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David Frati, Mangialibri

Michael R. Krätke, Professore di Sociologia presso la Lancaster University, in Gran Bretagna, sottolinea un apparente paradosso nell’opera di Karl Marx: il termine “capitalismo” appare molto di rado nei suoi scritti, solo in titoli pubblicati postumi e non più di cinque volte in tutto.

Cosa intendeva esattamente Marx per “capitalismo”? Marcello Musto, Professore associato di Teoria sociologica presso la York University di Toronto, oltre che curare il volume, ci illustra il rapporto che Marx ebbe con l’utopia, con un modello universale di società comunista, il suo scarso interesse nel “prescrivere ricette (…) per l’osteria dell’avvenire”. Qual era la società immaginata dal filosofo ed economista tedesco? Ellen Meiksins Wood, ex Professoressa di Teoria politica presso la York University di Toronto, ci spiega quali furono le più luminose e profetiche intuizioni di Marx sulle carenze strutturali della democrazia borghese e cosa avrebbe probabilmente pensato del “welfare state” e della socialdemocrazia. Marcel van der Linden, Ricercatore presso l’Istituto Internazionale di Storia sociale di Amsterdam, precisa quali sono i confini del concetto di proletariato e di quello di sottoproletariato negli scritti e nel pensiero di Marx. Alex Callinicos, Professore di Studi europei presso il King’s College of London, si sofferma su quella che probabilmente è l’idea più strettamente identificata con la figura di Marx, e cioè la lotta di classe, un concetto del quale però Marx negò la paternità. Peter Hudis, Professore di Filosofia e Scienze umane presso l’Oakton Community College di Des Plaines, riflette sul fatto che sebbene Marx sia stato attivamente coinvolto in organizzazioni rivoluzionarie per tutta la sua vita, il contributo che egli ha dato alla questione della teoria dell’organizzazione politica è poco conosciuto e molto sottovalutato. Michael Löwy, Direttore di ricerca emerito presso il CNRS di Parigi, analizza lo sviluppo della teoria marxiana della rivoluzione e la sua fortuna dopo la morte del filosofo, mentre Ricardo Antunes, Professore di Sociologia presso la Universidade Estadual de Campinas, in Brasile, sottolinea la centralità del concetto di lavoro come attività vitale umana nel pensiero marxista e tutto quello che di negativo e positivo ruota attorno a tale ambito. Moishe Postone, Professore di Storia presso la University of Chicago, spiega come la teoria di Marx si estenda “ben oltre la critica tradizionale dei rapporti di distribuzione borghesi (mercato e proprietà privata)”, come non sia “solamente una critica dello sfruttamento e dell’ineguale distribuzione di ricchezza e potere” bensì critichi il capitalismo “primariamente in termini di strutture astratte di dominio, di incremento della frammentazione del lavoro individuale e dell’esistenza individuale, nonché di una cieca e incontrollata logica evolutiva”. John Bellamy Foster, Professore di Sociologia presso la University of Oregon, sottolinea come sebbene fino agli anni Ottanta a Marx si incolpasse una “insensibilità” verso l’ecologia, dagli anni Novanta in poi, entrati in una nuova fase dell’ecosocialismo, si è proceduto a una sorta di “dissotterramento del pensiero ecologico di Marx”, oggi pienamente riscoperto. Heather A. Brown, Professoressa associata di Scienze politiche presso la Westfield State University del Massachussetts, afferma che gli scritti di Marx sulla questione di genere sono “più solidi e preziosi di quanto non venga solitamente riconosciuto”. È vero che egli non elaborò una teoria pienamente coerente delle relazioni tra sessi, ma espresse “l’esigenza di un mutamento integrale della società che comportasse necessariamente anche il dispiegamento di relazioni nuove fra uomini e donne”. Kevin B. Anderson, Professore di Sociologia presso la University of California di Santa Barbara, indaga sul “mito” secondo cui Karl Marx “non avrebbe detto pressoché nulla sul nazionalismo, sulla razza e sull’appartenenza etnica”. Pietro Basso, Professore associato di Sociologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, sottolinea come Marx si occupò a più riprese e sotto molteplici aspetti delle migrazioni di massa dell’epoca capitalistica. Sandro Mezzadra, Professore associato di Filosofia politica presso l’Università di Bologna, e Ranabir Samaddar, Professore emerito in Migrazione e Studi sulla migrazione forzata presso il Calcutta Research Group, evidenziano come negli ultimi decenni gli scritti di Marx dedicati al colonialismo sono divenuti terreno di discussioni e polemiche che sono andate ben oltre la comunità degli studiosi. Bob Jessop, Professore emerito di Sociologia presso la Lancaster University, in Gran Bretagna, rintraccia nelle analisi politiche, storiche e teoriche di Marx tre letture fondamentali del concetto di Stato. Seongjin Jeong, Professore di Economia presso la Gyeongsang National University di Jinju, in Corea, fa notare come precisamente centocinquanta anni fa Marx individuò nel mercato globale (“Weltmarkt”) il fenomeno che noi chiamiamo globalizzazione. Benno Teschke, Professore di Relazioni internazionali presso la University of Sussex, sottolinea come la produzione di Marx sia piena di “suggestive allusioni alla problematica delle relazioni internazionali, della guerra e della politica estera” e registri anche un’aperta ammissione della propria sottovalutazione di queste tematiche. Gilbert Achar, Professore di Studi sullo sviluppo e Relazioni internazionali presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, ricorda che non esiste una teoria marxiana della religione, una lacuna teorica “che ha determinato l’assenza, a tutt’oggi, di un lavoro (…) di riferimento in grado di fornire un’esaustiva teoria marxista della religione”. Robin Small, Professore emerito presso la University of Auckland, analizza il contributo di Marx sull’educazione. Isabelle Garo, Professoressa al Lycée Chaptal, sottolinea che Marx non ha mai scritto un’opera specificatamente dedicata all’arte, ma la questione artistica è comparsa regolarmente dal primo all’ultimo dei suoi scritti, “in prospettive che sono variate nel corso del tempo”. Per Amy E. Wendling, Professoressa di Filosofia presso la Creighton University di Omaha, a Marx dobbiamo “un nuovo concetto critico di tecnologia”, perlomeno della tecnologia capitalista, ovvero le macchine che favoriscono gli interessi del capitale. Immanuel Wallerstein, ex Professore di Sociologia presso la Yale University, esplora tutte le diverse versioni di marxismo, nel tentativo (ambizioso) di storicizzarne il significato…
Nato sull’onda del rinnovato interesse per il pensiero di Karl Marx, un “Marx revival” determinato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crescente mobilitazione contro il cosiddetto “turbocapitalismo” e la globalizzazione, questo volume antologico raccoglie brevi contributi di alcuni fra i più importanti esperti di marxismo della scena accademica mondiale, che cercano però comunque – riuscendoci perfettamente, a mio parere – di fornire a studiosi e semplici appassionati di politica e filosofia un punto di vista innovativo e per certi versi inedito. “Questo libro”, scrive infatti il curatore Marcello Musto nella sua breve introduzione, “si prefigge di presentare un Marx per molti aspetti differente da quello conosciuto attraverso le correnti dominanti del marxismo novecentesco. Esso muove dal duplice intento di ridiscutere, in modo critico e innovativo, i temi classici della riflessione di Marx e di sviluppare un’analisi approfondita di alcune tematiche fino ad oggi ancora non sufficientemente accostate al suo pensiero”. E infatti nel corposo ma sempre interessante volume edito da Donzelli all’analisi di temi per così dire “consueti” della teoria marxista come la natura e la storia del capitalismo e del comunismo, la critica della democrazia borghese, la definizione di proletariato, la lotta di classe, il lavoro come attività alienata, la crisi del capitale, i rapporti tra colonialismo e capitalismo, la prassi rivoluzionaria, si alternano approfondimenti su temi più “moderni” come l’ecologia, l’eguaglianza di genere, il nazionalismo, al questione etnica, le migrazioni, la natura e la vocazione dello Stato, la globalizzazione, la guerra e le relazioni internazionali, l’approccio materialista al sentimento religioso, l’economia politica dell’educazione, l’arte, la tecnologia, il marxismo sovietico, la guerra fredda, il Sessantotto, il crollo dei regimi comunisti. Questa lettura se vogliamo inusuale del pensiero di Karl Marx dona freschezza alla lettura e la rende piacevole, stimolante e istruttiva sia per chi non ha perfetta dimestichezza con il canone filosofico marxista sia per chi invece lo conosce e frequenta da anni.

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Last Years of Karl Marx (Book Launch)

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The Marxist Education Project presents a panel discussion with author Marcello Musto, joined by Andy Merrifield and Robert Ware

In the last years of his life, Karl Marx expanded his research in new directions—studying recent anthropological discoveries, analyzing communal forms of ownership in precapitalist societies, supporting the populist movement in Russia, and expressing critiques of colonial oppression in India, Ireland, Algeria, and Egypt. Between 1881 and 1883, he also traveled beyond Europe for the first and only time. Focusing on these last years of Marx’s life, this book dispels two key misrepresentations of his work: that Marx ceased to write late in life, and that he was a rEurocentric and economistic thinker fixated on class conflict alone.

With The Last Years of Karl Marx, Marcello Musto claims a renewed relevance for the late work of Marx, highlighting unpublished or previously neglected writings, many of which remain unavailable in English. Readers are invited to reconsider Marx’s critique of European colonialism, his ideas on non-Western societies, and his theories on the possibility of revolution in noncapitalist countries. From Marx’s late manuscripts, notebooks, and letters emerge an author markedly different from the one represented by many of his contemporary critics and followers alike. As Marx currently experiences a significant rediscovery, this volume fills a gap in the popularly accepted biography and suggests an innovative reassessment of some of his key concepts.

MARCELLO MUSTO is Professor of Sociology at York University, Toronto. His most recent books are Another Marx: Early Manuscripts to the International (2018) and, as editor, The Marx Revival: Key Concepts and New Interpretations (2020) and Karl Marx’s Writings on Alienation (2020). ANDY MERRIFIELD writes in Monthly Review, New Left Review, The Guardian, Jacobin, and more. He has authored many books, most recently Marx Dead and Alive: Reading Capital in Precarious Times. ROBERT WARE is Professor Emeritus in Philosophy at the University of Calgary and co-editor (with Kai Nielsen) of Analyzing Marxism (1989) and most recently the author of Marx on Emancipation and Socialist Goals (2019).

All tickets are sliding scale. No one is denied admission for inability to pay. Write to info@marxedproject.org to gain access to this panel presentation if you cannot pay.

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The Marx Revival (Book Launch)

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200 Tahun Engels: Kontribusi dan Keterbatasan Sang “Biola Kedua”

I. Sebelum Marx
Friedrich Engels lebih dulu paham soal pentingnya kritik ekonomi-politik ketimbang Karl Marx.

Waktu keduanya berkenalan, Engels telah menerbitkan lebih banyak artikel tentang ekonomi-politik—meski sang kariblah yang ditakdirkan tersohor di bidang ini.

Lahir di Jerman 200 tahun yang lalu, November 28, 1820, di Barmen (yang hari ini masuk pinggiran kota Wuppertal), Engels dulunya adalah anak muda yang menjanjikan, yang dilarang oleh ayahnya—seorang pemilik pabrik tekstil—untuk berkuliah di universitas. Ia diarahkan untuk bekerja di perusahaan sang ayah. Engels, yang kelak menjadi ateis, adalah seorang otodidak yang luar biasa haus pengetahuan. Ia juga menggunakan nama pena untuk menghindari konflik dengan keluarganya yang sangat konservatif dan saleh.

Dua tahun yang ia habiskan di Inggris—tempat di mana ia diutus pada usia 22 tahun untuk bekerja di kantor Ermen & Engels, Manchester—adalah masa yang krusial bagi pendewasaan keyakinan politiknya. Pada masa itulah ia menyaksikan langsung dampak-dampak eksploitasi kapitalis terhadap proletariat, kepemilikan pribadi, dan kompetisi antar individu. Engels mengadakan kontak dengan gerakan buruh Chartist dan jatuh cinta pada pekerja perempuan asal Irlandia, Mary Burns, yang kelak memainkan peranan kunci dalam perkembangan dirinya.

Engels adalah jurnalis yang brilian. Ia menerbitkan catatan-catatannya di Jerman tentang pergolakan-pergolakan sosial di Inggris. Ia juga menulis untuk pers berbahasa Inggris tentang aneka perkembangan sosial yang terjadi di Eropa. Artikel “Outlines of a Critique of Political Economy” yang terbit dalam Franco-German Yearbooks (1844) memantik minat Marx yang saat itu telah memutuskan akan mengabdikan seluruh energinya untuk menggeluti topik yang sama. Kedua sahabat lalu merintis kolaborasi teoretis dan politik yang bertahan hingga akhir hayat.

Satu tahun kemudian, Engels menerbitkan buku pertamanya dalam bahasa Jerman, The Condition of the Working Class in England. Subjudul buku ini menegaskan bahwa Condition of the Working Class didasarkan “pada pengamatan langsung dan sumber-sumber otentik”. Di bagian pendahuluan, Engels menulis bahwa pengetahuan sejati tentang kondisi kerja dan kehidupan kaum proletar “mutlak dibutuhkan untuk memberikan landasan solid bagi teori-teori sosialis”. Keyakinan ini diekspresikan kembali oleh Engels di berbagai kesempatan lain. Dalam tulisan “To the Working Class of England”, misalnya, Engels menyatakan bahwa studinya “dalam bidang ini” telah memberinya “pengetahuan tentang kehidupan nyata para pekerja” yang bersifat langsung alih-alih abstrak. Ia tidak pernah merasa didiskriminasi atau “diperlakukan sebagai orang asing”, dan ia senang ketika mendapati bahwa mereka kaum pekerja adalah orang-orang yang merdeka dari “kutukan nasionalisme sempit nan arogan”.

II. Revolusi dan Kontra-Revolusi
Pada 1845, ketika pemerintah Prancis mengusir Marx karena aktivitas-aktivitas komunisnya, Engels mengikuti sahabatnya itu ke Brussels. Mereka menerbitkan The Holy Family, or the Critique of Critical Criticism: Against Bruno Bauer and Company (buku pertama yang ditulis Engels bersama Marx). Keduanya juga menelurkan manuskrip yang tidak diterbitkan—The German Ideology—yang ditinggalkan pada “kritisisme tikus”. Dalam periode ini, Engels bepergian ke Inggris bersama Marx dan menunjukkan kepadanya moda produksi kapitalis yang sebagaimana yang ia pernah saksikan dan alami di tanah Britania. Marx akhirnya meninggalkan kritik filosofis pasca-Hegelian dan memulai perjalanan panjang yang membawanya—20 tahun kemudian—pada volume pertama Capital 20 tahun kemudian. Keduanya pun menulis Manifesto of the Communist Party (1848) dan berpartisipasi di kawah pergolakan politik yang mengguncang Eropa pada 1848.

Pada 1849, setelah kekalahan revolusi, Marx dipaksa pindah ke Inggris. Engels pun menyusulnya. Marx tinggal di London, sementara Engels mengelola bisnis keluarga di Manchester, sekitar 300 km dari London. Ia mengaku menjadi “biola kedua”. Demi mencari nafkah dan membantu Marx (yang seringkali tak berpenghasilan), Engels mengelola pabrik ayahnya di Manchester hingga 1870.

Selama dua dekade ini, ketika Engels pensiun dari bisnis keluarga dan akhirnya bergabung kembali dengan Marx di London, kedua sahabat menjalani periode yang paling intens dalam hidup. Beberapa kali dalam seminggu, Marx dan Engels membandingkan catatan-catatan mereka mengenai peristiwa-peristiwa penting terkait ekonomi dan politik utama pada masa itu. Sebagian besar dari 2.500 korespondensi antara keduanya berasal dari dua dekade ini. Selama dua dasawarsa itu pula mereka mengirimkan 1.500 surat kepada aktivis dan intelektual di hampir 20 negara. Angka ini belum termasuk 10.000 surat yang ditujukan kepada Engels dan Marx dari pihak ketiga, dan 6.000 surat lain yang sudah tidak dapat dilacak namun jelas pernah ada. Kumpulan surat ini adalah harta karun tak ternilai berisi berbagai macam gagasan yang dalam beberapa kasus tidak dikembangkan secara penuh dalam tulisan-tulisan Marx dan Engels.

Jarang kita temukan korespondensi dari abad ke-19 yang penuh rujukan cerdas sebagaimana dapat dijumpai dalam surat-surat dua dedengkot komunis revolusioner ini. Marx bisa membaca dalam sembilan bahasa dan Engels menguasai dua belas bahasa. Betapa mengagumkannya surat-surat mereka, yang kerap berpindah dari satu bahasa ke bahasa lainnya dan dipadati kutipan terpelajar, termasuk dalam bahasa Latin dan Yunani kuno. Kedua pemikir humanis ini juga pecinta sastra. Marx menguasai petikan-petikan dari Shakespeare, Aeschylus, Dante, dan Balzac, sementara Engels lama menjabat sebagai ketua Schiller Institute di Manchester. Ia juga penggemar berat karya-karya Aristoteles, Goethe dan Lessing. Di samping diskusi tentang peristiwa-peristiwa global dan prospek revolusi, topik-topik bahasan Marx dan Engels juga mencakup perkembangan-perkembangan besar dalam teknologi, geologi, kimia, fisika, matematika, dan antropologi. Marx selalu menganggap Engels sebagai mitra diskusi yang tak tergantikan. Ia selalu mengkonsultasikan pendapat-pendapat kritisnya kepada Engels tiap kali harus mengambil posisi terkait isu-isu kontroversial.

Hubungan keduanya bahkan lebih luar dahsyat lagi di luar urusan intelektual. Marx sering curhat kepada Engels tentang masalah-masalah pribadinya kepada Engels, mulai dari kesulitan materiil hingga problem-problem kesehatan yang menyiksanya selama puluhan tahun. Engels betul-betul berkorban untuk membantu Marx dan keluarganya. Ia selalu melakukan apapun yang bisa dilakukannya untuk memastikan keberlangsungan hidup Marx dan keluarga serta memfasilitasi penuntasan Capital. Marx selalu mensyukuri bantuan finansial Engels, sebagaimana bisa kita lihat dalam tulisannya pada suatu malam di bulan Agustus 1867, beberapa menit setelah ia selesai mengoreksi naskah volume pertama Capital: “Karena hutangku padamu sajalah [karya] ini menjadi mungkin”.

Namun, bahkan selama dua puluh tahun tersebut Engels tidak pernah berhenti menulis. Pada 1850 ia menerbitkan The Peasant War in Germany, sebuah catatan sejarah revolusi 1524-1525 yang berupaya menunjukkan kemiripan watak kelas menengah pada era itu dengan karakter borjuis kecil pada revolusi 1848-1849—serta betapa bertanggungjawabnya mereka atas kekalahan yang terjadi. Agar Marx bisa menghabiskan lebih banyak waktu untuk menuntaskan studi ekonominya, Engels juga menulis hampir separuh dari lima ratus artikel dikirim Marx ke New-York Tribune (surat kabar dengan sirkulasi terluas di Amerika Serikat) antara 1851 hingga 1862. Kepada publik Amerika, Engels melaporkan arah dan kemungkinan hasil dari perang-perang yang terjadi di Eropa. Tak jarang Engels terbukti mampu memprediksi perkembangan yang kelak terjadi dan mengantisipasi strategi-strategi militer di berbagai front. Walhasil, kamerad-kameradnya menjuluk Engels “sang Jenderal”. Aktivitas jurnalistik Engels berlanjut lama, dan pada 1870-1871 ia menerbitkan Notes on the Franco-Prussian War, sebuah rangkaian tematis berisi enam puluh buah tulisan untuk surat kabar Inggris Pall Mall Gazette. Dalam tulisan-tulisan itu Engels menganalisis peristiwa-peristiwa militer yang mendahului Paris Commune. Tulisan-tulisan ini mendapatkan banyak apresiasi dan membuktikan penguasaan Engels atas topik-topik kemiliteran.

III. Sumbangsih Besar dalam Teori
Selama lima belas tahun berikutnya, Engels menghasilkan kontribusi teori utamanya lewat tulisan-tulisan yang menggugat posisi lawan-lawan politik dalam gerakan buruh. Lewat karya-karya ini pula ia berusaha mengklarifikasi sejumlah isu kontroversial. Antara 1872 dan 1873 ia menulis tiga artikel berseri untuk Volksstaat yang juga terbit sebagai pamflet dengan judul The Housing Question. Maksud Engels adalah melawan penyebaran ide-ide Pierre-Joseph Proudhon di Jerman dan menjelaskan kepada kaum buruh bahwa kebijakan-kebijakan reformis tidak dapat menggantikan revolusi proletar.

Anti-Dühring, yang terbit pada 1878 dan digambarkan Engels sebagai “eksposisi metode dialektis yang terhubung dengan pandangan dunia komunis”, menjadi rujukan penting bagi pembentukan ajaran Marxis. Meskipun kita perlu membedakan antara karya-karya Engels yang bersifat populer—dalam polemik terbuka dengan lawan-lawannya — dengan vulgarisasi yang kelak dikembangkan oleh generasi baru gerakan sosial-demokrasi di Jerman, palingan Engels ke ilmu-ilmu alam membuka jalan bagi konsepsi evolusioner tentang fenomena sosial yang malah mengaburkan analisis-analis Marx yang lebih kaya nuansa. Socialism: Utopian and Scientific (1880), sebuah pengembangan dari tiga bab Anti-Dühring untuk tujuan pendidikan, memiliki dampak yang bahkan lebih besar daripada sumber aslinya. Namun di balik kontribusi dan fakta bahwa tulisan tersebut beredar hampir seluas Manifesto of the Communist Party, definisi Engels tentang “sains” dan “sosialisme ilmiah” dapat dipandang sebagai contoh otoritarianisme epistemologis, yang kemudian digunakan oleh diskursus Marxis-Leninis untuk menyingkirkan diskusi kritis tentang tesis-tesis para “pendiri komunisme”. The Dialectics of Nature, fragmen-fragmen dari proyek yang dikerjakan Engels tanpa henti antara 1873 hingga 1883, kini menjadi sumber kontroversi besar. Sejumlah pengamat memandang Dialectics of Nature sebagai tonggak penting Marxisme, sementara beberapa pengamat lain menganggapnya sebagai cikal-bakal dogmatisme Soviet. Sudah semestinya jika Dialectics of Nature dibaca sebagai karya yang belum tuntas, yang menunjukkan keterbatasan Engels, namun juga potensi yang terkandung dalam kritik ekologinya. Sementara penggunaan Engels atas dialektika jelas mereduksi kompleksitas teoretik dan metodologis pemikiran Marx, tidaklah tepat—seperti yang dilakukan beberapa orang di masa lalu—untuk menganggapnya bertanggung jawab atas apapun yang tidak mereka tidak sukai dalam tulisan-tulisan Marx dan untuk mengkambinghitamkan Engels atas kesalahan-kesalahan teoretik atau bahkan kekalahan-kekalahan di tataran praktis.

Pada 1884, Engels menerbitkan Origins of the Family, Private Property and the State, sebuah analisis tentang studi antropologi yang dilakukan oleh ilmuwan Amerika bernama Lewis Morgan. Bagi Morgan, relasi matriarkal secara historis mendahului relasi patriarkal. Bagi Engels, temuan Morgan merupakan penemuan asal-usul manusia yang sama pentingnya dengan “teori Darwin bagi biologi dan teori Marx tentang nilai-lebih bagi kajian ekonomi-politik”. Keluarga pada dasarnya mengandung antagonisme yang kelak berkembang dalam masyarakat dan negara. Penindasan kelas pertama dalam sejarah manusia “beriringan dengan penindasan perempuan oleh laki-laki”. Dalam hal kesetaraan gender dan juga perjuangan anti-kolonialis Engels tidak pernah ragu untuk membela—dan menjelaskan dengan penuh keyakinan—cita-cita emansipasi. Akhirnya, pada 1886, Engels menelurkan karya polemik Ludwig Feuerbach and the End of Classical German Philosophy (1886) yang menyasar kebangkitan kembali idealisme di lingkaran akademik Jerman.

IV. Penyebaran Marxisme
Selama dua belas tahun pasca-kematian Marx, Engels mengabdikan hidupnya untuk gerakan buruh internasional dan membereskan tulisan-tulisan sang karib. Beberapa tulisan jurnalistik untuk koran-koran sosialis besar pada masa itu, termasuk Die Neue Zeit, Le Socialiste dan Critica Sociale, sambutan dalam kongres-kongres partai, dan juga ratusan surat yang  ditulisnya selama periode ini memungkinkan kita untuk memberikan apresiasi lebih besar terhadap sumbangsih Engels bagi pertumbuhan partai-partai buruh di Jerman, Prancis, dan Inggris, serta dalam sejumlah isu-isu terkait teorietis dan organisasi. Beberapa isu di antaranya berhubungan dengan kelahiran Internasional Kedua—yang kongres pendiriannya terlaksana pada 14 Juli 1889 — beserta perdebatan-perdebatan di dalamnya.

Yang bahkan lebih penting lagi adalah Engels mendedikasikan hidupnya untuk penyebaran Marxisme. Pertama-tama, ia mengemban tugas teramat sulit untuk menyiapkan penerbitan naskah volume dua dan tiga Capital yang tak sempat dituntaskan Marx. Ia juga memeriksa edisi-edisi baru dari karya-karya yang sudah diterbitkan, sejumlah terjemahan, serta menulis kata pengantar dan epilog untuk berbagai edisi cetak ulang karya-karya Marx dan tulisan-tulisannya sendiri. Dalam pengantar baru untuk Class Struggles in France (1850) yang ditulis beberapa bulan sebelum kematian Marx, Engels menjelaskan sebuah teori revolusi yang mencoba beradaptasi dengan wajah anyar politik di Eropa. Ia berargumen bahwa kaum proletar telah menjadi mayoritas, dan prospek pengambilalihan kekuasaan melalui sarana-sarana elektoral, melalui pemberlakuan hak pilih secara universal, membuka kemungkinan untuk mempertahankan revolusi dan status legal perjuangan buruh sekaligus. Namun ini tidak berarti—sebagaimana yang dilakukan oleh kelompok sosial-demokrat Jerman dengan memanipulasi tulisan Engels dalam kerangka legalistik-reformis—bahwa “perjuangan di jalanan” tidak lagi berguna. Maksud Engels adalah bahwa revolusi tidak bisa lahir tanpa partisipasi aktif massa, dan ini memerlukan “kerja panjang penuh kesabaran”.

Ketika membaca Engels hari ini, seraya menyadari kenyataan kapitalisme kontemporer di depan mata, terpaculah hasrat kita untuk kembali berjuang dengan mengikuti jalan setapaknya.

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The Marx Revival (Book launch)

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O maior contributo de Marx hoje? ‘É ajudar-nos a fazer as perguntas certas’

Após a pandemia, repetiu-se até à exaustão: “Nada voltará a ser o mesmo”.

Depois, com o tempo, apercebemo-nos de que as mudanças que estão a ocorrer são numerosas e profundas, sim, mas também o são as constâncias. Hoje diz-se que a pandemia atua como revelador, ou até como acelerador de processos pré-existentes. Um deles é o crescimento das desigualdades. Será Marx ainda indispensável para compreender os seus fatores, a sua forma, o seu possível contraste? Giulio Azzolini, Investigador de Filosofia Política na Universidade Ca’ Foscari em Veneza, fala sobre isto com Marcello Musto, Professor de Sociologia na Universidade de York em Toronto e protagonista reconhecido de uma recente renovação nos estudos marxistas, para a qual contribuiu, entre outras coisas, como autor do recente Os últimos anos de Marx. Uma biografia intelectual (Parsifal, 2020) e Another Marx: Early Manuscripts to the International (Bloomsbury, 2018); e, como editor, Marx’s Capital after 150 Years: Critique and Alternative to Capitalism, (Routledge, 2019), The Marx Revival: Key Concepts and New Interpretations (Cambridge University Press, 2020). Os seus escritos estão disponíveis no website www.marcellomusto.org.

 

Giulio Azzolini: Professor Musto, o que podemos aprender com Marx nesta época de crise pandémica?

A pandemia agravou o conflito, que amadureceu ao longo dos anos, entre os Estados Unidos e a China e, na UE, entre os vários Estados Membros. Será um choque entre diferentes formas de capitalismo organizado?

É uma tendência destinada a continuar e noto que entre os países mais afetados pela Covid-19 estão, como esperado, os Estados Unidos e a Inglaterra, as nações que lideraram a cruzada para a privatização e cujo modelo de capitalismo impediu o desenvolvimento do Estado-Providência ou o desmantelou ferozmente. Se olharmos para além da superfície, existe um conflito ainda mais importante. Refiro-me à luta para impedir a redistribuição da riqueza que, nas últimas décadas, tem sido ganha pelo capital.

 

Marx não previu o empobrecimento do proletariado, mas o aumento das desigualdades de classe. Estará a história a provar que ele tem razão?

Sim, e de forma ainda mais impressionante se analisarmos o enorme fosso, não só económico, que existe à escala global. Marx, por exemplo, compreendeu que o colonialismo britânico na Índia implicaria principalmente a pilhagem dos seus recursos naturais e novas formas de escravatura, e não o progresso anunciado pelos seus apologistas. Por outro lado, enganou-se sobre o papel revolucionário da classe trabalhadora europeia. Ele percebeu isto nos últimos anos da sua vida, quando afirmou amargamente que os proletários britânicos tinham preferido tornar-se “a cauda dos seus próprios escravizadores”.

 

O impacto económico da pandemia varia muito de país para país. Muitas empresas entraram em colapso, os gigantes da web não. Os trabalhadores precários perderam os seus empregos, os trabalhadores permanentes não. Alguns comerciantes fecharam, outros não. Poderá Marx ajudar a decifrar uma sociedade cada vez mais complexa e caótica?

A sua análise das classes sociais precisa de ser atualizada e a sua teoria da crise, entre outras coisas incompleta, é filha de um outro tempo. Se as respostas a muitos dos problemas contemporâneos não podem ser encontradas em Marx, no entanto, ele assinala as perguntas essenciais. Penso que esta é hoje a sua maior contribuição: ele ajuda-nos a fazer as perguntas certas, a identificar as principais contradições. Penso que isto não é insignificante.

 

A crise atual reabriu a questão da desigualdade de género. Será que Marx tem algo a ensinar-nos sobre o assunto?

Mais do que ensinar, acredito que sobre este assunto estaria hoje empenhado em aprender, em particular com o novo movimento feminista na América Latina, que é o protagonista de importantes mobilizações sociais. Certamente não era, como por vezes erradamente se afirma, indiferente a este respeito. Entre os estudos que realizou antes da sua morte, focou precisamente a importância da igualdade de género, e nos seus programas políticos repetiu várias vezes que a libertação da classe produtiva era a de “todos os seres humanos, sem distinção de sexo e raça”. Tinha aprendido quando jovem, com os livros dos primeiros socialistas franceses, que o nível de emancipação geral de uma sociedade pode ser avaliado pelo da emancipação das mulheres.

 

No meio da crise sanitária, a batalha pela igualdade étnica também rebentou nos Estados Unidos. Uma coincidência fortuita?

Sim, mas é muito útil e revela outra ferida terrível que existe naquele país. O #BlackLivesMatter não é um fenómeno passageiro, mas um movimento que continuará a lutar resolutamente contra o racismo e a violência nas instituições americanas.

 

Passemos agora à questão da ligação entre as lutas de classe e as lutas ambientais. Do seu ponto de vista, são alternativas, complementares, são hierárquicas?

São complementares e mutuamente indispensáveis. Elas precisam uma da outra. As críticas à exploração do trabalho e à devastação ambiental são agora indissolúveis. Qualquer luta que esqueça qualquer um destes termos será incompleta e menos eficaz. Refiro-me às posições produtivistas do movimento operário do século XX e aos movimentos ambientais que muitas vezes ignoram o fator determinante do “modo de produção”. O quê, como e para quem é produzido são questões estritamente ligadas ao fator determinante da propriedade dos meios de produção.

 

Como sublinha nos seus estudos, Marx não foi apenas o filósofo da revolução comunista, mas também o político capaz de fornecer ao movimento operário uma organização internacional. Em que medida é esta lição da sua ainda relevante?

É uma ideia sem a qual estamos condenados à derrota, especialmente numa fase de recrudescimento nacionalista. O internacionalismo também significa solidariedade entre trabalhadores nativos e migrantes e Marx, que estudou cuidadosamente as migrações forçadas geradas pelo capitalismo, mostrou que a divisão da classe trabalhadora é o eixo da dominação burguesa. O internacionalismo deve voltar a ser um dos pilares da esquerda para que seja capaz de liderar a batalha das ideias a longo prazo e não apenas em função do imediato.

 

Em 2018, a China celebrou o bicentenário de Marx com grande pompa e circunstância. No Ocidente, está o filósofo de Trier destinado a sobreviver como mero objeto de estudo ou ainda é potencialmente capaz de mover as massas?

A China utiliza a efígie de Marx, ignorando alguns dos seus avisos mais relevantes e frequentemente evitando a leitura do conteúdo dos seus textos. Estaline também o fez, quando no tempo do gulag ele próprio se fez fotografar, com um rosto tranquilizador, sob o retrato de Marx. No Ocidente, Marx reapareceu nas aulas da universidade, mas não terá a influência política que teve na época dos partidos “marxistas”. As novas subjetividades políticas que no futuro terão a ambição de repensar uma sociedade alternativa não poderão, no entanto, ignorar as suas teorias.

 

Hoje a esquerda italiana está a pagar o preço por ter defendido o marxismo para além da sua data de validade ou por tê-lo abandonado?

Paga o preço por cometer ambos os erros. Primeiro foi demasiado lenta a identificar as mudanças necessárias para enfrentar a metamorfose do capitalismo e para responder às questões colocadas pelos novos movimentos sociais. E depois foi míope ao abandonar, em vez de rever e modernizar criticamente, uma interpretação ainda muito válida da sociedade. Basta pensar em Gramsci, abandonado no sótão justamente quando foi protagonista de uma extraordinária redescoberta no mundo. Contudo, as contradições geradas pelo capitalismo não eram há muito tão dramáticas e evidentes como são hoje. A história da esquerda não acabou.

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Engels y Marx

Karl Marx y Friedrich Engels se conocieron en Colonia en noviembre de 1842, cuando este último visitó la redacción de la Gaceta Renana y conoció a su joven director. El comienzo de su asociación teórica, sin embargo, tuvo lugar solo en 1844, en París.

A diferencia de Marx, Engels, hijo de un propietario de una industria textil, ya había tenido la oportunidad de viajar a Inglaterra, verificando en persona los efectos de la explotación capitalista en el proletariado. Su artículo sobre la crítica de la economía política, impreso en los Anales de Franco-Alemanes, despertó un gran interés en Marx, quien en ese momento decidió dedicar todas sus energías a esta disciplina. Los dos comenzaron una colaboración teórica y política que duró por el resto de sus vidas.

En 1845, cuando el gobierno francés expulsó a Marx debido a su militancia comunista, Engels lo siguió a Bruselas. Ese mismo año también apareció una de las pocas obras escritas en común, una crítica del idealismo de los jóvenes hegelianos, titulada La Sagrada Familia, y los dos redactaron ​​un voluminoso manuscrito –La ideología alemana– que luego se dejó a la “crítica roedora de los ratones”. Posteriormente, en conjunto con los primeros movimientos de 1848, Marx y Engels publicaron lo que se convertiría en el texto político más leído en la historia de la humanidad: el Manifiesto del partido comunista.

En 1849, después de la derrota de la revolución, Marx se vio obligado a mudarse a Inglaterra y Engels se unió a él poco después. El primero se instaló en Londres, mientras que el segundo se fue a trabajar a 300 kilómetros de distancia, en Manchester, donde comenzó a dirigir el negocio familiar. De 1850 a 1870, año en que Engels se retiró del negocio de los textiles y, finalmente, pudo reunirse con su amigo en la capital británica, ellos dieron vida al período más intenso de su correspondencia, discutiendo, varias veces por semana, los principales acontecimientos políticos y económicos de su época. La gran parte de las 2.500 cartas intercambiadas entre las dos fechas se remonta a este período de veinte años, con la adición de otras 1.500 enviadas por ellos a militantes e intelectuales de casi veinte países. Completan esta impresionante correspondencia unas 10.000 cartas enviadas a Marx y Engels por terceros y otras 6.000 cartas de las cuales, incluso si no se han localizado, hay evidencia de su existencia. Es un tesoro precioso, en el que se encuentran ideas que, a veces, no podían desarrollarse completamente en sus escritos.

Pocos relatos del siglo XIX pueden presumir de referencias tan eruditas como las que surgen de las misivas de los dos revolucionarios comunistas. Marx leía en ocho idiomas y Engels dominó hasta doce; sus textos se distinguen por la alternancia de los muchos modismos utilizados y por las citas cultas, incluidas aquellas en latín y griego antiguo. Los dos humanistas también fueron grandes amantes de la literatura. Marx conocía el teatro de Shakespeare de memoria y nunca se cansaba de hojear sus volúmenes de Esquilo, Dante y Balzac. Engels fue durante mucho tiempo el presidente del Instituto Schiller en Manchester y adoraba a Ariosto, Goethe y Lessing. Junto con el debate permanente sobre los acontecimientos internacionales y las posibilidades revolucionarias, hubo numerosos intercambios relacionados con los principales descubrimientos de la tecnología, la geología, la química, la física, matemáticas y antropología. Para Marx, Engels siempre constituyó un interlocutor indispensable y la voz crítica que debía ser consultada cada vez que era necesario tomar posición sobre un tema controvertido.

En algunos períodos, hubo una división real del trabajo entre ellos. De los 487 artículos firmados por Marx, entre 1851 y 1862, para el New-York Tribune, el periódico más difundido en los Estados Unidos, casi la mitad fueron escritos por Engels. Marx informó al público estadounidense sobre los acontecimientos políticos más relevantes del mundo y las crisis económicas, mientras que Engels relató las muchas guerras en curso y sus posibles resultados. Al hacerlo, permitió que su amigo pudiera dedicar más tiempo a completar su investigación sobre economía.

Desde el punto de vista humano, su relación fue incluso más extraordinaria que la intelectual. Marx confió a Engels todas sus dificultades personales, comenzando con la terrible pobreza y los muchos problemas de salud que lo atormentaron durante décadas. Engels se prodigó con total abnegación para ayudar a su amigo y a su familia, haciendo siempre todo lo que estaba a su alcance para garantizarles una existencia digna y facilitar la finalización de El capital. Marx le estuvo constantemente agradecido por el apoyo, como se muestra por lo que escribió en una noche de agosto de 1867, unos pocos minutos después de terminar la corrección de los borradores del libro I: “te lo debo sólo a ti que esto haya sido posible”.

A partir de septiembre de 1864, la redacción de la magnum opus de Marx también se retrasó debido a su participación en las actividades de la Asociación Internacional de Trabajadores. Había asumido la gran carga de su dirección desde el principio, pero incluso Engels, tan pronto como pudo, puso sus habilidades políticas al servicio de los trabajadores. La noche del 18 de marzo de 1871, cuando tuvieron la noticia de que “el asalto al cielo” había tenido éxito y que en París había nacido la primera Comuna socialista en la historia de la humanidad, comprendieron que los tiempos podían cambiar más rápido de lo que ellos mismos esperaban.

Incluso después de la muerte de la esposa de Marx en 1881, cuando los médicos le impusieron diversos viajes fuera de Londres, para tratar de curar mejor sus enfermedades, los dos nunca dejaron de escribirse. A menudo usaban los sobrenombres afectivos con los que eran llamados por sus compañeros de lucha: el Moro y el General – Marx por el color negro de su barba y pelo, Engels por su gran experiencia en materia de estrategia militar.

Poco antes de su muerte, Marx le pidió a su hija Eleanor que le recordara a Engels “hacer algo” con sus manuscritos inconclusos. Él respetó su voluntad y, justo después de esa tarde de marzo de 1883, cuando lo vio por última vez, emprendió un trabajo ciclópeo. Engels sobrevivió a Marx durante 12 años, la mayoría de los cuales fueron empleados para hacer que las notas de los libros II y III de El Capital, que su amigo no pudo completar, se publicaran.

En ese período de su vida, extrañaba muchas de las cosas de Marx y, entre ellas, también su constante intercambio epistolar. Engels catalogó cuidadosamente sus cartas, recordando los años en que, fumando una pipa, solía escribir una por noche. Las releía a menudo, en algunas circunstancias con un poco de melancolía, recordando los muchos momentos de su juventud, durante los cuales, sonriendo y burlándose uno del otro, se habían esforzado en prever dónde estallaría la próxima revolución. Pero nunca abandonó la certeza de que muchos otros continuarían su trabajo teórico y que millones, en todos los rincones del mundo, continuarían luchando por la emancipación de las clases subalternas.

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Journalism

Ενας επαναστάτης «στρατηγός»

Συμπληρώθηκαν φέτος 200 χρόνια από τη γέννηση του Φρίντριχ Ενγκελς (1820-1895). Στη ζωή και στο έργο του Ενγκελς αναφέρεται το ακόλουθο άρθρο του Ιταλού Μαρτσέλο Μούστο, αναπληρωτή καθηγητή Πολιτικής Θεωρίας και Κοινωνιολογίας στο York University του Τορόντο.

Ο Φρίντριχ Ενγκελς κατανόησε την κομβική σημασία της πολιτικής οικονομίας πριν από τον Μαρξ. Οταν οι δυο τους γνωρίστηκαν, ο Ενγκελς είχε ήδη δημοσιεύσει πολύ περισσότερα σχετικά άρθρα από τον φίλο του, που προοριζόταν να γίνει διάσημος σε αυτό το επιστημονικό πεδίο.

Γεννημένος στη Γερμανία, στις 28 Νοεμβρίου 1820, ήταν ένας φέρελπις νέος, στον οποίο ο βιομήχανος υφαντουργίας πατέρας του είχε αρνηθεί τη δυνατότητα να σπουδάσει στο πανεπιστήμιο, για να τον κατευθύνει στο δικό του επάγγελμα. Μορφώθηκε μόνος του χάρη σε μια ακόρεστη δίψα για γνώση και, για να αποφύγει τις συγκρούσεις με μια συντηρητική και πολύ θρησκευόμενη οικογένεια, υπέγραφε τα κείμενά του με ψευδώνυμο.

Εγινε άθεος και τα δύο χρόνια που πέρασε στην Αγγλία, όταν στα είκοσι δύο του τον έστειλαν να εργαστεί στο Μάντσεστερ, στο κλωστοϋφαντουργείο Ερμεν και Ενγκελς, υπήρξαν αποφασιστικά για την ωρίμανση των πολιτικών του πεποιθήσεων.

Τότε ήταν που παρατήρησε ο ίδιος τις επιπτώσεις της καπιταλιστικής εκμετάλλευσης του προλεταριάτου και του ανταγωνισμού μεταξύ των ατόμων. Ηρθε σε επαφή με το δημοκρατικό κίνημα των Χαρτιστών και ερωτεύτηκε μια Ιρλανδή εργάτρια, τη Μέρι Μπερνς.

Λαμπρός δημοσιογράφος, δημοσίευε στη Γερμανία αναφορές για τους αγγλικούς εργατικούς αγώνες και έγραφε στον αγγλόφωνο Τύπο για τις κοινωνικές προόδους στην ηπειρωτική Ευρώπη.

Το 1845 δημοσίευσε το πρώτο του βιβλίο: «Η κατάσταση της εργατικής τάξης στην Αγγλία». Υπογράμμιζε ότι αυτό βασίζεται σε «άμεσες παρατηρήσεις και αυθεντικές πηγές» και ότι είχε σκοπό «μια αναπόδραστη αναγκαιότητα για να δοθούν στέρεα θεμέλια στις σοσιαλιστικές θεωρίες»: την πραγματική γνώση των συνθηκών εργασίας και ζωής των προλετάριων.

Στις εισαγωγικές σελίδες του βιβλίου του υποστήριζε ότι η συγγραφή αυτού του έργου τον είχε βοηθήσει να «κατανοήσει την πραγματικότητα της ζωής». Την ίδια χρονιά, μετά τη δημοσίευση της «Αγίας οικογένειας», του πρώτου έργου που έγραψε μαζί με τον Μαρξ, ο Ενγκελς πήγε στην Αγγλία με τον φίλο του, στον οποίο κατάφερε να δείξει όσα είχε δει και κατανοήσει πριν από αυτόν.

Ο Μαρξ εγκατέλειψε την κριτική της μετα-εγελιανής φιλοσοφίας, για να ξεκινήσει το μακρύ ταξίδι που, το 1867, θα ολοκληρωνόταν με τη δημοσίευση του «Κεφαλαίου». Οι δυο φίλοι έγραψαν το «Μανιφέστο του Κομμουνιστικού Κόμματος» (1848) και συμμετείχαν στα κινήματα της διετίας 1848-1849 στη Γερμανία, που τερματίστηκαν με τη νίκη της αντίδρασης.

Το 1849 ο Ενγκελς επέστρεψε στην Αγγλία και, όπως και ο Μαρξ, παρέμεινε εκεί μέχρι τον θάνατό του. Εγινε το «δεύτερο βιολί», όπως ο ίδιος χαρακτήριζε τον εαυτό του, και, για να βοηθάει και να υποστηρίζει τον φίλο του, δέχθηκε να διευθύνει το εργοστάσιο του πατέρα του στο Μάντσεστερ μέχρι το 1870.

Το 1850 δημοσίευσε το έργο «Ο πόλεμος των χωρικών στη Γερμανία», μια ιστορία των εξεγέρσεων που έγιναν τη διετία 1524-1525. Συνέταξε εξάλλου σχεδόν τα μισά από τα 500 άρθρα που υπέγραφε ο Μαρξ για την εφημερίδα New York Tribune, μεταξύ του 1851 και του 1862, αφηγούμενος στο αμερικανικό κοινό τους πολέμους εκείνης της δεκαετίας στην Ευρώπη.

Συχνά κατόρθωνε να προδιαγράφει ορισμένες εξελίξεις και να προβλέπει τις πολεμικές στρατηγικές που χρησιμοποιούσαν τα αντιμαχόμενα μέρη. Αυτό του προσέδωσε το παρωνύμιο με το οποίο ήταν γνωστός σε όλους τους κομματικούς συντρόφους: «ο στρατηγός».

Στα χρόνια που ακολούθησαν, ο Ενγκελς πραγματοποίησε τις κυριότερες θεωρητικές του συμβολές, εκθέτοντας τις ιδέες του και μέσα από περιστασιακά γραπτά, για να αντικρούσει τις θέσεις πολιτικών αντιπάλων στο εσωτερικό του εργατικού κινήματος ή για να διευκρινίσει τις απόψεις του σε θεωρητικές διαμάχες.

Το «Αντι-Ντίρινγκ», που δημοσιεύτηκε το 1878, έγινε έργο αναφοράς για τη διαμόρφωση της μαρξιστικής θεωρίας. Παρ’ όλο που πρέπει να διακρίνουμε την εκλαΐκευση που πραγματοποίησε ο Ενγκελς, σε ανοιχτή πολεμική με τις θεωρητικές διαστρεβλώσεις που κυκλοφορούσαν τότε, από τις εκλαϊκευτικές προσπάθειες που έκανε η μεταγενέστερη γενιά της γερμανικής σοσιαλδημοκρατίας, η προσφυγή του στις φυσικές επιστήμες άνοιξε τον δρόμο σε μια εξελικτική αντίληψη των κοινωνικών φαινομένων, η οποία υποβάθμιζε την πολυεδρική ανάλυση του Μαρξ.

«Η εξέλιξη του σοσιαλισμού από την ουτοπία στην επιστήμη», μια αναδιατύπωση τριών κεφαλαίων του «Αντι-Ντίρινγκ» με σκοπό τη μαζική τους διάδοση, είχε ακόμη μεγαλύτερη επιτυχία από το αρχικό κείμενο. Παρά τις αρετές αυτού του γραπτού, που κυκλοφόρησε σχεδόν όσο και το «Μανιφέστο του Κομμουνιστικού Κόμματος», οι ορισμοί της «επιστήμης» και του «επιστημονικού σοσιαλισμού», που πρότεινε ο Ενγκελς, μπορούν να θεωρηθούν ως ένα παράδειγμα επιστημολογικού αυταρχισμού και χρησιμοποιήθηκαν έπειτα από τη μαρξιστική-λενινιστική εκδοχή της θεωρίας, προκειμένου να αποκλείσουν κάθε κριτική συζήτηση για τις θέσεις των «θεμελιωτών του κομμουνισμού».

«Η διαλεκτική της φύσης», ένα πρόγραμμα έρευνας που παρέμεινε αποσπασματικό, για το οποίο ο Ενγκελς εργάστηκε με πολλές διακοπές από το 1873 ώς το 1883, υπήρξε αντικείμενο μεγάλης πολεμικής.

Σύμφωνα με ορισμένους πρόκειται για τον ακρογωνιαίο λίθο του μαρξισμού, ενώ σύμφωνα με άλλους πρόκειται για το γραπτό που ευθύνεται για τη γέννηση του σοβιετικού δογματισμού. Μολονότι η διαλεκτική μέθοδος που χρησιμοποίησε ο Ενγκελς σίγουρα απλούστευε και υποβάθμιζε τη θεωρητική και μεθοδολογική πολυπλοκότητα του Μαρξ, δεν είναι σωστό ωστόσο -όπως επιφανειακά και άδικα παρατηρήθηκε στο παρελθόν- να τον θεωρήσουμε υπεύθυνο για όλα όσα δεν αρέσουν από τα γραπτά του φίλου του και να φορτώσουμε μόνο στις δικές του πλάτες τις αιτίες των θεωρητικών λαθών και των πολιτικών ηττών.

Το 1884 ο Ενγκελς δημοσίευσε το έργο «Η καταγωγή της οικογένειας, της ατομικής ιδιοκτησίας και του κράτους», μια ανάλυση των ανθρωπολογικών μελετών που διεξήγαγε ο Αμερικανός Λιούις Μόργκαν.

Στη διάρκεια των δώδεκα ετών που έζησε μετά τον θάνατο του Μαρξ, αφιερώθηκε στη δημοσίευση της πνευματικής κληρονομιάς του και στην καθοδήγηση του διεθνούς εργατικού κινήματος. Και κατόρθωσε όχι μόνο να εκδώσει τα χειρόγραφα του δεύτερου και τρίτου τόμου του «Κεφαλαίου», αλλά και να επιμεληθεί διάφορες επανεκδόσεις των ήδη γνωστών έργων του Μαρξ. Στη νέα εισαγωγή ενός από αυτά («Οι ταξικοί αγώνες στη Γαλλία, 1848-1850»), που έγραψε λίγους μήνες πριν πεθάνει, ο Ενγκελς επεξεργάστηκε μια θεωρία της επανάστασης που εναρμονιζόταν με το νέο ευρωπαϊκό σενάριο.

Το προλεταριάτο είχε γίνει πλειοψηφία και η κατάληψη της εξουσίας μέσω της εκλογικής οδού, χάρη στην καθολική ψήφο, θα του επέτρεπε να υπερασπιστεί ταυτόχρονα την επανάσταση και τη νομιμότητα. Αυτό δεν σήμαινε ότι η «πάλη στους δρόμους» δεν έπαιζε πλέον κανέναν ρόλο. Σήμαινε ότι η επανάσταση δεν μπορούσε να γίνεται νοητή χωρίς την ενεργητική συμμετοχή των μαζών και ότι αυτό απαιτούσε «μακρά και υπομονετική εργασία».

Διαβάζοντας τον Ενγκελς και παρατηρώντας την κατάσταση στην οποία βρίσκεται σήμερα ο καπιταλισμός, μας γεννιέται η επιθυμία να ξαναρχίσουμε αυτή την εργασία.

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Interviews

En la botica de Karl Marx. Entrevista

Después de la pandemia, se ha repetido hasta el hastío: “nada volverá a ser igual”.

Luego, con el tiempo, nos hemos dado cuenta que los cambios que se están produciendo son numerosos y profundos, sí, pero también lo son las constantes. Hoy se dice que la pandemia actúa como un revelador, incluso como un acelerador, de procesos preexistentes. Uno de ellos es el crecimiento de las desigualdades. ¿Sigue siendo Marx indispensable para comprender sus factores, su forma, su posible contraste? Giulio Azzolini, Investigador de Filosofía Política en la Universidad Ca’ Foscari de Venecia, habla de ello con Marcello Musto, profesor de Sociología en la Universidad de York en Toronto y reconocido protagonista de una reciente renovación en los estudios marxistas, a la que contribuyó, entre otras cosas, como autor del reciente Another Marx: Early Manuscripts to the International (Bloomsbury, 2018) y The Last Years of Karl Marx: An Intellectual Biography (Stanford University Press, 2020); y, como editor, de Marx’s Capital after 150 Years: Critique and Alternative to Capitalism, (Routledge, 2019), The Marx Revival: Key Concepts and New Interpretations (Cambridge University Press, 2020). Sus escritos están disponibles en el sitio web www.marcellomusto.org.

 

Giulio Azzolini: Profesor Musto, ¿qué podemos aprender de Marx en esta época de crisis pandémica?

Marcello Musto: Después de años de mantra neoliberal diría ante todo una cosa: que la dimensión cooperativa de los seres humanos es indispensable para la supervivencia de los individuos, no menos que la libertad de los individuos es fundamental para la preservación de la comunidad. La cooperación y la libertad deben considerarse dos elementos indispensables en la “botica de Marx”. En el tratamiento que prescribirá para curar los males de la sociedad contemporánea, también incluiría tres preceptos: la transferencia fuerte del poder de decisión de la esfera económica a la política; el uso de la ciencia y la tecnología para el bienestar de todos y no para el beneficio de unos pocos; y, por último, pero no menos importante, el papel central que debe asignarse a la educación, también a través de asignarle recursos estatales importantes”.

 

La pandemia ha agudizado el conflicto, que ha madurado a lo largo de los años, entre Estados Unidos y China y, en la UE, entre los distintos Estados miembros. ¿Es un choque entre diferentes formas de capitalismo organizado?

Es una tendencia destinada a continuar y observo que entre los países más afectados por el Covid-19 se encuentran, como era de esperar, Estados Unidos e Inglaterra, las naciones que lideraron la cruzada por las privatizaciones y cuyo modelo de capitalismo ha impidió el desarrollo del estado de bienestar o lo desmanteló con saña. Si miramos más allá de la superficie, hay un conflicto aún más importante. Me refiero a la lucha por evitar la redistribución de la riqueza que, en las últimas décadas, ha ganado el capital.

 

Marx no previó el empobrecimiento del proletariado, sino el aumento de las desigualdades entre clases. ¿Está demostrando la historia que tiene razón?

Sí, y de forma aún más llamativa si analizamos la enorme brecha, no solo económica, que existe a escala global. Marx, por ejemplo, comprendió que el colonialismo británico en la India implicaría principalmente el saqueo de sus recursos naturales y nuevas formas de esclavitud, no el progreso anunciado por sus apologistas. En cambio, se equivocó sobre el papel revolucionario de la clase trabajadora europea. Se dio cuenta de esto en los últimos años de su vida, cuando afirmó amargamente que los proletarios ingleses habían preferido convertirse en “la cola de sus propios esclavizadores”.

 

En los países el impacto económico de la pandemia es muy diverso. Muchas empresas se han derrumbado, los gigantes de la web no. Los trabajadores precarios han perdido sus trabajos, los fijos no. Algunos comerciantes han cerrado, otros no. ¿Puede Marx ayudar a descifrar una sociedad cada vez más compleja y caótica?

Su análisis de las clases sociales necesita ser actualizado y su teoría de la crisis, entre otras cosas incompleta, es hija de otro tiempo. Si las respuestas a muchos de los problemas contemporáneos no se pueden encontrar en Marx, sin embargo, señala las preguntas esenciales. Creo que esta es su mayor contribución hoy: nos ayuda a hacer las preguntas adecuadas, a identificar las principales contradicciones. No me parece poco.

 

La crisis actual ha reabierto el tema de la desigualdad de género. ¿Tiene Marx algo que enseñarnos al respecto?

Más que enseñar, creo que sobre este tema hoy estaría empeñado en aprender, en particular del nuevo movimiento feminista en América Latina, protagonista de importantes movilizaciones sociales. Ciertamente no era, como a veces se afirma erróneamente, indiferente al respecto. Entre los estudios que realizó antes de su muerte, se centró precisamente en la importancia de la igualdad de género y en sus programas políticos repitió varias veces que la liberación de la clase productiva era la de “todos los seres humanos, sin distinción de sexo y raza”. Había aprendido de joven, de los libros de los primeros socialistas franceses, que el nivel de emancipación general de una sociedad puede ser evaluado por el de la emancipación de la mujer.

 

En medio de la crisis sanitaria, la batalla por la igualdad étnica también ha estallado en Estados Unidos. ¿Una coincidencia fortuita?

Sí, pero es muy útil y revela otra terrible herida que existe en ese país. #BlackLivesMatter no es un fenómeno pasajero, sino un movimiento que continuará luchando resueltamente contra el racismo y la violencia de las instituciones estadounidenses.

 

Pasemos al tema del vínculo entre las luchas de clases y las luchas ecologistas. Desde su punto de vista, ¿son alternativas, complementarias, están jerarquizadas?

Son complementarios y mutuamente indispensables. Se necesitan las unas a las otras. Las críticas a la explotación del trabajo y la devastación ambiental son ahora indisolubles. Cualquier lucha que olvide cualquiera de estos dos términos estará incompleta y será menos efectiva. Me refiero a las posiciones productivistas del movimiento obrero del siglo XX y a los movimientos ecologistas que muchas veces ignoran el factor determinante del “modo de producción”. Qué, cómo y para quién se produce son cuestiones estrictamente ligadas al factor determinante de la propiedad de los medios de producción.

 

Como subraya en sus estudios, Marx no fue solo el filósofo de la revolución comunista, sino también el político capaz de dotar al movimiento obrero de una organización internacional. ¿En qué medida sigue siendo relevante esta lección suya?

Es una idea sin la cual estamos condenados a la derrota, especialmente en una fase de auge nacionalista. El internacionalismo también significa solidaridad entre trabajadores nativos y migrantes y Marx, que estudió cuidadosamente las migraciones forzadas generadas por el capitalismo, mostró que la división de la clase trabajadora es el eje del dominio burgués. El internacionalismo debe volver a ser uno de los pilares de la izquierda para que sea capaz de liderar la batalla de ideas a largo plazo y no solo en función de lo inmediato.

 

En 2018, China celebró el bicentenario de Marx con gran fanfarria. En Occidente, ¿está el filósofo de Tréveris destinado a sobrevivir como un mero objeto de estudio o todavía es potencialmente capaz de mover a las masas?

China utiliza la efigie de Marx ignorando algunas de sus advertencias más relevantes y, a menudo, evitando leer el contenido de sus textos. Stalin también lo hizo, cuando en la época del gulag se hizo fotografiar a sí mismo, con un rostro tranquilizador, bajo el retrato de Marx. En Occidente, Marx ha reaparecido en las aulas universitarias, pero no volverá a tener la influencia política que tuvo en la época de los partidos “marxistas”. Las nuevas subjetividades políticas que en el futuro tengan la ambición de repensar una sociedad alternativa no podrán, sin embargo, ignorar sus teorías.

 

¿Hoy la izquierda italiana paga el precio de haber defendido el marxismo más allá de su fecha de caducidad o de haberlo abandonado?
Paga el precio por cometer ambos errores. Primero fue demasiado lenta a la hora de identificar los cambios necesarios para enfrentar la metamorfosis del capitalismo y responder a las preguntas planteadas por los nuevos movimientos sociales. Y luego fue miope al abandonar, en lugar de revisar y modernizar críticamente, una interpretación todavía muy válida de la sociedad. Basta pensar en Gramsci, abandonado en el desván justo cuando era el protagonista de un extraordinario redescubrimiento en el mundo. Sin embargo, las contradicciones generadas por el capitalismo no han sido desde hace tiempo tan dramáticas y evidentes como hoy. La historia de la izquierda no ha terminado y en muchos países está floreciendo la literatura sobre las alternativas al capitalismo. Las nuevas subjetividades políticas que en el futuro tendrán la ambición de transformar la sociedad desde sus cimientos no podrán ignorar las teorías de Marx.

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Reviews

Araceli Mondragón, Boletín CLACSO

Después de la borrachera del capitalismo triunfante que marcara como icónico aquel 1989, el de la caída del muro, llegaría muy pronto la resaca neoliberal que no sólo evidencia las contradicciones y crisis recurrentes el sistema; sino también, ante la falta de alternativas; no tiene empa-cho en ejercer de manera cínica y descarnada la violencia y el sacrificio de la vida en favor de la ganancia, sin “oponente” alguno que le haga contrapesos.
Como ha sucedido en varias ocasiones, luego que se declarara muerto y enterrado por sus detractores, el “Moro” de Trevéris surge nuevamente, más fuerte y más vigente; pero también más urgente, frente al peligroso ascenso de la ultra-derecha, de los neofascismos y su correlato de “na-turalización” de las desigualdades y la pobreza, de los nuevos despojos y la degradación de lo político y del bien común.

La crisis del capital hoy no es sólo, ni principalmente, económica; es profundamente política, es humana, es ecológica, y alcanza dimensio-nes que, por cierto, no fueron ajenas al análisis de Karl Marx, tal como lo enfatiza Marcelo Musto en su libro y que abarcan temas tan importan-tes como actuales: el cuerpo como territorio mínimo vital; la naturaleza degradada a un sentido “cósico”; las formas de propiedad colectiva no contraladas por el Estado; la centralidad de la libertad individual en la esfera económica; el lugar de las mujeres en la familia y en la sociedad.

Tal como señala el autor desde la introducción, Marx no es solamente actual sino hasta “profético”. El término profético es muy interesante; no sólo porque reconoce la capacidad para vislumbrar las tendencias del futuro a partir de la agudeza científica y el rigor de los análisis marxistas que alcanzaron a desentrañar aspectos esenciales del metabolismo del capital que hoy, no sólo son vigentes; sino incluso más evidentes que en el siglo XIX. Pero también por las connotaciones éticas que implica esta palabra. Y que no es un argumento marginal en nuestro tiempo; hace falta recuperar este sentido ético y la esperanza en un sujeto de acción social; un sujeto revolucionario que es un aspecto central en el pensa-miento marxista; tanto por razones teórico-críticas; como por razones ético-práxicas.
Así, Marx celebró en 2018 sus 200 años gozando de inmejorable salud y dispuesto para un diálogo muy rico con nuevos lectores que también con nuevas miradas se permiten escudriñar sobre vetas poco exploradas de este gran pensador, para así, formular preguntas, actualizar temas, repensar el capitalismo desde los problemas y condiciones actuales. Por otra parte, nuevas traducciones, ediciones, hallazgos, sobre todo con la MEGA2 (la nueva edición histórico-crítica de las obras completas de Marx y Engels), contribuyen a nuevas lecturas y nuevos encuentros con una obra compleja y multifacética; pero, sobre todo, muy viva, que nos si-gue diciendo mucho respecto a los grandes problemas de la humanidad.
Como bien apunta Musto, más allá de la fundamental confrontación en-tre capital y trabajo; encontramos en Marx problemas tan históricos y tan actuales como el tema de la colonialidad; que si bien es cierto que ha sido trabajado por grandes marxistas como Luxemburgo, Lenin, Mariá-tegui, González Casanova, Dussel, Federici o Quijano, hoy cobra nuevas miradas e importantes actualizaciones a la luz del propio avance de la teoría crítica y de las ciencias sociales. Hoy, por ejemplo se puede pro-fundizar en la colonialidad epistemológica o la colonialidad en los cuer-pos, en niveles micro; o en las tierras; en los mares profundos e incluso en el espacio exterior, en niveles macro.

Y estas son líneas que, en otros contextos históricos, principalmente en el siglo XX, fueron hasta cierto punto marginales, frente a otros pro-blemas que enfrentaban las izquierdas en todo el mundo; pero que se encuentran latentes en vastos pasajes de la obra marxiana. Otro aspecto fundamental es la relación con la naturaleza o, como le llamamos ahora, el problema de la ecología, que es una de las reflexiones esenciales los primeros análisis del joven Marx.
En este contexto, me parece que uno de los grandes aportes en el libro de Musto, es llamarnos a cobrar conciencia de los muchos aspectos y recovecos que podemos escudriñar en la obra de Marx y que, en otros momentos, por las necesidades histórico-políticas de los problemas a los que se enfrentaban los lectores en el siglo XX pudieron ser obviados o pasados de largo y que nos representan reflexiones y herramientas teóricas muy ricas para analizar y afrontar la realidad de nuestro tiempo.

Por otra parte, se trata de una biografía intelectual del último período de la vida de Marx, “el último viaje del Moro”, que va tejiendo la figura del hombre, el padre, el abuelo con el aporte y la pasión intelectual en que se empeña el pensador y el militante que, consciente de que se está despidiendo de la vida, y que a pesar de los dolores, tanto físicos como espirituales –es el período en que mueren Jenny, su esposa y Jenny, su primogénita-, está dispuesto a cumplir, en la medida de lo posible, con la labor intelectual en la que empeñó su vida. Así, nos comenta Musto, este período del “último Marx” es: “… también el Marx más íntimo, aquel que no esconde su fragilidad frente a la vida, pero continúa, sin embargo, combatiendo”.

Nos explica Musto:

En el bienio 1881-1882, Marx emprendió un estudio profundo de los más recientes descubrimientos en el campo de la antropología, de la propie-dad común en la sociedad precapitalista, de las transformaciones ocurri-das en Rusia después de la abolición de la esclavitud y del nacimiento del Estado moderno. Además, él fue un atento observador de los principales sucesos de la política internacional, y las cartas de la época testimonian su apoyo sostenido a la lucha por la liberación en Irlanda y su firme opo-sición a la opresión colonial de la India, Egipto y Argelia.

Es también a principios de febrero de 1881 cuando Marx recibe la carta de Vera Zasúlich, repensando un tema que, sin duda, lo había ocupado muchas veces antes y que le interesaba sobremanera: la sociedad rusa, la cuestión agraria y la comuna rural.
Es también este el momento en que Marx se deslinda con aquella frase celebre: “Lo único cierto es que no soy marxista” (que Engels escribe en una carta a Bernstein, a principios de noviembre de 1882), respecto a aquellas lecturas esquemáticas y deterministas de su propia obra y que quitan el peso específico de la historia y la acción como elementos concretos del cambio social. También en este sentido apunta la respues-ta cauta de Marx a Vera Zásulich y que reflejan, por una parte, al del pensador sistemático que señala que sus estudios sobre la dinámica del capitalismo, particularmente en lo que concierne a la acumulación ori-ginaria, se centraron en un contexto histórico muy específico, el euro-peo; que es completamente distinto al ruso y que, por lo tanto, no sirve como una regla para contextos histórico-sociales diferentes. Y, por otra parte, la del entusiasta militante, que está muy atento del cambio social y de las fuerzas revolucionarias que pueden representar los populistas y comuneros rusos y que en sus apuntes reflexiona que es posible que no sea indispensable el “suicidio” de la comuna, para transitar al cambio revolucionario.

En estos años Marx, hace patente, en correspondencia y en sus notas, que la revolución precisa, tanto de las condiciones históricas de desa-rrollo económico; como del sujeto revolucionario que la haga posible. El carácter imprescindible, tanto de elementos materiales, objetivos; como de elementos intelectuales y sociales, subjetivos.

Personalmente, creo que esta biografía intelectual del último Marx, resulta incluso pedagógica para las izquierdas actuales; en la medida en que se muestra la estatura no sólo intelectual; sino moral a la que debe estar un revolucionario que se precie de serlo. Los últimos años del “Moro”, son los de un Marx sereno, estudioso, conocedor de la historia y la política europeas y preocupado por el acontecer del mundo, un ejem-plo de vida para la dignificación de la política y la militancia en tiempos de una terrible decadencia. En estos momentos en que la idea misma de la política puede causar prurito o rechazo; porque en muchos lugares del mundo se ha devaluado a lo mínimo; sobre todo luego del paso de la langosta voraz del neoliberalismo que, sin empacho se dedicaron a expoliar –aún más y con más descaro-, lo poco que quedaba del bien común.

Otro tema importantísimo que está latente en el texto es el tema de la ideología que cobra nuevas dimensiones en estas épocas de “infodemia” y de “fake news”, cuando es urgente apelar a la conciencia y al espíritu críticos.

Por otra parte, está relectura de Marx, a la que nos invita de manera constante y, por cierto también muy convincente, Marcello Musto, nos permite volver a dialogar, con una constelación de pensadoras y pensa-dores marxistas que, si bien son figuras centrales, trabajan temas y re-flexiones que en otros momentos fueron heterodoxos y a los que, quizá, desde las necesidades de otros momentos políticos, no se había dado la relevancia adecuada o no se había profundizado en aspectos que enton-ces aparecían como “marginales” y hoy se colocan como centrales. Por poner algunos ejemplos, traigo a cuenta a Luxemburgo, Bloch, Lukács, Korsch o Kollontai.

Por otra parte, me parece muy significativo, tanto por el interés del estudio de Marx, en general; como por el libro de Marcello Musto, en particular; que las primeras traducciones de este último se hayan dado principalmente en lenguas no-europeas: el tamil, el coreano y el japo-nés; el árabe, el farsi, e indonesio y por otra parte en lenguas europeas, pero también para un público mayoritariamente latinoamericano: en portugués se edita en Brasil y en castellano en México. Es muy revela-dor, porque no sólo ilustra ciertas dinámicas e intereses intelectuales y académicos, sino que nos permite también preguntarnos por la urgencia de la praxis; por los sujetos de la acción social o los sujetos revoluciona-rios, en términos marxistas que por lo general son liminares.

Hago, pues una invitación a leer Karl Marx (1881-1833). El último viaje del Moro, porque además del rigor intelectual es un texto muy bien es-crito, con una pluma fluida y agradable en términos literarios. A mí en algunos paisajes me hizo sentirme dentro del ambiente del estudio de Marx, con su pequeño escritorio atiborrado de libros y papeles bajo la luz de la lámpara con pantalla verde y acompañándolo en su andar por la habitación. Y casi sentí el viento, el vaivén de las olas y el tintinear de los vasos en la embarcación que sirvió de escenario para la entrevista que le hizo John Swinton.

A propósito de este último pasaje, cierro con una anécdota de aquella entrevista y que me parece central, para la militancia, pero también para la vida: Y es que, siempre, y esto acontece desde el momento de nacer hasta el de morir; y como entes o como sujetos, como militantes o como quienes resisten; en lo íntimo y en social; y particularmente hoy, que en tantos ámbitos y en tantos lugares se ha olvidado y resuena muy esperanzador lo que Marx respondió al periodista norteamericano a la pregunta ¿Cuál es la ley última del ser? Marx respondió: “¡La lucha! Ella misma… ¡La lucha!”.

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Janaína de Faria, LSE Review of Books

In Karl Marx’s Life, Ideas, and Influences, editors Shaibal Gupta, Marcello Musto and Babak Amini bring together contributors to commemorate the 200th anniversary of Marx’s birth and to discuss the relevance of his theoretical and political legacy today.

The book offers an open-minded, informative and thought-provoking collection of contributions that inspires in-depth discussions not only of past Marxian and Marxist legacies, but also of how we learn from them to act upon our present and future world, writes Janaína de Faria.

Karl Marx’s Life, Ideas, and Influences: A Critical Examination on the Bicentenary. Shaibal Gupta, Marcello Musto and Babak Amini (eds). Palgrave Macmillan. 2019.

Karl Marx’s Life, Ideas, and Influences, edited by Shaibal Gupta, Marcello Musto and Babak Amini, brings together a selection of high-quality papers that were presented at one of the largest international conferences organised in 2018 to commemorate the 200th anniversary of Marx’s birth and to discuss the relevance of his theoretical and political legacy to today’s world.

As a byproduct of the international diversity of the participants of the conference – held at the Asian Development Research Institute in Patna, India – the book contains sixteen chapters by scholars from and/or based in various parts of the globe and it includes four women among its contributors. This deliberately internationalist approach is undoubtedly welcome and necessary. More fundamentally, it is not a mere formality: the editors do justice to this internationalism in showcasing the heterogeneous nature of the revival of Marxism in the 21st century around the world. This heterogeneity concerns the wide range of complex topics and styles explored in the book as well as its openness to different and controversial (re)interpretations of Marx and Marxism. While the anti-dogmatic perspective can be considered the stamp mark of the book, readers should not expect it to be an easy read for complete beginners in the broad research field on Marx and Marxism.

The structure of the book was designed with consistency by the editors: the various themes are organised under the intertwined umbrellas of Part One, ‘On the Critique of Politics’, and Part Two, ‘On the Critique of Political Economy’. I found this organisation particularly clever because it directly alludes to Marx’s early project in 1844 to write a two-volume work on the Critique of Politics and Political Economy. For reasons explained in his famous 1859 ‘Preface’ to A Contribution to the Critique of Political Economy, Marx’s studies led him to instead begin with an in-depth study of Political Economy, which later culminated in his (unfinished) masterpiece Capital.

However, as Michael Krätke has pointed out elsewhere, Marx’s plan to develop a critique of politics was deferred, but never abandoned, throughout his lifetime. In my view, despite all the efforts and advances made in the past 150 years or so to unfold the mediating elements between the inner laws of capital accumulation and national and international politics, this articulation remains one of the core frontiers for categorical development within Marxism. The editors’ structuring of the book is thus not only appropriate when it comes to the content of its chapters, but also reminds us of the need to strengthen the theoretical nexus between the critique of politics and the critique of political economy.

It is in this sense that I share my reflections on the theory of fetishism and the theory of interest that were triggered by the seemingly unconnected chapters by Paula Rauhala and Jan Toporowski, respectively presented in Parts One and Two. Rauhala’s analysis brilliantly articulates different interpretations of Capital from West and East Germany by providing the historical context of each side of the country both in terms of the general living conditions of the working class as well as the (geo)political structure under which they lived. Rauhala is especially interested in counterposing West German readings of Capital that stress Marx’s theory of money and commodity fetishism but are dismissive of the underpinning role of the theory of surplus value in Marx’s more complex concept of capital fetishism. Toporowski, in turn, is spot on when he emphasises that Marx antagonised both classical political economy – mainly David Ricardo, who regarded ‘interest as determined by the current rate of profit’ (225) – as well as French socialist Pierre-Joseph Proudhon, who ‘attributed the evils of capitalism to excessive interest or usury’ (215). For Marx, they both held a fetishistic conception of money and interest.

Rauhala is thus absolutely right when she insists that: ‘fetishism is a crucial concept, and it is present in all three books of Capital. The fetishisms of commodities and money are just the beginning of the story, and after the fourth chapter of the first volume, the concept of fetishism is always related to surplus value and to the mechanisms of its production, circulation, and distribution’ (186). In Chapter Four of the first volume of Capital, one reads that:

“capital is money, capital is commodities. In truth, however, value is here the subject of a process in which, while constantly assuming the form in terms of money and commodities, it changes its own magnitude, throws off surplus-value from itself considered as original value, and thus valorises itself independently. […] By virtue of being value, it has acquired the occult ability to add value to itself (Capital, vol. I, Penguin ed. 1990, 255).”

Indeed, Marx further argues in the third volume that ‘in interest-bearing capital […] this automatic fetish is elaborated into its pure form, self-valorising value, money that makes (breeds) money, and in this form it no longer bears any marks of its origin. The social relation is consummated in the relationship of a thing (money) to itself’ (Economic Manuscripts of 1864-5 [vol. III], Brill ed. 2016, 492-93).

Toporowski particularly discusses Marx’s argument in Capital that capitalist industrial investments allow for the extraction of surplus value from workers, the source of profits, ‘out of which interest may be paid’ (225). It is thus class exploitation that underpins capitalist interest payment but, in contrast to Ricardo’s position, ‘not necessarily from the surplus value produced at the time of the interest payment’ (219). I do have reservations, nonetheless, about Toporowski’s claim that Marx’s theorisation was limited by his ‘time of ‘’classic capitalism’’’ (225), when productive and commercial capitalists depended primarily on past accumulated monetary hoards for loans, through the intermediation of banks. I find this view overlooks the fact that Marx sketched an analysis of the credit system in the third volume of Capital grounded on his concept of fictitious capital, with a particular focus on banking, share capital and public debt assets. Crucially, he was well aware that banks did not rely, in absolute terms, on accumulated deposits and reserves in order to provide credit money for those who demanded it – a feature of the banking system that is today reinforced by post-Keynesians.

In short, Rauhala’s and Toporowski’s chapters highlight that class exploitation and surplus-value extraction cannot be sidelined – they are at the heart of Marx’s critique of political economy’s trinity formula. Capital indeed culminates in revealing that the capitalist mode of production encompasses a particular mode of distribution that reproduces the illusion that revenues (rent, interest, profit, wages) emerge out of things themselves (land, money, machines, labour) instead of from underlying exploitative social relations. The deep political implications of this involve the predominant liberal fetishistic notions of equality, freedom and fairness, which many Marxists may also fall prey to up until today.

Regarding other notable contributions in the edited collection, Ramaa Vasudevan’s chapter on the state-credit standard particularly caught my attention and inspired me to search for her other works. Ajit Sinha’s chapter is very coherent and elaborates effectively on the discussion of the supposedly logical inconsistency in Marx’s exposition of the transformation of value into prices of production in Capital. He takes the standpoint of the Italian economist Piero Sraffa, but readers would have benefitted from a critical engagement with Fred Moseley’s counterarguments on the topic, developed in his latest book, Money and Totality. Kohei Saito’s chapter effectively clarifies the intertwined relation between the economic and political spheres in Marx’s works, and can be read alongside Musto’s and Amini’s contributions, as they complement each other.

I must also mention that I learnt a lot from Miguel Vedda’s discussion on the ‘elective affinity between dialectical materialism and the tradition of essayism’. Vedda convincingly argues that this affinity – ‘not only as a genre but also, and more importantly, as a method of enquiry and even as an ethical and political stance towards the world’ (4) – can be particularly helpful for grasping ‘the possibilities and the limits of Marxism in Latin America’ (5). Finally, it should be noted that Peter Beilharz’s chapter is very impressive, not only when it comes to its academic content, which focuses on the recent revival of interest in Marx’s works across the globe, but also regarding its creative ‘breakdance’ style.

All in all, the book offers an open-minded, informative and thought-provoking collection of contributions that inspires in-depth discussions not only of past Marxian and Marxist legacies, but also of how we learn from them to act upon our present and future world.

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Francesco Biagi, Altraparola

Non è semplice recensire l’ultimo volume curato da Marcello Musto dal titolo Marx Revival.

Concetti essenziali e nuove letture (Donzelli, Roma, 2019, pp. 470): si tratta di un testo a vocazione enciclopedica. Ventidue capitoli e ventidue autori per ventidue voci che chiarificano e riattualizzano, nel nuovo secolo XXI, il corpus bibliografico di Karl Marx. Scrive Musto nella prefazione: “In seguito alla crisi economica del 2008, Karl Marx è ritornato di moda. Da allora, in numerosi quotidiani, riviste e libri accademici è stato costantemente osservato che il suo pensiero risulta ancora indispensabile per comprendere le contraddizioni del capitalismo e i suoi meccanismi distruttivi. […] Questo libro […] si prefigge di presentare un Marx per molti aspetti differente da quello conosciuto attraverso le correnti dominanti del marxismo novecentesco. Esso muove dal duplice intento di ridiscutere, in modo critico e innovativo, i temi classici della riflessione di Marx e di sviluppare un’analisi approfondita di alcune tematiche fino a oggi ancora non sufficientemente accostate al suo pensiero. Questo volume si offre, dunque, come uno strumento prezioso sia per riavvicinare Marx a quanti ritengono, erroneamente, che sia già stato scritto o detto tutto sulla sua opera, sia per presentare questo autore a una nuova generazione di lettori che non hanno ancora avuto modo di avvicinarsi ai suoi scritti. Oggi risulta evidente la necessità di aggiornare molto di quanto Marx scrisse oltre centocinquant’anni fa. Al contempo, le fondamenta della sua analisi continuano a offrirci insostituibili armi critiche per ripensare la costruzione di una società alternativa al capitalismo”1. L’obiettivo è quello di presentare “un Marx molto diverso da quello dogmatico, economicista ed eurocentrico che a lungo ha dominato la scena” (p. XII).

L’operazione editoriale . interessante non solo perché il volume in origine nasce per la lingua inglese, ma anche perché sta per essere pubblicato progressivamente in tante altre lingue: quasi l’autore volesse fornire uno strumento a livello internazionale per meglio comprendere il mondo con Marx. Per Musto (come scrive nel suo capitolo dedicato alla voce “comunismo”) e seguendo Walter Benjamin, oggi si dipana una “nuova ora” per la leggibilità delle opere di Marx, grazie alla fine dei socialismi reali conosciuti nel Novecento (pp. 45-46). Si tratta di ritornare agli scritti di Marx non per velleità filologiche, ma per comprendere come reinventare un polo di resistenza anti-capitalista simultaneamente sul piano della teoria e della pratica politica. Da un lato, sul piano della teoria perché non esiste autore più citato e più incompreso di Marx, tanto che egli stesso rifiutò di considerarsi “marxista” (lo ricorda Wallerstein nella voce “marxismi” a p. 431). Dall’altro, sul piano della pratica perché – per i motivi più svariati, dopo quasi un secolo e mezzo dalla sua morte – la Comune di Parigi rimane ancora l’unica esperienza politica di “socialismo realizzato” che si avvicina alle teorizzazioni del Moro di Treviri. Di conseguenza, siamo di fronte a una pubblicazione profondamente demistificatrice di stereotipi e pregiudizi. Seguendo la strada tracciata da Musto, potremmo dire che nel XXI secolo potremmo forse iniziare a poterci dire veramente “marxiani”, ma sicuramente non più “marxisti”.

Un’ulteriore merito del libro è la rilettura di Marx attraverso significati e lemmi: simile modalità permette al lettore di non spaventarsi di fronte alle quasi cinquecento pagine, vi è la possibilità di immergersi nel pensiero dell’autore iniziando dalla voce che più lo incuriosisce. I capitoli dedicati a “capitalismo” (Michael R. Krätke), “democrazia” (Ellen Meiksins Wood) e “ecologia” ( John Bellamy Foster) dispiegano un pensiero marxiano estremamente utile per ordinare le idee di fronte alla pandemia di coronavirus in corso. Altre voci come “eguaglianza di genere” (Heather A. Brown), “nazionalismo” (Kevin B. Anderson), “migrazioni” (Pietro Basso), “colonialismo” (Sandro Mezzadra e Ranabir samaddar) e “Stato” (Bob Jessop) mettono in ordine il dibattito avvelenato da populisti di sinistra e da nuovi socialisti-nazionalisti desiderosi di piegare l’eredità di Marx ai bisogni del cosiddetto “maschio bianco occidentale”. Ancora, i termini “globalizzazione” (Seongjin Jeong), “guerra e relazioni internazionali” (Benno Teschke) e “religione” (Gilbert Achcar) dimostrano la poliedricit. del Moro e la sua grande capacità di misurarsi con l’essere-in-comune-degli-uomini a partire da diversi piani di convivenza sociale. Parole come “educazione” (Robin Small), “arte” (Isabelle Garo) e “tecnologia e scienza” (Amy E. Wendling) permettono di comprendere come, di volta in volta, sia molto riduttivo assegnare a Marx un’etichetta disciplinare. Infine, “proletariato” (Marcel van der Linden), “lotta di classe” (Alex Callinicos), “organizzazione politica” (Peter Hudis), “rivoluzione” (Michael L.wy), “lavoro” (Ricardo Antunes) e “capitale e temporalit.” (Moishe Postone) sono voci che tratteggiano una nuova costellazione del dibattito sull’emancipazione e la liberazione umana: riscopriamo
un Marx in profonda antitesi, per esempio, nei confronti dei regimi “totalitari”, anzi, è a partire dalla realizzazione concreta delle libertà umane che l’autore pensa una possibile alternativa anti-capitalista.

Al fine di non rimanere prigionieri di un registro linguistico elogiativo nei confronti del volume che si va a recensire, come studioso che – dal punto di vista marxiano e sulla scia di Henri Lefebvre – si misura con la questione urbana e gli studi sociali sulla produzione dello spazio operata dal capitalismo, vorrei evidenziare un limite. L’opera. carente di un capitolo che discuta la città, l’urbano e quella produzione dello spazio capitalista che ha progressivamente iniziato a modellare lo spazio di vita umano dalla rivoluzione industriale fino ad oggi. Sarebbe stato utile avere un capitolo su tale problema scritto dal pugno – per esempio – di David Harvey o di Mike Davis, per citare solo due tra gli autori più celebri che – con Marx – hanno riflettuto su come il capitale abbia vampirizzato anche la dimensione spaziale.

Infine, tale considerazione critica, è bene specificare, ha un intento costruttivo e si muove nel medesimo campo aperto dal curatore. Sono convinto che sia necessario provare a riscattare le prospettive di ricerca inaugurate da Marx, con l’intenzione di riavviare una nuova stagione di studi di teoria critica capaci di risvegliare la società e l’accademia dalla “sbornia neoliberista” che ci ha impoverito, da un lato, nella materialità della nostra vita quotidiana, dall’altro nella possibilità di avere luoghi liberi e indipendenti dalle logiche di mercato dove l’essere umano possa progredire con il suo intelletto. Mark Fisher ricorda in Realismo capitalista come ci abbiano convinto del fatto che sia più semplice immaginare la fine del mondo rispetto alla possibilità di una fine del capitalismo. Non vogliamo rassegnarci a questo, nonostante il governo inglese, dopo
Bolsonaro in Brasile2, metta al bando per legge gli studi anti-capitalisti3.

M. Musto (a cura di), Marx Revival. Concetti essenziali e nuove letture, Donzelli, Roma, 2019, pp. XI-XIII. D’ora in avanti le pagine saranno indicate nel testo fra parentesi tonde.
2  .    Si veda: AA.VV., “Com vis.o utilitarista da pesquisa cient.fica, governo Bolsonaro ataca Ci.ncias
Humanas e Sociais”, Sinduffs, 8 aprile 2020, online: https://sinduffs.org.br/noticias/mobilizacao/
com-visao-utilitarista-da-pesquisa-cientifica-governo-bolsonaro-ataca-ciencias-humanas-esociais/.

3.    Si veda: M. Busby, “Schools in England told not to use material from anti-capitalist groups”, The
Guardian, 27 settembre 2020, online: https://www.theguardian.com/education/2020/sep/27/ukschools-
told-not-to-use-anti-capitalist-material-in-teaching?fbclid=IwAR2p5l5bHzWsCfuZ7f0nv
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