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Paolo Missiroli, Pandora. Rivista di teoria e politica

“Scritti sull’alienazione” di Karl Marx

Esattamente duecento anni or sono, in una non enorme casa nel centro di Treviri, una non grande città nell’allora non esteso Regno di Prussia, nasceva Karl Marx.

Non eccessivamente ricca la sua famiglia, non troppo noto il suo cognome, non incredibilmente colti i suoi genitori. Tutte le caratteristiche per descrivere l’inizio di una vita nella media, si direbbe. Invece, come tutti sanno ancora oggi, infinita sarebbe stata la sua fortuna. Di Marx appena ventiquattrenne si diceva: “Immaginati Rousseau, Voltaire, d’Holbach, Lessing, Heine e Hegel fusi in una sola persona. Ecco il dottor Marx.” Questo ragazzo di Treviri avrebbe ridisegnato i confini del mondo e dell’analisi di esso.

Ma forse, ancora più dell’Ottocento, è il Novecento il secolo di Marx. Dopo quel secolo (breve o lungo che sia stato), cosa possiamo farcene di Marx? Perché continuiamo a parlare di lui? Come è possibile che molti, leggendo le sue pagine oggi, rimangano ancora folgorati dalla realtà di cui parla, che essi percepiscono come la loro realtà, la nostra realtà? In fondo, spesso lo si sente dire, Marx è morto nel 1883. Tutto quello di cui parla non è forse (ammesso che fosse vero il suo dire) finito, terminato? Per andare avanti, non bisogna forse, dimenticare Marx?

È curioso come, al contrario di questi discorsi, lo spirito di Marx soffi più forte, oggi, nel 2018, che poco più di una decina di anni fa. Marx scorre potente nel pensiero contemporaneo, per alcuni non abbastanza, certo, ma ha di nuovo un peso. Chi non considera per nulla Marx parlando del mondo contemporaneo, oggi, non è impossibile venga criticato per questo. Forse, già il fatto che così tanti ancora oggi percepiscano l’esigenza di liquidare l’interezza della sua prestazione concettuale, è il sintomo di un permanere di Marx.

Non è possibile, qui, rispondere a tutte queste domande. Con quanto detto si può però provare a dare un prima contestualizzazione al fatto che, oggi, venga pubblicata una raccolta di scritti marxiani (peraltro in testi tutti già tradotti in italiano da molti decenni). È quello che ha fatto Marcello Musto, già noto in Italia e nel mondo per i suoi studi su Marx e sul marxismo. Scritti sull’alienazione. Per la critica della società capitalistica, può sembrare, a primissima vista, un libro utile solo per i testi di commento che Musto appone. Se però si leggono questi stessi testi, si capisce che non è così, e che riportare un percorso in Marx dal 1844 al 1875 (cioè dai Manoscritti economico filosofici al Terzo libro del Capitale) ha un significato intrinseco, legato alla comprensione del concetto di alienazione, uno dei più fortunati ma anche dei più discussi dell’opera marxiana.

Nello spazio di una recensione di un libro del genere, che ha l’ambizione di riportare i luoghi in cui direttamente Marx tratta del concetto, bisogna a questo punto fare una scelta. Come è noto, il pensiero di Marx è dibattutissimo e nel Novecento una vera e propria linea di demarcazione è stata tracciata tra i suoi interpreti intorno alla permanenza di questo concetto di alienazione nel pensiero di Marx, ed al suo statuto. La scelta che deve fare il recensore di un libro come quello curato da Musto è quindi questa: leggere il libro alla luce di tale dibattito, o provare a farne a meno? Non bisogna pensare di poter leggere Marx senza filtri. Si tratta di un autore troppo pregno della nostra storia per essere letto senza occhiali. Si tratta di scegliere quali adottare. Musto stesso sceglie di non discutere (se non per qualche riga) il tema dell’alienazione a partire dal dibattito interno al marxismo nel Novecento.

Conviene quindi seguire la sua pista, provando ad adottare le lenti del nostro presente e dei nostri problemi, più che quelle della discussione interna al marxismo. Sarebbe possibile seguire anche questa seconda pista: solo, non è quella che segue Musto. Forse anche in questo sta l’interesse del testo: cercare di comprendere il testo di Marx a partire da Marx, per dare gli strumenti adatti a pensare Marx oggi.

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La tecnica a Marx non faceva paura

Tra i numerosi scritti pubblicati in occasione del bicentenario marxiano, il volumetto Marx Eretico (il Mulino, 164 pp., € 13), di Carlo Galli, ha il pregio di separare le riflessioni del rivoluzionario comunista dal marxismo economicistico del Novecento.

Il testo è diviso in cinque capitoli – Spettri, Certezze, Scienza, Politica, Speranza –, ma l’obiettivo di Galli non è quello di indicare cosa abbia detto il “vero Marx” in proposito. Piuttosto, egli offre utili suggerimenti interpretativi in merito alle teorie più rilevanti – e, per molti versi, ancora indispensabili per comprendere il presente – dell’autore del Capitale. Tra queste vi è la capacità di aver inteso il carattere ambivalente del capitalismo e, dunque, la possibilità di adoperare le trasformazioni produttive da esso generate, una volta eliminata la logica di sfruttamento che le contraddistingue. La classe lavoratrice non deve temere la tecnologia, ma il suo uso capitalistico. Il dominio del capitale è assoluto, ma anche insostenibile.
La ricchezza dell’analisi di Marx si manifesta anche rispetto alla critica della politica, tanto più se paragonata alle teorie oggi ritornate in voga a sinistra. Diversamente da quanti si appellano all’indistinta sofferenza degli ultimi, o utilizzano il confuso concetto di “popolo” (incluso lo slogan “noi siamo il 99%”), Marx ritenne imprescindibile esaminare a fondo le contraddizioni di classe. La questione nazionale fu per lui rivoluzionaria solo quando fu anche questione sociale. Individuò nel proletariato il soggetto principale dell’emancipazione collettiva perché comprese la posizione centrale che aveva nel capitalismo del suo tempo.

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Alfonso Berardinelli, Avvenire

Un po’ di Marx aiuta a uscire dall’alienazione

Di fronte allo strapotere globalizzato della tecnologia capitalistica, che ipnotizza le società di massa e non affronta problemi macroscopici come la fame in Africa e la distruzione planetaria dell’ambiente, il problema di che cosa sia oggi “alienazione” torna, merita di tornare, in primo piano. Siamo come davanti e dentro una Grande Macchina economica e tecnica che funziona per automatismi di calcolo e ignora il destino del genere umano che, pur avendola prodotta, non riesce più né a conoscerla né a dominarla. La robotica e la finanza penetrano nelle nostre vite e ci chiedono, ci impongono di ubbidire per il nostro bene, anzi per la nostra comodità e felicità. A proposito di Grande Macchina, uno dei maggiori sociologi americani, Lewis Mumford, scrisse nel 1967 che «la minoranza dominante creerà una struttura uniforme, onnicomprensiva e superplanetaria in condizione di operare autonomamente. Anziché funzionare attivamente come personalità autonoma, l’essere umano diverrà un animale passivo, privo di scopi e condizionato dalla macchina […] a beneficio di organismi collettivi spersonalizzati». E più avanti: «se l’abilità tecnica bastasse da sola a identificare e a esprimere l’intelligenza, il genere umano sarebbe rimasto per molto tempo assai più indietro di tante altre specie» (Il mito della macchina, il Saggiatore, 2011). Oggi, dopo mezzo secolo, la “megamacchina” del capitalismo informatico, digitale, telematico, funziona tenendo in connessione ininterrotta e inarrestabile tutti e tutto nel tempo di lavoro e nel tempo libero, sequestrando le facoltà comunicative, emotive e cognitive di ognuno e modellandole secondo i suoi tempi, le sue forme, i suoi contenuti e i suoi scopi. Le tecnologie che crediamo ancora ingenuamente di dominare e di usare, ci usano e ci dominano. Questo è esattamente alienazione. L’editore Donzelli pubblica con tempestività l’antologia Scritti sull’alienazione di Karl Marx (pagine 160, euro 18,00) a cura di Marcello Musto, docente alla York University di Toronto. L’antologia spiega come non vadano distinti due Marx, quello umanistico giovanile e quello economico della maturità. Il marxismo che sembrò giustificare un secolo di mostruosi comunismi totalitari di Stato, andrebbe di nuovo usato come critica economico-filosofica, morale e sociale, del capitalismo informatico di oggi, che non sembra più avere nel mondo né alternative né avversari, se non in sparuti gruppi di ecologisti. Le tecnologie, le macchine, sono merci capitalistiche prodotte per “alienare” e asservire chi le produce e le usa. La loro distruttività sulla mente umana e sul pianeta non si fermerà finché non ne avremo piena coscienza.

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The Post 1989 Radical Left in Europe

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The Late Marx on non-Western Societies (Talk)

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MARX 200 (1818-2018): Central and Eastern European Perspectives

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Interviews

Marxille tulevaisuus ei ollut ennalta määrätty

Marxille sosialismi ei merkinnyt samaa kuin tuotantovoimien kehittyminen. Hänen muistiinpanonsa osoittavat, että hän pohti ekologisia kysymyksiä huomattavan paljon, tosin oman aikakautensa asettamissa rajoissa.

PL: Luentosi otsikko oli ‘Marx on the dialectical role of capitalism’. Mitä kapitalismin dialektinen rooli tai funktio tarkoittaa?

MM: Marx väitti, että uuden muodostumassa olevan yhteiskunnan elementit kypsyivät kapitalismissa, joka kehitti tuotannon materiaalisia edellytyksiä ja yhteiskunnallista työnjakoa[1]. Koko Marxin tuotannossa on läsnä usko siihen, että kapitalistisen tuotantomuodon laajentuminen on kommunistisen yhteiskunnan edellytys. Hänen mukaansa tuotantovoimien kehitys ja se, mitä kutsumme nykyään globalisaatioksi, olivat luomassa perustaa uudelle yhteiskunnalle.

Marx ymmärsi kuitenkin, että siinä missä pääomalla on tendenssi “luoda vapaata aikaa”, se “muuttaa tätä vapaata aikaa lisätyöksi”[2]. Hän vierasti vahvasti kapitalismin produktivismia, vaihtoarvon ensisijaisuutta ja lisäarvon tuottamisen pakkoa. Hän tarkasteli niiden sijaan tuottavuuden kasvua yksilöllisen toimintakyvyn ja valmiuksien kasvun kannalta. Marx katsoi, että kapitalistinen tuotanto tuotti yksilön vieraantumista itsestään ja toisista, mutta luokkataistelun olemassaolon ansiosta se tuotti samalla mahdollisuuden yksilön kykyjen ja suhteiden kaikinpuolisuuteen ja universaalisuuteen[3].

PL: Vaikka Marx ei halunnut laatia reseptejä tulevaisuuden ruokapöytiin, hän kirjoitti kuitenkin luentosi mukaan paljon sosialismista ja kommunistisesta yhteiskunnasta. Missä yhteyksissä Marx käsitteli aihetta?

MM: Marx pyrki kehittämään kattavan kapitalistisen tuotantomuodon kritiikin, jonka avulla proletariaatti pystyisi kumoamaan olemassa olevan yhteiskunnallisen ja taloudellisen järjestelmän. Toisin kuin Henri de Saint-Simonin ja Charles Fourierin seuraajat, Marx ei halunnut rakentaa uutta dogmaattista sosialismia. Tämän vuoksi hän ei laatinut muotoiluja, jotka viittaisivat kommunistisen yhteiskunnan universaaliin malliin. Tällainen malli olisi hänen mielestään teoreettisesti hyödytön ja poliittisesti haitallinen.

Toisin kuin useat kommentaattorit ovat virheellisesti väittäneet, Marx esitti kuitenkin useita huomioita kommunistisesta yhteiskunnasta. Marxin ajatukset sosialismista kehittyivät paljon taloustieteen ja monien muiden oppialojen intensiivisen tutkimuksen sekä etenkin Pariisin kommuunin kaltaisten historiallisten tapahtumien tarkastelun seurauksena.

Näitä ajatuksia sosialismista esiintyy kolmenlaisissa teksteissä. Ensinnäkin Marx kritisoi monissa teksteissään ajatuksia, joiden virheellisyyden hän näki vievän hänen aikansa sosialisteja mahdollisesti harhateille. Tähän kategoriaan kuuluvat Kommunistisen manifestin kappale “sosialistinen ja kommunistinen kirjallisuus”, Pierre-Joseph Proudhonin kritiikki Grundrissessä, varhaisen 1870-luvun anarkisteja kritisoivat tekstit ja Ferdinand Lassallen kritiikki Gothan ohjelman arvostelussa. Myös Marxin mittavasta kirjeenvaihdosta löytyvät kriittiset huomiot Proudhonista, Lassallesta sekä ensimmäisen internationaalin anarkistisesta siivestä lukeutuvat tähän joukkoon.

Toiseksi ovat ne Marxin militantit kirjoitukset ja tämän laatima poliittinen propaganda, jotka oli suunnattu työväenorganisaatioille. Näiden tekstien tarkoituksena oli tarjota kattava kuvaus siitä yhteiskunnasta, jonka puolesta organisaatiot taistelivat, ja sen rakentamiseen tarvittavista välineistä. Tähän ryhmään kuuluvat ensimmäiselle internationaalille (1864–72) laaditut päätökset, raportit ja puheenvuorot.

Kolmantena ja viimeisenä on kapitalismiin keskittyvät tekstit, joissa Marx kuvasi hajanaisemmin ja konkreettisemmin kommunistisen yhteiskunnan ominaisuuksia. Monista Pääoman kappaleista ja sen esitöistä, etenkin Grundrissesta, löytyy Marxin keskeisiä ideoita sosialismista. Näissä nimenomaan kriittiset havainnot olemassa olevan tuotantomuodon piirteistä johtivat ajatuksiin kommunistisesta yhteiskunnasta. Nämä huomiot seuraavatkin toisiaan joskus jopa peräkkäisillä sivuilla.

PL: Sanoit luennollasi, että Marxin näkemys ei-eurooppalaisten yhteiskuntien kehityksestä muuttui. Missä määrin tämä merkitsi katkosta eurosentriseen ajatteluun, ja voisivatko nämä Marxin kehittelyt tarjota välineitä nykyiselle ei-eurosentriselle kriittiselle poliittiselle taloustieteelle?

MM: Marx ei koskaan luopunut ajatuksesta, jonka mukaan kapitalismi on välttämätön välivaihe, jossa luodaan historiallisia ehtoja työväenliikkeen kamppailulle kommunistisesta muutoksesta. Tätä ideaa ei kuitenkaan tullut hänen mielestään soveltaa jäykällä ja dogmaattisella tavalla. Hän päinvastoin kielsi toistuvasti, että olisi luonut yksilinjaisen tulkinnan historiasta, jossa ihmisten tulisi kaikkialla seurata samanlaisia polkuja ja käydä läpi samat kehitystasot.

Varsinaiset historian kulkua koskevat teoreettiset edistysaskeleet Marx saavutti kuitenkin taloudellisesti kehittymättömiä maita koskevan ajattelunsa kehittymisen myötä. Vielä vuonna 1853 hän esitti New York Tribuneen kirjoittamassaan artikkelissa, että porvarillinen teollisuus ja kauppa luovat uuden maailman edellytykset. Vuosien yksityiskohtainen tutkimus ja kansainvälisen politiikan muutosten havainnointi auttoivat häntä ymmärtämään brittiläistä kolonialismia hyvin erilaisella tavalla. Kapitalismin vaikutukset siirtomaihin näyttäytyivät hänelle uudessa valossa. Luonnoksessa kirjeestään Vera Zasulitšille hän viittasi Itä-Intian tapahtumiin sanoen, että kaikki tietävät, että yhteisomistuksen nujertaminen oli ainoastaan englantilaista vandalismia, joka työnsi paikallisia taakse eikä eteenpäin. Hänen mukaansa brittiläiset tuhosivat näin vain paikallisen maatalouden ja kaksinkertaistivat täten nälänhätien määrän ja ankaruuden. Kapitalismi ei tuonut mukanaan puolestapuhujiensa lupaamaa edistystä ja vapautta vaan luonnonresurssien ryöväystä, ympäristötuhoa ja uusia orjuuden ja ihmisten riippuvaisuuden muotoja.

Viimeisinä vuosinaan – jotka valitettavasti edustavat vähemmän tunnettua jaksoa hänen ajattelussaan – Marx tutki paljon ei-eurooppalaisia yhteiskuntia ja kolonialismin tuhoisaa roolia kapitalismin periferiassa. Hän luopui käsityksestä, jonka mukaan sosialistinen tuotantotapa voitaisiin rakentaa vain annettujen vaiheiden kautta.  Tämän lisäksi hän hylkäsi eksplisiittisesti ajatuksen, että kapitalismi olisi välttämätön kehitysvaihe maailman jokaisessa kolkassa. Uskon, että nämä niin kutsutun “myöhäisen Marxin” tekstit ovat todella hyödyllisiä kaikessa hajanaisuudessaan ja keskeneräisyydessään. Ne piirtävät esiin ajattelijan, jonka tutkimukset kapitalistisen yhteiskunnan ristiriidoista ulottuivat työn ja pääoman ristiriidan lisäksi myös muille alueille. Nämä kirjoitukset auttavat välttämään sitä skemaattista taloudellista determinismiä, joka oli luonteenomaista 1900-luvun marxismi-leninismille.

PL: Esitit luennollasi, että tarvitsemme ei-dogmaattisen kuvan Marxista ajattelijana, joka kiinnitti huomiota kapitalismin aiheuttamiin ympäristötuhoihin, ja joka ei allekirjoittanut jäykkää yksisuuntaista historian vaiheteoriaa. Mitä tällainen hienostuneempi ja tasapainoisempi Marx-luenta voisi antaa nykypäivän tutkijoille ja yhteiskunnallisille liikkeille?

Paluu Marxiin ei ole vain kapitalismin logiikan ja dynamiikan ymmärtämisen edellytys. Hänen perusteellinen analyysinsa tarjoaa myös työkaluja sen ymmärtämiseen, miksi tähänastiset yritykset korvata kapitalismi toisenlaisella tuotantotavalla ovat epäonnistuneet. Talouskriisit, nyky-yhteiskuntien perustavanlaatuiset eriarvoisuudet – etenkin globaalin pohjoisen ja etelän välillä – sekä aikamme dramaattiset ympäristöongelmat ovat saaneet useat tutkijat ja poliitikot avaamaan uudelleen keskustelun kapitalismin tulevaisuudesta ja tarpeesta vaihtoehdolle.

Marxin julkaistujen kirjojen ja valmistelevien käsikirjoitusten uusi tutkimus auttaa meitä erottamaan hänen käsityksensä sosialismista niistä 1900-luvun hallinnoista, jotka väittivät toimivansa hänen nimissään, mutta syyllistyivät useisiin rikoksiin ja hirmutekoihin. Täten marxilainen poliittinen projekti voidaan sijoittaa uudelleen sitä vastaavaan horisonttiin: taisteluun Saint-Simonin sanoin “köyhimmän ja lukuisimman luokan” vapautumisesta.

Marxin ideoita ei tulisi nähdä dogmaattisesti seurattavana mallina, vielä vähemmän ratkaisuina, joita voitaisiin surutta soveltaa erilaisissa tilanteissa ja paikoissa. Kuitenkin hänen luonnostelmansa ovat mittaamattoman arvokkaita teoreettisia kehitelmiä, joista on hyötyä myös nykypäivän kapitalismin kritiikissä.

Marxille sosialismi ei merkinnyt samaa kuin tuotantovoimien kehittyminen. Hänen muistiinpanonsa osoittavat, että hän pohti ekologisia kysymyksiä huomattavan paljon, tosin oman aikakautensa asettamissa rajoissa.

Tutkimuksen edistyminen viittaa siihen, että Marxin ajattelun tulkinta tulee jatkumaan. Kyseessä ei todella ole ajattelija, josta kaikki olisi jo sanottu, vaikka näin usein väitetään. Marxissa on vielä paljon tutkittavaa.

[1] Pääoma I, 1974, 451.

[2] Grundrisse 2, 1986, 181. Moskova, Progress, 1986. Suom. Antero Tiusanen.

[3] Grundrisse, osa 1, 109. Progress, Moskova 1986. Suom. Antero Tiusanen.

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Perjuangan di Balik Penulisan Kapital

Ceritanya saya mulai dengan sebuah statemen bahwa Kapital, melebihi buku lainnya dalam sumbangannya untuk mengubah dunia dalam 150 tahun terakhir, memakan waktu yang lama dan sulit dalam proses penulisannya.

Marx mulai menulis Kapital hanya beberapa tahun setelah dia memulai studinya tentang ekonomi politik. Meskipun dia telah mengembangkan kritiknya tentang kepemilikan pribadi (private property) dan gagasan keterasingan (alienation) pada 1844, adalah krisis keuangan tahun 1857 – yang dimulai di Amerika Serikat dan menyebar ke seluruh Eropa – yang akhirnya mendorongnya untuk menggerakkan pena ke atas kertas dan mulai menulis apa yang awalnya disebutnya “Ekonomi”.

Krisis, Grundrisse dan Kemiskinan
Dengan merebaknya krisis keuangan, Marx meramalkan lahirnya sebuah tahapan baru pergolakan sosial yang dia yakini dapat mengarah pada gerakan revolusioner yang mampu menghancurkan kapitalisme. Dia percaya bahwa kaum proletar sangat membutuhkan kritik terhadap modus produksi kapitalis. Dari sini lahirlah Grundrisse, sejumlah delapan volume di mana, di antara tema-tema lain, Marx meneliti pembentukan ekonomi pra-kapitalis dan menguraikan beberapa karakteristik penting dari masyarakat komunis, seperti pentingnya kebebasan dan perkembangan intelektual individu.

Namun, gerakan revolusioner yang diyakini Marx akan muncul dari krisis keuangan tetap menjadi ilusi. Marx, yang kemudian sangat sadar akan kekurangan teoritis dari karyanya, tidak mempublikasikan naskah-naskah ini. Satu-satunya bagian dari Grundrisse yang dicetak, dan hanya setelah revisi mendalam, adalah “Bab tentang Uang”. Diterbitkan pada 1859 dengan judul A Contribution to the Critique of Political Economy, teks ini hanya diulas oleh satu orang: Engels. Rencana Marx untuk sisa Grundrisse adalah membagi manuskrip-manuskrip itu ke dalam enam buku. Dia percaya bahwa ini akan memungkinkannya untuk mendedikasikan setiap volume untuk subjek yang terpisah: kapital, kepemilikan properti, negara, buruh upahan, perdagangan luar negeri dan pasar global.

Pada 1862, karena Perang Sipil di Amerika Serikat, harian New-York Tribune memecatnya dari pekerjaannya sebagai koresponden Eropa. Akibatnya, Marx – yang telah bekerja untuk harian itu selama lebih dari satu dekade – dan keluarganya terjerumus ke jurang kemelaratan seperti yang mereka alami di tahun-tahun awal kehidupan mereka di London. Marx hanya mendapat bantuan dari Engels, kepada siapa dia menulis, “Setiap hari istri saya mengatakan ia ingin dirinya dan anak-anak aman di kuburan mereka, dan saya benar-benar tidak bisa menyalahkannya. Penghinaan, siksaan dan tuan rumah yang datang menagih sewa rumah merupakan situasi yang harus dilaluinya dan sungguh tidak bisa dilukiskan”. Kondisinya sangat menyedihkan sehingga, dalam minggu-minggu terburuknya, ia pergi tanpa persediaan makanan untuk anak-anaknya dan kertas untuk ditulis. Dia melamar kerja di kantor kereta api Inggris, namun ditolak karena tulisan tangannya yang buruk. Konsekuensinya, dalam keadaan terhina seperti itu, karya Marx tak kunjung selesai karena lama tertunda.

Nilai Lebih dan Bisul
Terlepas dari rintangan berat ini, Marx melakukan pemeriksaan yang ketat terhadap teori ekonomi selama periode itu. Dalam naskah ekstensif berjudul Theories of Surplus Value, ia berpendapat bahwa banyak para ahli teori ekonomi saat itu telah secara keliru memahami nilai lebih sebagai laba (profit) atau pendapatan (income). Marx, sebaliknya, berpendapat bahwa nilai lebih harus dipahami sebagai bentuk spesifik di mana melaluinya eksploitasi kapitalisme menjadi nyata. Ini karena para pekerja menyerahkan sebagian dari hari kerja mereka secara gratis kepada kapitalis yang kemudian menghasilkan nilai lebih melalui kelebihan kerja (surplus labour) ini: “tidaklah cukup bagi pekerja untuk memproduksi saja secara umum, kini dia juga harus menghasilkan nilai lebih”. Pencurian hanya beberapa menit dari makan siang atau waktu istirahat dari setiap pekerja diterjemahkan ke dalam pergeseran kekayaan yang luar biasa besar ke dalam kantong pemilik. Perkembangan intelektual, kewajiban sosial dan liburan di mata kapital “hanyalah pemborosan”. Pemilik pabrik akan menentang undang-undang tenaga kerja atas nama “kebebasan untuk bekerja”.

Tetapi bagi Marx, motto pemikiran kapitalistik yang mengatur semua aspek kehidupan – termasuk pertimbangan masalah-masalah lingkungan (sebuah topik yang jarang, jika pernah, ditangani oleh orang-orang sezamannya) – bukanlah kebebasan tetapi kekacauan (Après moi le déluge!”). Dia percaya bahwa pengurangan hari kerja, bersama penambahan kelebihan kerja, merupakan medan pertama di mana perjuangan kelas akan diperangi. Pada 1862, Marx memilih judul untuk bukunya: “Kapital“. Dia pikir dia kini siap untuk menyusun versi terakhir.

Perkiraannya meleset karena kesulitan keuangan yang luar biasa, dia juga kini menderita masalah kesehatan yang parah. Dijuluki sebagai “penyakit mengerikan”, oleh istrinya, Jenny, tahun-tahun sisa kehidupan Marx tak sepi dari gangguan kesehatan yang buruk. Di tubuhnya keluar banyak bisul, infeksi mengerikan yang berwujud borok, bisul dan kulit melepuh yang membuat seluruh tubuhnya lemah lunglai. Karena bisul parah yang diikuti oleh munculnya borok besar, Marx menjalani operasi dan “untuk beberapa waktu hidupnya berada dalam keadaan bahaya”.

Keluarganya kini, lebih dari sebelumnya, berada di tepi jurang kehancuran. Terlepas dari kemalangan ini, ‘Moor’ (nama panggilannya) pulih dan, pada akhir Desember 1865, ia menyelesaikan draf pertama dari apa yang kelak menjadi karya terbesarnya (magnum opus). Selanjutnya, pada musim gugur 1864, ia dengan antusias berpartisipasi dalam Asosiasi Kelas Pekerja Internasional (International Working Men’s Association), menyusun, selama delapan tahun yang intens, seluruh dokumen-dokumen politik utamanya. Belajar hari demi hari di perpustakaan untuk memastikan kelayakan penemuannya dan mengerjakan manuskripnya di malam hari, Marx kemudian menyerahkan dirinya pada rutinitas sehari-hari yang melelahkan ini sampai tubuhnya menyerah kalah.

Keseluruhan yang terintegrasi
Pada momen seperti itu, Marx kemudian mengurangi rencana proyek penulisan awalnya dari enam volume menjadi tiga volume tentang kapital, sembari tetap berharap untuk bisa menerbitkannya secara bersamaan. Kenyataannya, dia menulis kepada Engels: “Saya tidak dapat memaksa diri untuk mengirim apa pun sampai saya memiliki semuanya di depan saya. Kekurangan apa pun yang mungkin mereka miliki, keuntungan dari tulisan saya adalah bahwa mereka secara menyeluruh artistik, dan ini hanya dapat dicapai melalui praktik. Saya tidak akan pernah mencetak sesuatu sampai semuanya terpampang di depan saya secara menyeluruh”. Dilema Marx untuk “menyalin sebagian dari naskah dan mengirimkannya kepada penerbit, atau menuliskan semuanya dulu”, secara tak terduga dipecahkan oleh bisul. Marx diserang penyakit lain, kali ini lebih parah dari yang dideritanya sebelumnya, dan mendapati dirinya begitu dekat dengan kematian. Dia kemudian memberi tahu Engels bahwa itu adalah masa di mana ia “nyaris mati”; dokter mengatakan kepadanya bahwa alasan nyaris matinya itu adalah bekerja terlalu berlebihan, terutama pada saat begadang sampai larut malam.

Setelah kejadian yang mengkhawatirkan ini, Marx memutuskan untuk berkonsentrasi hanya pada buku pertamanya, “Proses Produksi Kapital”. Namun demikian, bisul-bisul itu terus menyiksanya dan selama berminggu-minggu, Marx tidak bisa duduk. Dalam keadaan yang membuatnya putus asa ini, dia bahkan mencoba mengoperasi dirinya sendiri menggunakan pisau cukur yang diasah tajam-tajam. Dia kemudian memberi tahu Engels bahwa dia bisa menyembuhkan penyakitnya sendiri. Marx banyak kecewa karena penyelesaian karyanya tertunda bukan karena “pertimbangan teoritis” tetapi karena “alasan fisik dan borjuis”.

Ketika pada bulan April 1867, naskah akhirnya selesai dan Marx siap untuk pergi ke Jerman untuk menerbitkan buku, dia meminta seorang teman dari Manchester – yang telah membantunya secara konstan selama 20 tahun – untuk mengiriminya uang sehingga dia bisa menebus “pakaian dan arloji dari tempat tinggal mereka di pegadaian”. Marx bertahan hidup hanya dengan hal-hal penting yang tanpanya dia tidak dapat pergi ke Jerman, di mana manuskripnya akan diterbitkan. Koreksi atas draft tulisannya dikerjakan di sisa musim panas dan ketika Engels mengamati bahwa eksposisi ide bentuk-Nilai terlalu abstrak dan memiliki “tanda-tanda dari bisul yang tampak jelas jadi cap di atasnya”, Marx menjawab: “Saya harap borjuasi akan mengingat bisulku sampai hari kematian mereka”.

Kapital mulai dijual pada 14 September 1867. Satu setengah abad setelah penerbitannya, karyanya ini telah menjadi salah satu karya yang paling banyak diterjemahkan, dijual, dan didiskusikan dalam sejarah manusia. Bagi mereka yang ingin memahami kapitalisme, dan juga mengapa para pekerja harus berjuang untuk “bentuk unggul masyarakat yang prinsip dasarnya adalah pengembangan penuh dan bebas dari setiap individu”, Kapital Marx, kini lebih daripada sebelumnya, adalah sebuah karya yang tak tergantikan.

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Crystiane Peres, Revista Digital Em Debate

Olhando para as origens e rearticulando o presente:
a Associação Internacional dos Trabalhadores (AIT) retorna ao debate

A publicação no Brasil de Trabalhadores, Uni-vos!: antologia política da I Internacional no final de 2014 por uma editora de grande alcance, bem como todos os esforços realizados para garantir lançamento e divulgação da obra no meio acadêmico1 e sindical, se tratou de algo de destaque.

Apesar de sua importância primordial na história das lutas e resistências operárias, a Associação Internacional dos Trabalhadores (AIT), ou como ficou conhecida posteriormente Primeira Internacional, não era alvo de reflexão aprofundada há alguns anos. Neste sentido, a iniciativa de Marcello Musto2 em organizar tal publicação deve ser destacada.
O olhar para uma organização depois de um longo período de “esquecimento” se comprova pela análise das próprias referências bibliográficas consultadas por Musto, que recorre a materiais publicados predominantemente até os anos 60 e 70 do século passado. Esse silêncio temporário em relação a um evento histórico de tão relevante expressão como a AIT não está, de forma alguma, ligado simplesmente a um esgotamento do tema nos meios de interesse, mas é fruto de aspectos políticos e sociais que marcaram a conjuntura.
O avanço do neoliberalismo nas últimas décadas do século XX trouxe impactos para a classe trabalhadora em todo o mundo e intensificaram a exploração e a precarização em países mais pobres, acarretando em perdas de direitos adquiridos com árduas lutas. Aliado às mudanças nas formas de produção, o ideário neoliberal atingiu a organização dos trabalhadores, provocando um abalo das estruturas tradicionais e uma  perda de sua capacidade de mobilização após o impulso verificado no final dos anos 70 e em toda década de 80 no caso brasileiro3. Podemos afirmar que a ofensiva do capital através destas medidas foi o mote dos anos 90, quando o falso debate sobre o fim dos empregos foi amplamente posto no país4.
Nesse sentido, uma publicação como a organizada por Marcello Musto – além dos eventos de debate – deve ser valorizada desde seu ponto de partida, apenas enquanto propósito de reavivar o debate sobre a história e as potencialidades da organização de trabalhadores. Todavia, voltar as atenções para a AIT considerando seu ineditismo, as dificuldades práticas enfrentadas por trabalhadores que dela fizeram parte (comunicação, deslocamentos, financeiras, etc.), a atuação diante da proibição de organização verificada em diferentes países à época e, sem dúvida, o que ela representou para a construção do socialismo na história mundial, faz os méritos se multiplicarem.
Soma-se às virtudes da obra a apresentação feita de início, já no Prólogo, da relação de acervos e principais documentações originais disponíveis atualmente sobre a AIT, além de produções posteriores. Enfim, trata-se de peça de grande valia para estudiosos do movimento operário iniciarem um caminho de pesquisa sobre a AIT ou para aqueles que desejam conhece-la com vistas à reflexão para atuação política na atualidade, aliás sendo esta a principal motivação para a publicação do livro, conforme aponta Musto:

oferecer a uma geração nova e inexperiente, na forma clara e acessível de uma antologia, os começos do longo caminho trilhado por aqueles que buscaram ‘assaltar os céus’, e não obter meros paliativos à realidade existente. Pois, assim, o legado da Internacional poderá renascer na crítica do presente (MUSTO, 2014, p. 15)

Além desses aspectos apontados como diferenciações da obra Trabalhadores Uni-vos!, devemos ressaltar mais um elemento e, certamente, o mais importante deles: o efetivo protagonismo dos trabalhadores na construção e condução dos rumos da Primeira Internacional. Segundo o próprio Marcello Musto – de forma mais enfática em sua intervenção em eventos de lançamento do livro5, mas também na própria publicação
– o momento histórico nos permite superar o que ele chamou de uma abordagem de influência soviética que aponta Karl Marx como único responsável pela existência da AIT. A forma como Musto optou por apresentar a Associação, recorrendo a materiais originais e em grande parte deles resoluções debatidas e aprovadas em Congressos da Internacional, proporcionam uma aproximação que valoriza o que efetivamente estava posto na organização. Trabalhadores dos mais diversos agrupamentos e com diferentes perspectivas políticas construíram a AIT. “Internacionalistas, muitos deles trabalhadores comuns”, nas palavras de Musto, se dedicaram a reflexão em suas organizações de base e debateram suas teses em congressos anuais, nos quais Marx sequer esteve presente (com exceção de um único Congresso).
A abordagem da AIT a partir da análise de suas resoluções congressuais permite conhecer trabalhadores que não tiveram seus nomes marcados na história do movimento operário, mas que foram fundamentais para formulações da Associação e consequentemente para o pensamento socialista como o vemos hoje. Ademais, permite também conhecer a complexidade e a variedade de temas abordados pela organização, o que também é valorizado a partir do critério para escolha dos textos apresentados na publicação. Musto ressalta que “a escolha dos textos neste volume tem uma finalidade precisa: mostrar a configuração econômica e política da sociedade futura que os membros da Internacional buscavam alcançar” (Ibid, p. 15).
Esta atenção à reflexão dos trabalhadores inverte, inclusive, uma ideia propriamente burguesa que exige um reconhecimento formal/institucionalizado para a participação política, possibilidade esta vetada aos trabalhadores considerando suas restrições de acesso à educação impostas pelo Estado ou pelos patrões. Sendo assim, o livro traz não apenas textos com temáticas que podem ser consideradas clássicas da abordagem operária como a própria organização dos trabalhadores, greves, trabalho de mulheres e crianças, jornada de trabalho, entre outros, mas também reflexões sobre o uso da maquinaria e seus impactos, crédito cooperativo, propriedade coletiva, educação, internacionalismo e oposição à guerra, etc.
Em grande parte deste material também é possível identificar os traços (às vezes já explícitos) dos embates do que posteriormente se constituiu nas divergências entre as perspectivas anarquistas e comunistas/marxistas. No entanto, mais uma vez com uma escolha coerente, Musto opta por não abordar tão incisivamente este debate que, segundo ele, já foi exaustivamente tratado – ainda que não esteja esgotado. Sem dúvida, a própria apresentação dos textos de autoria de trabalhadores de diferentes vertentes políticas e de grandes nomes das duas correntes – Mikhail Bakunin e Karl Marx – remetem ao embate político no interior da Internacional, mas a multiplicidade de temas, propostas e autores apresentados apontam que a Internacional não se esgotou nesta discussão.
Seria importante apenas considerar uma pequena ressalva, justamente no que ele se aproxima destas divergências políticas. Apesar dos coerentes apontamentos da complexidade da Internacional, de sua amplitude e da importância da participação de sujeitos comuns, a abordagem sobre a atuação de Karl Marx no âmbito do Conselho Geral e sua capacidade de direcionar decisões em partes se contradiz com a proposta que se quer construir no livro. O tópico “O homem certo no lugar certo” (Ibid, p. 21) reproduz o tom de parte significativa da abordagem marxista da Internacional. Afirmações como “a tarefa política de fazer conviver todos esses ânimos na mesma organização […] foi indiscutivelmente obra de Marx” (Ibid, p. 23) e algumas outras apresentadas no livro são opostas ao caráter da Internacional e definitivamente desconsidera o esforço e interesse geral da AIT pela construção de uma iniciativa coletiva e de solidariedade. A exaltação aos documentos escritos por Marx no Conselho Geral da AIT indica inclusive uma alteração do propósito do Conselho Geral por ele, o que deve ser considerado em uma análise da organização.
Por todos os elementos apontados aqui, Trabalhadores, Uni-vos! tem uma importância relevante no atual cenário dos estudos do movimento operário. Contudo, seus méritos não se encerram por seu valor no meio acadêmico. A ofensiva capitalista vivenciada no Brasil nos anos 90 e acirrada nos últimos anos exige uma profunda reflexão sobre as formas de atuação e mais diretamente da resistência da classe trabalhadora, mas também com a retomada da perspectiva de uma nova sociedade. Olhar e buscar sentir de alguma forma o fervor das lutas no século XIX pode ser fundamental nesta atual encruzilhada.

Referências

FREYMOND, Jacques. La Primera Internacional. Vols I e II. Madrid: Edita Zero, 1973.

GUILLAUME, James. L´Internationale: documents et souvenirs. Vol. I: 1864-1872. Paris: Éditions Gérard Lebovici, 1985.

MALON, Benoît. A Internacional: sua história e seus princípios. São Paulo: Imaginário, 2014.

MUSTO, Marcello (org.). Trabalhadores, uni-vos!: antologia política da I Internacional. São Paulo: Boitempo, 2014, 333 p.

RIFKIN, Jeremy. O Fim dos Empregos. São Paulo: Makron Books, 1995, 348 p.

SAMIS, Alexandre. Negras Tormentas: o Federalismo e o Internacionalismo na Comuna de Paris. São Paulo: Hedra, 2011, 368 p.

Footnotes:

1. O livro foi lançado no Encontro Internacional “150 anos da Associação Internacional dos Trabalhadores” realizado em novembro de 2014 na Unicamp. O evento foi organizado pelo Professor Ricardo Antunes, do Instituto de Filosofia e Ciências Humanas (IFCH), que, segundo relato feito neste Encontro, também teve participação na organização de eventos de lançamento do livro e de debates sobre a AIT em universidades brasileiras no mesmo período. Intervenção de Marcello Musto no Encontro Internacional disponível em: https://www.youtube.com/watch?v=A1h5kMEX2EA

2.  Marcello Musto é italiano, nascido em Nápoles em 1976, e atualmente é professor do Departamento de Sociologia da York University, Canadá. É doutor em filosofia e política pela Universidade de Nápoles e em filosofia pela Universidade de Nice. Tem como foco de seus estudos a produção de Marx e Engels, o pensamento socialista e história do movimento operário. Importante destacar o alcance de seus estudos, já traduzidos em 16 línguas.

3.  Assim como diferentes linhas de reflexão, consideramos a questão da capacidade organizativa da classe trabalhadora um tema de grande complexidade e que, sem dúvida, envolve muitos elementos que devem ser problematizados. No entanto, há necessidade de considerar os impactos específicos deste movimento verificado nos anos 90 no Brasil.

4.  Para exemplificar este movimento podemos citar os esforços do economista americano Jeremy Rifkin que com o best seller O fim dos empregos pautou a abordagem conservadora sobre o mundo do trabalho e influenciou o senso comum.

5.  Ver Nota de rodapé 2.

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Enrico Campo, La società degli individui

Il rapporto tra estraniazione ed emancipazione

Come ha di recente osservato Axel Honneth, il concetto di alienazione ha probabilmente rappresentato un nodo teorico chiave nella definizione dell’impresa originaria della teoria critica.

La critica della natura alienata delle relazioni sociali nel capitalismo fu sia il punto di partenza che l’elemento critico centrale degli autori della prima Scuola di Francoforte. Questo concetto iniziò, però, ad avere uno status più incerto per gli studiosi delle generazioni successive, quando ci si rese conto che l’idea di “vita alienata” implicava in sé, come suo doppio non discusso, quello “vita non alienata”, di “vita buona”, con il rischio correlato di pensare l’alienazione come un processo di allontanamento dalla “vera” natura umana. Lo spettro dell’essenzialismo sembrava infestare il concetto di alienazione e gli studiosi critici successivi lo relegarono progressivamente in secondo piano. Più di recente, però, una nuova generazione di studiosi è tornata a difendere la sua legittimità teorica e, pur consapevole dei rischi, ha tentato di fornire delle prospettive capaci di affrontare l’alienazione e il suo doppio, la vita non alienata. In definitiva, essi hanno esplicitamente accettato la sfida del progetto marxiano in cui la critica dell’alienazione è legata necessariamente al progetto dell’emancipazione. In questo contesto, la recente pubblicazione dell’antologia degli Scritti sull’alienazione di Marx, curata e introdotta da Marcello Musto, non può che risultare un’utilissima guida, essenziale per comprendere proprio il rapporto tra estraniazione ed emancipazione.

L’antologia offre una panoramica dei principali testi in cui Marx affronta il tema dell’alienazione, dai “giovanili” Manoscritti economico-filosofici del 1844 fino ai testi legati all’universo del Capitale, passando ovviamente per i Grundrisse. Non è, però, per nulla immediato comprendere l’esatto ruolo e l’evoluzione della teoria dell’alienazione all’interno dell’opera di Marx. Non a caso, le vicende legate alla sua ricezione – ricostruite nella ricca introduzione di Musto – sono di estremo interesse e dipendono sia dalla progressiva pubblicazione, nel corso del Novecento, dei testi fino ad allora inediti sia dalle specifiche dinamiche del campo intellettuale. È certo che un evento determinante in queste vicende fu rappresentato dalla pubblicazione, nel 1932, dei Manoscritti economico-filosofici del 1844. Qui l’alienazione ricevette una trattazione dettagliata e venne definita come quel processo mediante il quale il prodotto del lavoro, in quanto cristallizzazione dell’attività dell’operaio, “sorge di fronte al lavoro come un ente estraneo, come una potenza indipendente dal producente” (p. 59). Nel prosieguo, Marx distinse quattro forme di alienazione – dal prodotto del lavoro, dall’attività lavorativa, dal genere umano e dal lavoro e dai prodotti del lavoro degli altri esseri umani – su cui negli anni hanno diversamente posto l’accento i diversi commentatori. Nei testi successivi, Marx discusse ulteriormente questi temi e li collocò sempre più all’interno degli studi di economia politica. D’altro canto, per Marx il concetto aveva anche un’immediata spendibilità politica, di cui l’antologia dà testimonianza grazie a Lavoro salariato e capitale, uno scritto basato sugli appunti stilati da Marx in occasione delle conferenze alla Lega dei lavoratori tedeschi di Bruxelles. Egli non usò esplicitamente il concetto di alienazione, troppo carico filosoficamente, ma ne diede una precisa descrizione al suo uditorio: nel lavoro di fabbrica si produce una scissione tra l’attività vitale dell’operaio e il prodotto di tale attività, al punto che “la vita incomincia per lui dal momento in cui cessa questa attività” (p. 78). Nei Grundrisse, che occupano la parte più consistente dell’antologia, l’importanza della teoria dell’alienazione all’interno dell’impianto concettuale marxiano è ancora più chiara. Qui l’alienazione fu messa in rapporto a temi propriamente economici e tra questi si segnala la contrapposizione tra capitale e forza lavoro viva. Poiché è il capitalista che porta a termine la messa insieme e la coordinazione dei singoli operai, questi non sono i soggetti di tale combinazione del lavoro complessivo, che in definitiva “si presenta al servizio di una volontà estranea e di un’intelligenza estranea, e ne è diretto – giacché ha la sua unità spirituale al di fuori di esso, tanto quanto nella sua unità materiale è subordinato all’unità oggettiva della macchine” (pp. 103-4). L’“estrinsecazione vitale” del lavoratore, sia in rapporto alla propria attività che in rapporto all’attività degli altri lavoratori, nonostante gli appartenga, “gli è estranea, estorta, e […] per questo viene intesa da A. Smith ecc. come disagio, sacrificio” (p. 104). Nelle bozze preparatorie del Libro Primo del Capitale, l’analisi dei meccanismi peculiari della società capitalista che stanno alla base della produzione dell’alienazione raggiunse un ulteriore livello di complessità. Nel cosiddetto Capitolo VI inedito, il dominio del capitale sui lavoratori venne descritto nei termini di una autonomizzazione ed estraniazione delle condizioni del lavoro: “mezzi di sussistenza e mezzi di produzione, si ergono di fronte alla forza-lavoro spogliata di qualunque ricchezza materiale come potenze autonome impersonate dai loro proprietari; […] le condizioni materiali necessarie alla realizzazione del lavoro sono estraniate all’operaio, anzi gli appaiono come feticci dotati di volontà e d’anima proprie; […] le merci figur[a]no come acquirenti di persone” (p. 125). Un tema questo che probabilmente raggiunge il massimo livello di raffinatezza, anche letteraria, nel celebre paragrafo sul “carattere di feticcio della merce e il suo arcano” del Capitale.

Come risulta evidente da questa antologia, sin dai primi lavori fino all’ultima fase della sua produzione, Marx ha tenuto fermo l’assunto secondo cui l’alienazione è il risultato di processi storici e di una determinata organizzazione sociale e pertanto non è una condizione intrascendibile del genere umano. Un’impostazione questa che implica quindi la possibilità che possa darsi il lavoro non-alienato e una forma di organizzazione sociale corrispondente. L’emancipazione si realizza attraverso il lavoro, non in opposizione a esso, non attraverso il suo rifiuto. Pertanto, non è il lavoro di per sé che produce l’alienazione, ma una specifica organizzazione sociale di esso, quella capitalistica. “La libertà [nel campo della produzione] può consistere soltanto in ciò: che l’uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca” (p. 156). Il superamento dell’alienazione non è altro, dunque, che la riappropriazione proprio di quei rapporti sociali e di quelle relazioni che ne stanno alla base: la riappropriazione del “carattere sociale del lavoro”. È questa la sfida che conclude l’antologia e su cui ancora una volta dobbiamo misurarci.

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