Ecologia e migranti com’è moderno il pensiero critico del Marx politico

Marx 201, per andare oltre agli anniversari tondi, l’università di Pisa e la York University di Toronto organizzano col patrocinio della Regione Toscana una conferenza internazionale sul pensiero marxista da oggi al 10 maggio al polo didattico Carmignani.

“Marx 201. Ripensare l’alternativa” è il titolo dell’appuntamento a cui partecipano trenta studiosi (tra essi Michael Löwy, Silvia Federici e Bob Jessop), provenienti da 14 paesi che si confronteranno sulle teorie politiche di Marx e sulla necessità di guardare questo autore in modo radicalmente diverso dalla vulgata che lo ha descritto come dogmatico, economicista ed eurocentrico.

La conferenza sarà aperta dal rettore dell’ateneo di Pisa Paolo Mancarella e dal governatore della Toscana Enrico Rossi. Fra gli ospiti, Luciana Castellina (su: La trasformazione della classe lavoratrice: il becchino frantumato), il segretario della Cgil Maurizio Landini, il vicepresidente della Bolivia Álvaro García Linera, Elvira Concheiro dell’Universidad Nacional Autónoma de México, che parlerà su “Marx e il femminismo: un incontro possibile” e che è fra le organizzatrici assieme ai professori Alfonso Maurizio Iacono, dell’ateneo pisano che ha ideato la conferenza, e Marcello Musto, della York University di Toronto. Musto, Sociologia teorica, è autore fra gli altri di libri come Marx for Today (Routledge, 2012) e del più recente, pubblicato in Italia da Einaudi (2018) Karl Marx Biografia intellettuale e politica (1857-1883).

 

Professor Musto, come si rilegge e cosa si rilegge del pensiero di Marx nel 2019?

«Marx non va riletto né con l’economicismo dogmatico di molti marxismi novecenteschi, né come fanno i liberali, i quali si sforzano di raffigurarlo come un classico che non avrebbe nulla da offrire al presente. Andrebbe riletto alla Marx, ovvero criticamente. Negli ultimi anni sta emergendo una nuova — e per molti versi sorprendente — esplorazione del Marx politico. Si rileggono le sue riflessioni su tematiche, a torto, raramente accostate al suo pensiero che rivestono cruciale importanza nell’agenda politica contemporanea. Tra queste vi sono ecologia, migrazione e nazionalismo».

 

La nuova classe operaia oggi è il fattorino di Amazon o il rider di Deliveroo. Cosa ha in comune e in cosa si differenza dall’operaio che aveva come riferimento Karl Marx?

«La fabbrica fordista associata al proletariato delle grandi fabbriche, che militava nei partiti della sinistra, si è diffusa dopo la scomparsa di Marx. Le difficoltà che egli incontrò nell’organizzare i lavoratori precari e non qualificati, al tempo della Prima Internazionale, nel 1864, sono molto più contigue di quanto in genere si ritiene a quelle delle organizzazioni politiche e sindacali contemporanee.

Ovviamente, quella dei nostri giorni è una società molto complessa ed è necessaria una nuova riflessione su cosa sia il proletariato oggi. Quella prodotta da Marx nell’Ottocento non è più sufficiente».

 

Qual è a suo avviso la radice dell’avanzata delle destre in diversi paesi dell’Europa?

«Esistono delle motivazioni economiche dovute alla disoccupazione, alle privatizzazioni e allo smantellamento del welfare state che hanno contraddistinto il decennio di crisi sociale cominciato nel 2008. Poi vi sono le enormi responsabilità politiche delle forze progressiste che hanno abdicato al loro ruolo, rinunciando alla costruzione di alternative, nel mutato contesto della globalizzazione capitalista. Dagli anni Novanta, esse si sono limitate a proporre blandi palliativi al neoliberismo, con il quale sono state, poi, di fatto identificate. Nell’Europa dell’Est va aggiunto il rifiuto verso il socialismo, dovuto al ricordo dei regimi oppressivi sorti proprio in nome di Marx».

 

Se Marx fosse vissuto oggi sarebbe stato favorevole alla Brexit?

«Cerco sempre di evitare di dire cosa “avrebbe detto o scritto Marx”. Più che concentrarsi sugli esiti dei referendum, forse egli avrebbe criticato i processi di fondo che li precedono. Marx avrebbe attaccato ferocemente la natura anti-sociale dell’Unione Europea, la minaccia del debito pubblico sui suoi Stati membri e le politiche di austerità. Si sarebbe scagliato contro l’idea — oggi divenuta dogma — che l’economia è un ambito separato e immodificabile e avrebbe svelato il volto di un capitalismo in grave crisi di consenso e, al fine, incompatibile con la democrazia».

 

In un lavoro che è scarso e parcellizzato, si può ancora immaginare un fronte comune per la “classe operaia”?

«La solidarietà di classe è tanto più indispensabile in un contesto come quello presente. Fu Marx stesso a mettere in risalto quanto la contrapposizione tra i proletari autoctoni e quelli stranieri — oltretutto discriminati — fosse un elemento essenziale del dominio economico e politico delle classi dominanti. Vanno di certo reinventate nuove modalità di conflitto e di organizzazione politica e sindacale, ma senza un fronte comune degli sfruttati si profila un orizzonte di guerra tra poveri e competizione sfrenata tra gli individui».

Published in:

La Repubblica

Pub date:

8 May 2019

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Interview by Laura Montanari

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