I Lineamenti fondamentali dell’economia politica (“Grundrisse”) costituiscono l’agone privilegiato della marxologia, ma anche di una certa tendenza degli approcci iniziali al pensiero di Marx.
Si tratta del materiale preparatorio del Capitale, “frutto di quindici anni di studio”, di cui nel’59 Marx redige una accurata “Relazione”, Si tratta di un testo di non facile comprensione, per il quale vale il suggerimento di Jenny Marx di lasciare agli specialisti le cose più tecniche e difficili.
Il volumetto contiene il testo del Quaderno M steso nell’agosto del ’57 che apre i Grundrisse edil commento di Musto. Questo consta di due parti: una esauriente introduzione (§§ 1-4 pp. 53-70), che inquadra lo scritto nel momento storico e nella biografia intellettuale e politica dell’autore; ed il commento vero e proprio (§§ 5-9, pp.71-122) che contribuisce al chiarimento delle molte e conclamate difficoltà di interpretazione del testo.Segue una nota bio-bibliografica, ed un indice dei nomi.
Musto sottolinea nel §5 che il periodo fra ‘estate ’57 e la primavera del’58 fu uno dei più prolifici della produzione marxiana. Una circostanza significativa, che esprime tutta l’urgenza di “mettere in chiaro almeno le grandi linee” della critica dell’economia politica, “prima del diluvio” che Marx (erroneamente) prevedeva come effetto della crisi economica del ‘57.
Una situazione, anche emotiva, che spiega il carattere del testo fra i più dibattuti dell’opera di Marx per la asistematicità e la provvisorietà, che lo rendono “estremamente complesso e controverso” (74). Ma che contiene “alcune formulazioni essenziali … della concezione della storia”, una “elencazione di questioni la cui soluzione permaneva problematica… e l’articolazione delle categorie teoriche”; e che è “il più esteso e dettagliato pronunciamento sulle questioni epistemologiche mai compiuto da Marx … un riferimento rilevante per la comprensione del suo pensiero e uno snodo obbligato per meglio interpretare l’intero corpo dei Grundrisse” (74). Le difficoltà del testo gettano nello sconforto il lettore comune (abituato alla provocatoria chiarezza di Marx), ad esso è rivolto il valido aiuto offerto da Musto.
Marx si accinge al lavoro in modo sistematico, a partire da una accurata strutturazione del Contenuto dell’Introduzione stessa: “ 1. La produzione in generale; 2. Rapporto generale della produzione con distribuzione, scambio e consumo; 3. Il metodo dell’Economia politica; 4. Mezzi (forze) di produzione e rapporti di produzione, rapporti di produzione e rapporti di circolazione ecc. “
Nei §§ 6 e 7 del libro Musto analizza e la descrizione dialettica che Marx fa dei rapporti economici affrontati rispettivamente nei punti 1 e 2 dello schema, le parti più rifinite, nelle quali si manifesta la consueta chiarezza della scrittura marxiana. In particolare nel punto 2 Marx fornisce una chiara formulazione della sua concezione storico-materialistica della dialettica, differenziandola da quella hegeliana. Su questo nodo problematico Marx tornerà nel Poscritto al I volume del Capitale, in un celebre passo, riportato da Musto nella conclusione del libretto.
Il è dedicato al commento del punto 3 dello schema dedicato alle questioni del metodo, qui più che mai il lavoro di Musto è prezioso per il lettore che aiuta a districarsi dalle ingarbugliate sottigliezze di considerazioni metodologiche acutissime, già utilizzate nel paragrafo precedente, certamente ponderate nella sostanza, ma del tutto provvisorie nella formulazione. Fra l’altro Musto mette in guardia dal pericolo di una lettura evoluzionistica della concezione marxiana del processo storico, e nei confronti dell’accusa che Marx muove ad Hegel di confondere il movimento della conoscenza con quello della natura (pp.103-104).
Nel Musto analizza il quarto ed ultimo paragrafo del testo marxiano (pp.46 e 47) che presenta un articolazione complessa. A differenza degli altri paragrafi, qui Marx si limita ad un sommario, ad un Notabene in otto punti e ad una nota su “l’arte greca e la società moderna” . Di questo elenco, Musto dice sbrigativamente che “fu scritto a mo’ di promemoria, senza ordine alcuno, e fornisce soltanto un’idea molto vaga di cosa Marx pensasse etc.” [c.vo mio]. In conseguenza di questo giudizio Musto si limita ad indicare solo tre di questi otto punti senza analizzarne nessuno. Sembra che a conforto del severo giudizio di Musto, giochi il fatto che Marx stesso non include questa parte del manoscritto nell’Indice del ’59. Tuttavia c’è forse da chiedersi se non sarebbe utile proprio tentare di leggere questa paginetta “come se” le parti di essa fossero collegate fra loro in modo implicitamente ordinato, organico e sistematico.
Infine, in un testo così sommario sorprende l’ampiezza della trattazione dedicata alla questione relative all’arte. Anche l’interpretazione di questo testo presenta difficoltà, additate da Musto e non del tutto appianate neppure in alcune illustri trattazioni dell’”estetica” marxiana, come quella di Lukacs. La prospettiva di Marx è duplice: da un lato c’è il problema dello sviluppo ineguale delle espressioni artistiche rispetto alla “struttura”; dall’altro quello della loro [relativa] dipendenza. Ma è probabile che la diversità fra i due punti di vista sia legata all’ampiezza della prospettiva storica che si assume nello studio dei fenomeni.
Nella Conclusione (10) del prezioso libretto, Musto sottolinea il valore imprescindibile di questo testo, ed in particolare della sua parte metodologica, in considerazione del fatto che Marx non affrontò più la questione del metodo, con la sola eccezione del Poscritto al I libro del Capitale, e comunque in nessuna delle successive occasioni Marx ne lascia trasparire, come fa qui, la complessa genesi di esso.
Marcello
Musto