Marcello Musto en Quito

“¿Quién era Marx? Marx era un estudiante exactamente como vosotros, ni más ni menos, un estudiante de Quito de 2012”. Con estas palabras, Marcello Musto inició su conferencia el pasado martes 07 de junio en el auditorio Pedro Jorge Vera de la Facultad de Comunicación Social (Facso).

Al evento, organizado por el Instituto de Investigación y Posgrados (ISICS) y Dax Toscano, docente de la materia Teoría Social y Política de la Facultad (coordinador del evento), asistieron alrededor de 500 personas, entre estudiantes, docentes, trabajadores y autoridades.

Fernando López, decano de la Facultad, realizó la apertura del evento: “Marx, un fantasma que hace ruido y da de qué hablar”, dijo.

Musto compartió detalles invisibilizados de la vida del pensador del siglo XVIII. Durante 90 minutos, los asistentes pudieron acercarse a Marx y sus travesías, sus limitaciones, su contexto histórico, su producción intelectual. En su obra “Tras las huellas de un fantasma: la actualidad de Karl Marx”, publicado por la Editorial Siglo XXI, se recoge toda esta información.

“Contra la ofensiva posmoderna de derecha”

“El profesor Musto ha tenido una gran atención con nosotros, al venir a dar una charla en nuestra Facultad en una gira que está realizando por primera vez por América del Sur. En su recorrido no solamente va a exponer las ideas de Marx, sino también, conocer nuestra realidad. Para él es importante conocer los pueblos de Latinoamérica y así realizar una explicación de nuestras realidades concretas”, indicó Toscano.

“En la facultad hemos tratado de mantener, aún en los momentos más duros de la ofensiva posmoderna de derecha, espacios para el pensamiento crítico”, manifestó López.

A criterio de Marco Villarroel, docente de la Facultad, es un hecho interesante que temas considerados “peligrosos” o “tabú” sean retomados en las aulas universitarias y resaltó lo positivo de la realización de este evento, pues permite un rejuvenecimiento del pensamiento.

Toscano agregó que lo fundamental es que se socialicen las ideas de las distintas personas que ven al mundo con una visión diferente a la oficial, “lo importante es que eso llegue a la conciencia de la gente, sobre todo a la conciencia de los y las estudiantes”.

“Me gustó ver el otro rostro de Marx, pues el expositor nos dejó a nosotros elegir si adoptamos la teoría marxista o no. El problema con mis compañeros y yo, es que conocemos solo partes de las obras de algunos autores y con Marx ciertos profesores nos dicen hasta las páginas específicas que debemos leer, entonces resulta poco serio realizar estudios universitarios así”, dijo Carolina Cuenca, estudiante de cuarto semestre.

Ana Ayala, estudiante de quinto semestre de la Facso, expresó que “lo que Marx quiso hacer es entender el capitalismo para combatirlo. Muchos de los catedráticos se empeñan en ser solo pensadores sin tener un accionar. Es importante retomar Marx porque la cátedra y el sistema nos quieren quitar las materias de Teoría Crítica, fundamental para los comunicadores”.

Las dos estudiantes de la Facso concordaron en que los alumnos(as) tienen la responsabilidad de auto-educarse. “Si queremos cambiar debemos comprometernos en desarrollar estudios más elevados y serios en nuestro país, tener la convicción que un país distinto es posible”.

Conferencia: Los nuevos rostros de Karl Marx

A continuación, un extracto de la conferencia dictada por Marcello Musto : “Me siento en mi casa, me siento en una universidad viva, una simbiosis con las personas que estudian y trabajan aquí. ¿Quién era Marx? Los estudiantes siempre se han imaginado a Marx como una estatua, grande, duro, con barba y puede ser que lo consideren como una divinidad, un pensador muy grande y complicado, lo que intentaré es presentar un rostro humano de Marx”.

“Hoy vivimos una situación de paradoja, existen intelectuales que hablan de la posibilidad del fin del mundo y no de la posibilidad del fin del capitalismo, un sistema dramático que nos ha llevado a la crisis. Crisis que no es un incidente, sino un momento estructural y cíclico del capitalismo, porque el capital tiene que destruir las condiciones sociales que los trabajadores han ganado para empezar nuevamente una explotación más grande”.

“Marx es un autor que debe ser leído nuevamente y con muchas atenciones. Muchos estudiosos han dicho que él no ha hecho nada en sus últimos años de vida porque no ha publicado, pero no significa que no ha hecho. Marx no publicó porque quería estar seguro de lo que escribía, quería seguir estudiando. Recordemos que Marx era un ser humano y nosotros debemos completar las cosas que ha hecho”.

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La Actualidad de Karl Marx

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La seconda vita di Karl Marx

Se la perpetua giovinezza di un autore sta nella sua capacità di riuscire a stimolare sempre nuove idee, si può allora affermare che Karl Marx possiede, senz’altro, questa virtù.

Nonostante, dopo la caduta del Muro di Berlino, conservatori e progressisti, liberali ed ex-comunisti, ne avessero decretato, quasi all’unanimità, la definitiva scomparsa, con una velocità per molti versi sorprendente, le sue teorie sono ritornate di grande attualità. Di fronte alla recente crisi economica e alle profonde contraddizioni che dilaniano la società capitalistica, si è ripreso a interrogare il pensatore frettolosamente messo da parte dopo il 1989 e, negli ultimi anni, centinaia di quotidiani, periodici, emittenti televisive e radiofoniche, di tutto il mondo, hanno celebrato le analisi contenute ne Il capitale.

Nuovi sentieri per la ricerca

Questa riscoperta è accompagnata, sul fronte accademico, dal proseguimento della nuova edizione storico-critica delle opere complete di Marx ed Engels, la MEGA². In essa, le numerose opere incompiute di Marx sono state ripubblicate rispettando lo stato originario dei manoscritti e non, come avvenuto in precedenza, sulla base degli interventi redazionali cui essi furono sottoposti.

Grazie a questa importante novità e tramite la stampa dei quaderni di appunti di Marx (precedentemente quasi del tutto sconosciuti), emerge un pensatore per molti versi differente da quello rappresentato da tanti avversari e presunti seguaci. Alla statua dal profilo granitico che, nelle piazze di Mosca e Pechino, indicava il sol dell’avvenire con certezza dogmatica, si sostituisce l’immagine di un autore fortemente autocritico che, nel corso della sua esistenza, lasciò incompleta una parte significativa delle opere che si era proposto di scrivere, perché sentì l’esigenza di dedicare le sue energie in studi ulteriori che verificassero la validità delle proprie tesi.

Diverse interpretazioni consolidate dell’opera di Marx vengono, così, rimesse in discussione. Le cento pagine iniziali de L’ideologia tedesca (testo molto dibattuto nel Novecento e da tutti considerato pressoché terminato) sono state pubblicate, per la prima volta, in ordine cronologico e nella veste originaria di sette frammenti separati. Si è scoperto che essi erano, in realtà, degli scarti delle sezioni, del libro in cantiere, dedicate agli esponenti della Sinistra hegeliana Bauer e Stirner. La prima edizione del testo, stampata a Mosca nel 1932, ma anche le numerose e successive versioni, che non ne variarono di molto la sostanza, crearono, invece, l’errata impressione che il cosiddetto “capitolo su Feuerbach” rappresentasse la parte principale del libro scritto da un Giano bifronte (Marx ed Engels), nel quale – secondo gli studiosi sovietici – erano state esposte esaustivamente le leggi del materialismo storico (espressione, per altro, mai utilizzata da Marx), o – secondo il marxista francese Althusser – era stata partorita niente meno che “una rottura epistemologica senza equivoci, chiaramente presente nell’opera di Marx”.

Ulteriore motivo di interesse di questa edizione è l’avanzamento nella distinzione tra la concezioni di Marx e quella di Engels. Passaggi precedentemente ritenuti del tutto unitari vengono letti in modo differente. La frase considerata da diversi autori come una delle principali descrizioni della, irrealizzabile, società post-capitalistica secondo Marx (“la società comunista […] regola la produzione in generale e […] mi rende possibile il fare oggi questa cosa, domani quell’altra; la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare”), va completamente riconsiderata, poiché, in realtà, si è compreso che si tratta di una frase del solo Engels (ancora influenzato dalle idee degli utopisti francesi), del tutto respinta da Marx.

I tomi della MEGA² hanno prodotto risultati di rilievo anche rispetto al magnum opus marxiano. Nel corso dell’ultimo decennio sono stati pubblicati ben 4 volumi, contenenti tutti i manoscritti mancanti dei Libri Secondo e Terzo de Il capitale – lasciati, com’è noto, incompleti da Marx. La stampa di questi testi consente di ricostruire l’intero processo di selezione, correzione e composizione svolto da Engels (diverse migliaia gli interventi – cifra inimmaginabile fino a pochi anni fa), nel lungo arco di tempo compreso tra il 1885 e il 1894. Oggi si può, dunque, valutare dove egli apportò consistenti modifiche e dove, invece, rispettò più fedelmente i manoscritti di Marx che pure, occorre ribadirlo con chiarezza, non rappresentavano affatto l’approdo finale della sua ricerca e non possono essere considerati come i lavori finali di una teoria economica sistematica e conclusa (inclusa la celebre “legge sulla caduta tendenziale del saggio di profitto”).

Non solo un classico

Credere di poter relegare Marx alla funzione di classico imbalsamato, al campo degli specialismi dell’accademia, costituirebbe, però, un errore altrettanto grande di quello commesso da coloro che lo trasformarono nella fonte dottrinaria del “socialismo reale”.

Le sue analisi sono più attuali che mai. Quando Marx scrisse Il capitale, il modo di produzione capitalistico era ancora in una fase iniziale del proprio sviluppo. Oggi, in seguito al crollo dell’Unione Sovietica e alla sua espansione geografica in nuove aree del pianeta (in primis la Cina), esso è divenuto un sistema compiutamente globale – che invade e condiziona tutti gli aspetti (non solo quelli economici) della vita degli esseri umani – e le riflessioni di Marx si rivelano più feconde di quanto non lo fossero al suo tempo.

Dopo vent’anni di lodi incondizionate alla società di mercato, pensieri deboli subalterni e vacuità post-moderne, poter ritornare a guardare l’orizzonte sulle spalle di un gigante come Marx è una notizia positiva per tutti quelli che sono impegnati nella ricerca, politica e teorica, di un’alternativa democratica al capitalismo.

Scheda 1: La MEGA²

La nuova edizione tedesca (Marx-Engels Gesamtausgabe) si articola in quattro sezioni: la prima comprende le opere e gli articoli; la seconda Il capitale e tutti i suoi manoscritti preparatori; la terza l’epistolario; e la quarta i quaderni di estratti. Dei 114 volumi previsti, ad oggi ne sono stati pubblicati 58 (18 dalla ripresa avvenuta nel 1998), ognuno dei quali comprende un amplio apparato critico.

La traduzione italiana (Marx Engels Opere – Editori Riuniti), iniziata nel 1972 e basata sull’edizione tedesca del 1956-68, venne interrotta nel 1990, quando erano stati dati alle stampe solo 32 dei 50 volumi programmati. Di recente le case editrici Edizioni Lotta Comunista e La Città del Sole hanno pubblicato alcuni dei 18 tomi rimanenti.

Scheda 2: Marx oggi nel mondo

Dopo 20 anni di silenzio, si ritorna a scrivere e parlare di Marx in molti paesi. Nel mondo anglosassone sono tornati di moda riviste, convegni e corsi universitari a lui dedicati. In Germania Il capitale è divenuto nuovamente un best seller, mentre in Giappone ha riscosso grande successo la sua versione manga. In Cina è in corso di stampa una nuova mastodontica traduzione (dal tedesco e non – come avvenuto in passato – dal russo) delle sue opere complete e vengono ora pubblicati anche i principali lavori dei “marxisti occidentali”. In America latina, infine, una nuova domanda di Marx è ripresa anche dal versante politico.

Scheda 3: In libreria

Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica, Manifestolibri 2012 (60 € – 631 pp.)

Inventare l’ignoto. Testi e corrispondenze sulla Comune a Parigi, Alegre 2011 (22 € – 300 pp.)

L’alienazione, Donzelli 2010 (7 € – 128 pp.)

Introduzione alla critica dell’economia politica, Quodlibet 2010 (12 € – 136 pp.)

Il capitalismo e la crisi, Derive e Approdi 2009 (15 € – 176 pp.)

Quaderni antropologici, Unicopli 2009 (15 € – 314 pp.)

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Reviews

Michael Maidan, Marx and Philosophy. Review of Books

This collection of essays marking the one hundred and fiftieth anniversary of the composition by Marx of the Grundrisse comprises 32 essays and a Foreword by Eric Hobsbawn.

Part I (Critical Interpretations) contains eight interpretative essays on different aspects of the Grundrisse. Part II looks at the history of the composition of the Grundrisse. Finally, part III reviews the history of the publication, translation and international reception of Marx’s 1857-8 notebooks.

In Part I, chapter one, Marcello Musto provides a balanced account of Marx’s 1857 ‘Introduction’. Musto remarks that in no other work does Marx discuss his ideas about method in such an open way, making these pages ‘extraordinarily important’ (26). But Musto emphasizes the tentative nature of the ‘Introduction’, intended more for personal clarification than as a treatise on methodology.

The second chapter, by Bischoff and Lieber, reviews Marx’s understanding of the relationship between money and capital in the Grundrisse. The authors claim that in the Grundrisse Marx develops the concepts that would allow him to ‘arrive at a notion of bourgeois society as a totality’ (33). And that the fact that the Grundrisse is a ‘rough draft’ is what ‘makes it easier to grasp the interconnectedness of the whole’ (33).

In chapter three, Terrell Carver writes about the concept of alienation in the Grundrisse. Carver proposes a broad understanding of alienation, which includes, among other things, also what Marx describes as ‘division of labor’ and as fetishism. This allows Carver to sidestep the traditional identification of alienation with a philosophically and anthropologically laden vocabulary. Carver’s position is that ‘the vocabulary of alienation suited Marx’s overall argument concerning the relation between labor and capital … as it developed in manuscript and published form, from early 1840s onwards’ (60). While there are terminological differences between the Economic and Philosophical Manuscripts and Capital, such differences are due to context, to the intended public, etc., not to substance. He states that the sections of the Grundrisse that have a general reference to the problem of alienation — whether or not they use the words we come to identify with alienation — are ‘more complex and more referential to the theory of political economy, to the history of production processes and to contemporary social conditions’ (61). But, we must note, Carver is able to reach this conclusion by making alienation and related concepts important but not central to Marx’s thought.

Enrique Dussel writes in chapter four about Marx’s discovery of ‘surplus value’. Marx had already an intuition of this concept in the Manuscripts of 1844, and the notion appears in the Notes on Ricardo (1851 but published together with the Grundrisse), but it is only in the Grundrisse, in later writings and finally in Capital, that Marx develops ‘surplus value’ in all its nuances (68). He notes Marx’s comments on the `civilizing influence’ of capital but adds that this influence is not exercised in the service of humanity but for the increase in value of capital itself (72). Dussel also finds support for the ‘theory of dependence’ in Marx’s comments on how a difference in surplus value before the increase of productive forces affects the production of new surplus value (73, quoting Grundrisse, trans. Nicolaus, 340).

Ellen Meiksins Wood contributes an essay on the ‘Forms that Precede Capitalist Production’ section of the Grundrisse. She agrees with Marx’s project to study the various ways in which the division of labor disrupts the primitive unity between workers and the conditions of their labor and subsistence, but questions the validity of Marx’s typology of pre-capitalist social formations: the Oriental or Asiatic, the Ancient or Classical (Greek and Roman), and a Feudal form which derives from a Germanic path out of the primitive community. Wood summarizes the objections made to Marx’s Oriental form (80-1) which, in her view, is far more accurate than the other two. Indeed we know of societies which resemble Marx’s description of the Oriental form, and possibly they were the rule rather than the exception in ancient civilization (81). But, there is no evidence for Marx’s claim of a direct transition from a ‘primitive’ to an ‘ancient form’ (the Greek city-state with its class conflict). She also finds problems with the Germanic type, important for Marx’s theory because of its relationship with Feudalism and hence with the origins of Capitalism. In Capital, she notes, Marx offers a different kind of explanation for the origins of Capitalism, one in which not the interstices of the old feudal world but its internal dynamics play the central role (85).

John Bellamy Foster proposes an ecological reading of the Grundrisse. Based on recent research, he claims that ‘an ecological-materialistic critique was embedded in all of Marx’s work’ (95). He summarizes Marx’s views on the relationship between man and nature, nature as man’s inorganic body, and other well known positions of Marx. But the main crux of the argument lies in the question whether Marx believes, as some ecologists seem to think, that there are natural limits to growth. He engages with Marx’s criticism of Malthus in the last section of his essay, stating that Marx believed that overpopulation was relative to different modes of social production. Malthus treats the barriers that checked the growth of plants and animals as absolute, a position that Marx rejects. So it would seem that while Marx rejected a metaphysical ecologism, he supported the romantic and philosophical aspiration of ‘a genuine community with the earth’ (105).

In Chapter seven Iring Fetscher revisits Marx’s vision of a communist society. He shows that beyond the shortening of the work day, and the replacement of repetitive activity by machinery, in the Grundrisse Marx evokes an ideal of ‘universally developed individuals’ and hence, a radical transformation of man’s activity.

In the eighth and last chapter of this part, Moishe Postone proposes to use the Grundrisse as an hermeneutic and critical tool to engage with Capital and with the future of critical social thought. Postone deals with issues that have been already presented in many of the previous essays, and his paper can therefore be seen as a summation as well as an original take on the issues raised by Bischoff and Lieber, Dussel, Foster and Fetscher.

Postone introduces his position with three claims: (i) critical social theory has not kept up with the socio-economic developments of the last three decades; (ii) post-modernism has not been able to fill in the void left by the demise of Marxism; (iii) a return to traditional Marxist theory is neither possible nor desirable, among other reasons, because of Marxism’s inability to offer a convincing theory of the nature of what Postone calls ‘communist regimes of accumulation’. Traditional Marxism claims that class societies are characterized by the conflict between transhistorical labor and particularistic and fragmenting social relations that prevent the full realization of labor’s potential. Postone believes that Marx had a very different understanding of the nature of labor and its role in capitalism. In the Grundrisse, Marx makes it clear that overcoming capitalism involves the abolition of ‘value as a social form of wealth’ (125). Marx’s theory should be understood as a critique of labor in capitalism rather than a critique of capitalism from the standpoint of labor (128). For Postone that means that human activity in capitalism has a form that is peculiar to this society, and which is totally different from what may be seen from afar as fulfilling a similar function in earlier societies. The mediating activity of labor in capitalism is not intrinsic to labor (131). Postone claims that these insights, taken from different sections in the Grundrisse, including sections in which Marx addresses the question of automation and the potential for machines to replace human labor, not only enable a richer reading of Capital, but they can also help rebuild a critical theory of society. And he concludes: ‘Marx’s analysis thus implies a notion of overcoming capitalism that neither uncritically affirms industrial production … nor romantically rejects technological progress per se … his theory points to the possibility that what was historically constituted in alienated form could be appropriated and, thereby, fundamentally transformed.’ (134)

Part II looks at Marx the author and his circumstances when working on the Grundrisse. Musto depicts the dire economic conditions of Marx and his family. Krätke contributed two short essays, one on Marx as a economic analyst during the 1850s, and a second one which draws heavily on still unpublished notes on the economic crisis taken by Marx during the period he was working on the Grundrisse. This is material soon to be published in section iv, vol. 14 of the MEGA2 edition and which can throw new light on the composition of the first chapters of the Grundrisse.

Part III contains a broad study of the reception of the Grundrisse in a number of European and non-European languages, and in different regions and countries. Of particular interest are the chapters on the publication and early reception in German and in Russian; this last because the transcription of the manuscripts was made in Russia, and the initial diffusion of the Grundrisse was first reluctantly encouraged and then de-emphasized by Soviet authorities. Regarding the translations to other languages and the interest in the Grundrisse, a quick look at the stories in the different chapters of this section reveals that the Grundrisse first received systematic attention in the post-1968 period, even though it was already available in German in 1939-41 and then in a more accessible edition from 1953. It is in the aftermath of the student revolt that the few book length essays based on the Grundrisse (by Rosdolsky, Negri, Postone, Dussel, and a few others) were published.

It may be more than just a coincidence for this book to be published when a new economic crisis, one of unprecedented virulence and still unknown consequences, was insinuating itself in the US and in Europe. This crisis, like the one that motivated Marx’s work on the Grundrisse, came after a period of relative political de-mobilization and profound crisis in the Left. What should we learn from the Grundrisse in this context? This is not a question that this volume sets out to answer, but hopefully these essays will help those who would again attempt to draw on the lessons of the Grundrisse for the construction of a critical understanding of our times.

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Los Nuevos Rostros de Karl Marx

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Revoluciones latinoamericanas atrapan las miradas del mundo

Quito (Pichincha). – No estaba muerto. Karl Marx se levantó en la Facultad de Comunicación Social (FACSO) de Quito durante la conferencia que compartió el filósofo napolitano, Marcello Musto, quien destacó que categorías de análisis y los conceptos marxistas son pertinentes para comprender la realidad de Europa, América Latina y Asia.

Además, el italiano presentó un apetitoso libro “Tras las huellas de un fantasma”. Editado por siglo XXI y, con artículos de una decena de autores, el texto promete demostrar que el pensamiento de Marx es más pertinente hoy que en su época. “En el tiempo de Marx, Inglaterra era el país más capitalista, hoy el mundo está capitalizado”, afirmó sin reparos.

Luego, Musto advirtió una traslación del marxismo hacia una Latinoamérica, en donde surge una ola de revoluciones ciudadanas que atrapa las miradas del mundo. “En las últimas elecciones el candidato francés del frente de la izquierda recogió elementos de la Revolución Ciudadana que se emprende en Ecuador”, dijo.

Otro aporte que brindó fue la posibilidad de aunar el marxismo con la cultura andina. En los últimos años se ha demostrado que “el marxismo, el comunismo y la teoría más clásica del movimiento obrero pueden juntarse con la realidad andina”.

Se refirió a Evo, Chávez, Correa como “líderes políticos con una personalidad muy fuerte”. También, los calificó como “figuras carismáticas” de una izquierda latinoamericana impulsadora de “un proceso con cambios radicales” que no se contamina del “progresismo conservador”.

Esto se ha logrado, según su ponencia, por “la capacidad de movilización de los líderes y la participación social”. El filósofo levantó las cejas cuando dijo que los dirigentes de los procesos revolucionarios han logrado “mirar con sus ojos y escuchar las demandas que llegan de la calle”.

Admitió que está seducido por conocer más de cerca las transformaciones en la realidad de los pueblos andinos. Esos que han mostrado, en su opinión, “un proyecto de democracia radical que pasa por las comunidades, los trabajadores, las mujeres y los jóvenes”.

Para aseverar esto invita a mirar las constituciones aprobadas en Ecuador, Venezuela y Bolivia. “Son constituciones muy avanzadas”, añadió antes de reconocer que “son una contribución muy significativas de Latinoamérica para toda la izquierda mundial”.

Finalmente, Musto alzó la voz para identificar que el marxismo necesita pensar los nuevos conflictos y escenarios que proponen los gobiernos que llevan adelante las revoluciones ciudadanas en el siglo XXI. Así, dejó claro que “la cosa más importante es la conciencia de clase, la conciencia de lo injusto”.

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卡尔·马克思

过去的几年间,国际学者再次出现对卡尔·马克思这一被误解的 作者的兴趣。他的思想虽然显得老派,然而,对理解人们当前时刻仍然 是不可缺少的,实际上,它最终也回到了知识空间之中。在终于摆脱了 它过去曾承担的作为统治工具(instumentum regni)的可恶功能后,他的著作正成为新的兴趣的焦点。
对马克思著作重新感兴趣的最有意义例证是《马克思恩格斯全 集》(MEGA)的出版,该项工作在苏联解体后曾中断了多年,已于 1998年重新开始,并重新组织了正在进行中的马克思著作的编辑工 作,MEGA 的总部也转到柏林一勃兰登堡科学院。最近,出版 50 卷这 一重要目标已经实现一其中 114 卷中的 10 卷是1998年后完成 的一每一卷由二册构成,即文本和评注。

在新的历史考订版中,许多新的语文学研究的见解都突出马克思著作的一个特殊特征:未完成性。马克思留下的手稿比他生前出版的 著作要多得多。这一情况也适合《资本论》,它的全部版本,包括从所 有1857年开始的预备性著作,2009年将在 MEGA 的第二部分中刊出。

在马克思逝世后,恩格斯是第一个着手于这一挑战事业的人一 在材料分散、马克思语言的奇特以及他的书写难以辨认的情况下一出版他朋友分散的遗著。这一系列困难在《资本论》第三卷中尤为明 显,该卷是马克思唯一未能赋予其确定的形式,甚至是大致的形式的 一卷。1885-1894 年间,恩格斯在高强度的编辑上付出的努力,终于 使非常粗糙的文本——主要由“处于萌芽状态(in statu nascendi)的思 想的记录”、原始笔记构成——变成一个系统经济理论的有机文本。 这中间出现诸多理解的错误,其实并不令人奇怪。就这方面说,更有意思的是前面一卷, 它包含马克思最后的六部手稿,时间是从1871年到1882年,都是为了《资本论》第三卷而写的。这些手稿中最重要的是1875年的数量庞大的剩余价值和利润率的数学处理(Mehrwertrate und Profitrate mathematisch behandelt)的手稿,以及恩格斯尽其编辑能 力所加上的文本。这些特殊的手稿以无可质疑的精确性描绘了这些著作在问世前经历的历程——现在之前很大程度上都只是猜测一它们 使我们能评估恩格斯所承担的编辑工作的优劣。这本书值得额外肯定的价值是, 其中的 45 卷和51卷的文本是第一次出版的。

对第一部分来说,MEGA 的语文学研究已经取得重要的成果,它 包括马克思、恩格斯的出版物、文章和手稿(文本将以原语言呈现两个人写的文本)。二卷近期已经出版。其中的第一卷包括二百篇文章 和草稿, 是两位作者在1855年 《纽约论坛报》(New York Tribune)和 布勒斯劳的《新奥得报》(Neue Oder-Zeitung)所写的文章。各种补充研 究使得有可能加上另外21 篇文章(这些文章曾由于在重要的《美国时 报》(American Daily)上匿名发表而未算在他们的头上),并因之成为他 们论欧洲政治和外交、论国际经济危机和克里米亚战争的最重要著作。 第二卷呈现了恩格斯晚期的一些著作。这一卷包含着计划和笔记, 包括《历史中暴力的作用》(Die Rolle der Gewalt in der Geschichte)的手 稿,但没有伯恩斯坦的评论,他曾是这部手稿的第一位编辑;给工人运 动组织的演说;以及一系列著作和文章的重印而写的前言;在后一部 分中特别令人感兴趣的是《两个世纪的俄国外交政治史》(Die auswartige Politik des russischen Zarentums),该文刊载于《新时代报》 (Die Neue Zeit),1934年曾被斯大林所禁止,其中考茨基所写的《法学 家社会主义》中的各部分的作者也第一次被确认。

在新的历史考订版中,第三部分也有一些有趣的进展,它由通信构 成。近年出版的一卷主题是马克思在国际工人协会中的政治活动,这 一协会 1864年9月29日创立于伦敦。书信记录了马克思在协会前五 年的活动,其中表明,他很快地起到了日益重要的作用,见证了他试图 把自己的公共信念—16年后再次看到他处在斗争的前沿——与科 学工作结合起来的尝试。其中中辩论的主题有:工会的作用。关于它的 重要性,马克思一度与拉萨尔以及他提出由普鲁士国家来支助合作社 的建议进行斗争时强调过:“工人阶级或者是革命的,或者无足轻重”; 反对欧文主义者威斯顿(the Owenist Weston)的争论,由此产生的讲演 在他死后于1889 年收入在《价值、价格和利润》之中;对美国内战的评论;恩格斯的小册子《普鲁士军事问题和德国工人党》。

其他的最近出版的书信中涉及到1857年经济衰退的背景。这次危机在1848年(革命——译者加)失败而陷入僵局之后,燃起了马克 思对革命运动重新出现的希望:“就像老田鼠一样危机一直在开掘着道路。”这一期待导致马克思重新致力于理智的生产,并迫使他“暴风雨到来前”(before the deluge)——这是他希望的,但最终并没有实现一去勾勒他的经济理论的轮廓。正是在这一时期,马克思在写他 的《大纲》的最后一批笔记本一从这一得天独厚的视点可以观察到作者思想观念的演进一并决定着手出版的著作,其中第一部分,《政治经济学批判》就是在1859年出版的。从他个人观点看,这一 阶段是以“极其恐怖的惨状”为标志的:“恐怕没有什么人,曾在如此缺 钱的情况下写作有关‘金钱’的著作了!”我们看到,虽然马克思身处逆境仍战斗不息,一心要完成其“经济学”:“我必须不惜任何代价走向自己的目标,不能让资产阶级社会把我变成制造金钱的机器。”然而,虽 然有意要完成第二步工作,马克思却未能实现,《资本论》第一卷等到 1867年才出版。他这一庞大计划余下的部分,虽然经常被赋予了系统 的特征,也只是部分地实现了,它们仍然是些废弃的手稿、临时的草稿和未完成的计划。作为马克思的整个文字生产的忠实伴侣和被诅咒的形式,这一未完成性也显著存在于他的早期著作中。新的系列的《马克思恩格斯年鉴》(Mark-Engels-Jahrbuch) 4第一期无可辩驳地证明了这一点,该期为德意志意识形态》的研究专刊。这部书——预计是MEGA的V5 卷, 预期 2008年出版一包含着大量应该归于莫泽斯·赫斯的手稿,与迄 今出版的著作不同,将包括那些被它们的作者马克思、恩格斯遗弃的、 不想再加工的文章。在该年鉴中,这些部分对应的是第一章“费尔巴 哈”和第二章“圣·布鲁诺”。七部幸免于“老鼠牙齿的批判”的手稿, 作为独立的文本收在一起,按年代秩序排列。从这个版本中很容易发 现文本的不均衡性,论费尔巴哈的那一章远没有完成。然而,在总体 上,这一卷仍然有助于为阐述马克思思想而进行的深入研究提供可靠 的基础。《德意志意识形态》曾经被认为是对马克思的唯物论的最详 尽阐释,现在被推回到它原初的片断的状态。

最后,就青年马克思而言,有必要指出,他的早期著作选的重新编 辑是由社会民主党学者朗兹胡特和迈尔做的。这个版本与 MEGA 第 一版同时出版于1932年,使直到那时还未出版的《1844年经济学哲学 手稿》和《德意志意识形态》得以传播,虽然它在内容和文本不同部分的编排上有一些错误,在原文的识别上做得也不好。

对马克思的深层而反复出现的不理解有许多理由,对他的批判理 论所尝试的系统化一鉴于他的理论的未完成和非系统的特征一件 随着大众化而来的概念的贫困化,他的著作受到的操纵和检查,被某种 政治目的而用作工具,但是,他的著作的未完成性却具有无尽的魅力,这种魅力不会因以前的曲解,甚至是对它的公开的否定而受损。

然而,从这种不完整性中会再现问题的丰富性与多态性的思想和 视域,它的空间可供马克思研究(Marx Forschung)以多种途径穿越。

 

汪行福译

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Antonino Infranca, Critica marxista

Ripensare Marx

Non c’è più alcun dubbio che l’attuale crisi del sistema capitalistico ha fatto tornare di grande attualità la “critica roditrice” del più radicale nemico del capitalismo, cioè Karl Marx.

Il ritorno di interesse, dopo la caduta dei regimi del socialismo reale, è adesso più libera e più oggettiva, perché la ricerca su Marx non è più legata alla obbligatoria difesa pregiudiziale e ad oltranza di quegli odiosi sistemi politici.

Anche in Italia l’interesse verso Marx è forte ed è coltivato da studiosi di grande merito. Uno di questi è Marcello Musto, che come tanti meritevoli ricercatori italiani è stato costretto ad emigrare, è infatti professore di Teoria Politica presso la York University di Toronto. Adesso ha raccolto parte dei suoi saggi sparsi tra riviste e volumi in un libro Ripensare Marx e i marxismi (Roma, Carocci, 2011, pp. 373) che anticipa una biografia intellettuale di Marx.

Come hanno sostenuto Lukács e Dussel, e come afferma lo stesso Musto «la ricerca su Marx present[a] ancora tanti sentieri inesplorati e che egli, diversamente da come è stato spesso affermato, non sia affatto un autore sul quale è stato già detto o scritto tutto» (p. 15), anche perché non tutto è stato pubblicato. Ci sono ancora centinaia di pagine di inediti, spesso censurate dal regime sovietico, che possono ancora riservare interessanti sorprese sia per gli studiosi di Marx, sia per i suoi critici. La nuova edizione della Marx Engels Gesamtausgabe, che è ancora lungi dall’essere terminata – sono apparsi 58 volumi dei 114 previsti – è uno degli argomenti del libro di Musto (cfr. pp. 189-224). Musto ricostruisce la storia delle pubblicazioni di Marx con rigore e precisione dettagliate, rendendola avvincente come una narrazione romanzata, rivelando doti di chiarezza stilistica non comuni in un filosofo.

Per motivi di spazio mi devo limitare a due soli argomenti dei tantissimi, e tutti interessanti, contenuti nel volume di Musto. Innanzitutto lo stile intellettuale di Marx appare chiaramente quello di uno studioso incapace di dare limiti definiti alla propria ricerca. Marx inseguiva continuamente la notizia più recente, la riflessione altrui più avanzata, senza essere capace di arrivare alla sintesi definitiva. A questa irrefrenabile ricerca si univa un perfezionismo dello stile, che Marx perseguiva come una chimera, nonostante fosse dotato di una chiarezza e brillantezza stilistica rara nella storia della filosofia. In pratica ha pubblicato pochissimo delle migliaia di pagine di appunti, riflessioni, teorie che era stato capace di raccogliere. Questo è motivo, insieme alla ponderosità dei suoi scritti, per cui la sua opera è ancora poco conosciuta, l’altro è la difformità delle sue riflessioni e previsioni rispetto a quanto aveva realizzato il regime sovietico, che ritenne più conveniente rallentare e, per qualche periodo, interrompere la pubblicazione delle sue opere inedite. Paradossalmente la caduta di quel regime e la crisi attuale ridanno slancio all’interesse verso Marx. Anche perché una delle caratteristiche del suo metodo di studio «aveva fornito a Marx strumenti utili non solo per cogliere le differenze tra i diversi modi in cui la produzione si era manifestata nel corso della storia, ma anche per scorgere nel presente le tendenze che lasciavano prefigurare lo sviluppo di un nuovo modo di produzione, contrastando, di conseguenza, coloro che avevano postulato l’insuperabilità storica del capitalismo» (p. 143). Se il metodo di Marx, quindi, permette di cogliere nelle sue analisi gli sviluppi futuri del modo di produzione capitalistico, oggi si riesce ad intravedere in quelle stesse analisi i caratteri tipici della crisi attuale. Per fare un rapido esempio, le analisi marxiane della finanza mondiale e della, allora incipiente, globalizzazione sono oggi confermate.

Il metodo di Marx di impadronirsi delle idee altrui riscrivendole, facendole proprie con la penna, trasferendole sempre sul piano concreto della storia, gli permetteva di cogliere la complessità dei fenomeni sociali e, allo stesso tempo, la semplicità della loro struttura logica, diciamo che andava dal fenomeno ultimo al principio dominante, presente in tutta la dinamica socio-economica. Per dirla con le parole di Musto: «L’astrazione doveva essere costantemente confrontata con le diverse realtà storiche, così da permettere di distinguere le determinazioni logiche generali dai rapporti storici concreti» (p. 142). Tale metodo è l’esatta inversione del metodo hegeliano, che possedendo una struttura logica, assumeva a questa tutti i rapporti storici concreti. In tal modo è mostrato quanto Marx abbia effettivamente rovesciato la dialettica hegeliana, dandole quel senso storico che in Hegel si intravedeva appena.

«Con l’utilizzo del concetto hegeliano di totalità, egli [Marx] aveva affinato un efficace strumento teorico – più solido dei limitati processi astrattivi utilizzati dagli economisti – in grado di mostrare, evidenziando l’azione reciproca operante tra le varie parti, che il concreto era un’unità differenziata di più determinazioni e relazioni e che la separazione delle quattro rubriche economiche, posta in essere dagli economisti, risultava tanto arbitraria quanto deleteria per comprendere i rapporti economici reali» (p. 129). In pratica era la filosofia a fornire a Marx maggiore comprensione della realtà economica rispetto agli stessi economisti. Questa conclusione di Musto permette di capire quanto occultante sia stata l’interpretazione del marxismo-leninismo sovietico che è stata imposta dalla morte di Lenin fino alla caduta del regime sovietico. Il danno consisteva nel fatto che «la teoria fu estromessa dalla funzione di guida dell’agire, divenendone, viceversa, giustificazione a posteriori» (p. 195). Non fosse solo per questo aspetto devastante e sclerotizzante che possiamo rallegrarci della caduta del regime sovietico, c’è anche la buona novella che dagli archivi sovietici sono usciti i manoscritti di quel Marx del XXI secolo che ci riserva ancora tante sorprese.