Michael R. Krätke, Professore di Sociologia presso la Lancaster University, in Gran Bretagna, sottolinea un apparente paradosso nell’opera di Karl Marx: il termine “capitalismo” appare molto di rado nei suoi scritti, solo in titoli pubblicati postumi e non più di cinque volte in tutto.
Cosa intendeva esattamente Marx per “capitalismo”? Marcello Musto, Professore associato di Teoria sociologica presso la York University di Toronto, oltre che curare il volume, ci illustra il rapporto che Marx ebbe con l’utopia, con un modello universale di società comunista, il suo scarso interesse nel “prescrivere ricette (…) per l’osteria dell’avvenire”. Qual era la società immaginata dal filosofo ed economista tedesco? Ellen Meiksins Wood, ex Professoressa di Teoria politica presso la York University di Toronto, ci spiega quali furono le più luminose e profetiche intuizioni di Marx sulle carenze strutturali della democrazia borghese e cosa avrebbe probabilmente pensato del “welfare state” e della socialdemocrazia. Marcel van der Linden, Ricercatore presso l’Istituto Internazionale di Storia sociale di Amsterdam, precisa quali sono i confini del concetto di proletariato e di quello di sottoproletariato negli scritti e nel pensiero di Marx. Alex Callinicos, Professore di Studi europei presso il King’s College of London, si sofferma su quella che probabilmente è l’idea più strettamente identificata con la figura di Marx, e cioè la lotta di classe, un concetto del quale però Marx negò la paternità. Peter Hudis, Professore di Filosofia e Scienze umane presso l’Oakton Community College di Des Plaines, riflette sul fatto che sebbene Marx sia stato attivamente coinvolto in organizzazioni rivoluzionarie per tutta la sua vita, il contributo che egli ha dato alla questione della teoria dell’organizzazione politica è poco conosciuto e molto sottovalutato. Michael Löwy, Direttore di ricerca emerito presso il CNRS di Parigi, analizza lo sviluppo della teoria marxiana della rivoluzione e la sua fortuna dopo la morte del filosofo, mentre Ricardo Antunes, Professore di Sociologia presso la Universidade Estadual de Campinas, in Brasile, sottolinea la centralità del concetto di lavoro come attività vitale umana nel pensiero marxista e tutto quello che di negativo e positivo ruota attorno a tale ambito. Moishe Postone, Professore di Storia presso la University of Chicago, spiega come la teoria di Marx si estenda “ben oltre la critica tradizionale dei rapporti di distribuzione borghesi (mercato e proprietà privata)”, come non sia “solamente una critica dello sfruttamento e dell’ineguale distribuzione di ricchezza e potere” bensì critichi il capitalismo “primariamente in termini di strutture astratte di dominio, di incremento della frammentazione del lavoro individuale e dell’esistenza individuale, nonché di una cieca e incontrollata logica evolutiva”. John Bellamy Foster, Professore di Sociologia presso la University of Oregon, sottolinea come sebbene fino agli anni Ottanta a Marx si incolpasse una “insensibilità” verso l’ecologia, dagli anni Novanta in poi, entrati in una nuova fase dell’ecosocialismo, si è proceduto a una sorta di “dissotterramento del pensiero ecologico di Marx”, oggi pienamente riscoperto. Heather A. Brown, Professoressa associata di Scienze politiche presso la Westfield State University del Massachussetts, afferma che gli scritti di Marx sulla questione di genere sono “più solidi e preziosi di quanto non venga solitamente riconosciuto”. È vero che egli non elaborò una teoria pienamente coerente delle relazioni tra sessi, ma espresse “l’esigenza di un mutamento integrale della società che comportasse necessariamente anche il dispiegamento di relazioni nuove fra uomini e donne”. Kevin B. Anderson, Professore di Sociologia presso la University of California di Santa Barbara, indaga sul “mito” secondo cui Karl Marx “non avrebbe detto pressoché nulla sul nazionalismo, sulla razza e sull’appartenenza etnica”. Pietro Basso, Professore associato di Sociologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, sottolinea come Marx si occupò a più riprese e sotto molteplici aspetti delle migrazioni di massa dell’epoca capitalistica. Sandro Mezzadra, Professore associato di Filosofia politica presso l’Università di Bologna, e Ranabir Samaddar, Professore emerito in Migrazione e Studi sulla migrazione forzata presso il Calcutta Research Group, evidenziano come negli ultimi decenni gli scritti di Marx dedicati al colonialismo sono divenuti terreno di discussioni e polemiche che sono andate ben oltre la comunità degli studiosi. Bob Jessop, Professore emerito di Sociologia presso la Lancaster University, in Gran Bretagna, rintraccia nelle analisi politiche, storiche e teoriche di Marx tre letture fondamentali del concetto di Stato. Seongjin Jeong, Professore di Economia presso la Gyeongsang National University di Jinju, in Corea, fa notare come precisamente centocinquanta anni fa Marx individuò nel mercato globale (“Weltmarkt”) il fenomeno che noi chiamiamo globalizzazione. Benno Teschke, Professore di Relazioni internazionali presso la University of Sussex, sottolinea come la produzione di Marx sia piena di “suggestive allusioni alla problematica delle relazioni internazionali, della guerra e della politica estera” e registri anche un’aperta ammissione della propria sottovalutazione di queste tematiche. Gilbert Achar, Professore di Studi sullo sviluppo e Relazioni internazionali presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, ricorda che non esiste una teoria marxiana della religione, una lacuna teorica “che ha determinato l’assenza, a tutt’oggi, di un lavoro (…) di riferimento in grado di fornire un’esaustiva teoria marxista della religione”. Robin Small, Professore emerito presso la University of Auckland, analizza il contributo di Marx sull’educazione. Isabelle Garo, Professoressa al Lycée Chaptal, sottolinea che Marx non ha mai scritto un’opera specificatamente dedicata all’arte, ma la questione artistica è comparsa regolarmente dal primo all’ultimo dei suoi scritti, “in prospettive che sono variate nel corso del tempo”. Per Amy E. Wendling, Professoressa di Filosofia presso la Creighton University di Omaha, a Marx dobbiamo “un nuovo concetto critico di tecnologia”, perlomeno della tecnologia capitalista, ovvero le macchine che favoriscono gli interessi del capitale. Immanuel Wallerstein, ex Professore di Sociologia presso la Yale University, esplora tutte le diverse versioni di marxismo, nel tentativo (ambizioso) di storicizzarne il significato…
Nato sull’onda del rinnovato interesse per il pensiero di Karl Marx, un “Marx revival” determinato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crescente mobilitazione contro il cosiddetto “turbocapitalismo” e la globalizzazione, questo volume antologico raccoglie brevi contributi di alcuni fra i più importanti esperti di marxismo della scena accademica mondiale, che cercano però comunque – riuscendoci perfettamente, a mio parere – di fornire a studiosi e semplici appassionati di politica e filosofia un punto di vista innovativo e per certi versi inedito. “Questo libro”, scrive infatti il curatore Marcello Musto nella sua breve introduzione, “si prefigge di presentare un Marx per molti aspetti differente da quello conosciuto attraverso le correnti dominanti del marxismo novecentesco. Esso muove dal duplice intento di ridiscutere, in modo critico e innovativo, i temi classici della riflessione di Marx e di sviluppare un’analisi approfondita di alcune tematiche fino ad oggi ancora non sufficientemente accostate al suo pensiero”. E infatti nel corposo ma sempre interessante volume edito da Donzelli all’analisi di temi per così dire “consueti” della teoria marxista come la natura e la storia del capitalismo e del comunismo, la critica della democrazia borghese, la definizione di proletariato, la lotta di classe, il lavoro come attività alienata, la crisi del capitale, i rapporti tra colonialismo e capitalismo, la prassi rivoluzionaria, si alternano approfondimenti su temi più “moderni” come l’ecologia, l’eguaglianza di genere, il nazionalismo, al questione etnica, le migrazioni, la natura e la vocazione dello Stato, la globalizzazione, la guerra e le relazioni internazionali, l’approccio materialista al sentimento religioso, l’economia politica dell’educazione, l’arte, la tecnologia, il marxismo sovietico, la guerra fredda, il Sessantotto, il crollo dei regimi comunisti. Questa lettura se vogliamo inusuale del pensiero di Karl Marx dona freschezza alla lettura e la rende piacevole, stimolante e istruttiva sia per chi non ha perfetta dimestichezza con il canone filosofico marxista sia per chi invece lo conosce e frequenta da anni.