Ferdinando Fasce, Il Secolo XIX

Review of Karl Marx. Biografia intellettuale e politica 1857-1883

1160 ANNI DI “PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA”
Karl Marx e le sue ambizioni fra acciacchi e bohème londinese

Compie 160 anni “Per la critica dell’economia politica” (1859), uno dei pochi testi di Karl Marx apparsi quando il filosofo tedesco era ancora in vita. Parte del travagliato cammino che lo avrebbe portato alla redazione del “Capitale”, Marx vi saggiava la possibilità di compiere una svolta critica nel pensiero economico, sganciandolo dall’ossessione dominante per la popolazione, per le categorie astratte e per l’idealismo, e ancorandolo invece all’esame del “modo di produzione della vita materiale”. Quando pubblica queste righe, nella celebre Prefazione a “Per la critica”, Marx è un addottorato di filosofia tedesco quarantenne (è nato nel 1818), inviso per le idee e la militanza radicali all’accademia e alle questure di mezza Europa. Vive alla periferia nord di Londra, dove gli affitti sono più a buon mercato. Da un decennio è approdato nella capitale britannica, con la moglie, Jenny von Westphalen, una colta, bellissima nobildonna prussiana più grande di lui di quattro anni, che ha rinunciato a tutto per amor suo, tre figlie e la fedele governante Helene Demuth. Ce li ritrae, fra sempre “traballanti condizioni di salute”, Marcello Musto in una biografia intellettuale e politica appena pubblicata (“Karl Marx. Biografia intellettuale e politica”, Einaudi, 329 pagine, 30 euro), che, oltre a chiarire pensiero e prassi militante del filosofo di Treviri nell’ultimo quarto di secolo della sua vita, dal 1857al 1883, fornisce anche preziose indicazioni per una storia delle condizioni materiali nelle quali egli operò. Attivo in un’epoca che vede esplodere, all’ombra del telegrafo e delle ferrovie, il primo grato e delle ferrovie, il primo medium di massa dei giornali, il Marx londinese conduce la propria febbrile vita in una travagliata eterna bohème, cercando di far quadrare quattro piani spesso in aperto contrasto fra loro: la dimensione della ricerca, che culmina nel 1867 nella pubblicazione del primo libro del “Capitale”; quella dell’impegno politico nell’Associazione Internazionale dei Lavoratori; quella di pubblicista per varie testate periodiche, soprattutto statunitensi, per mettere qualcosa in tavola, accanto ai sussidi forniti dall’amico benestante Friedrich Engels; e quella di sposo e padre di famiglia.
Vittima designata di quest’attività frenetica, la salute, sua e dei suoi, a cominciare da Jenny. Nella primavera del 1857 l’eccessivo lavoro notturno gli produce la prima infiammazione agli occhi. Poco dopo è la volta del fegato, per sistemare il quale viene imbottito di farmaci.
A più riprese gli viene imposto di non leggere. A un certo punto deve mettere da parte lo scrivere e la frequentazione del British Museum (dove occupava assiduamente il posto indicato come G7) per seri problemi alla schiena. Nel frattempo è la volta del mal di denti. E poi, sotto il peso delle “ansie” e degli “incubi” prodotti dallo sforzo di esplorare scientificamente il rapporto di capitale come mai era stato fatto sino ad allora con il “cervello compresso dai debiti”, cominciano le dermatiti e i favi, cioè l’accumulo di più foruncoli contigui in varie parti del corpo. Che lo accompagneranno, implacabili, sino alla fine dell’esistenza. Mentre sono insorti crescenti problemi di gola e respiratori che lo costringeranno all’uso di un rudimentale respiratore, alle frequenti visite alle celebri terme di Karlsbad, in Boemia, a un tentativo estremo di trovare conforto nel caldo clima algerino.
Il colpo definitivo glielo dà la morte di Jenny, stroncata nel 1881 da una vita vissuta in maniera indomita, con una curiosità intellettuale degna di tempi meno ingrati alle donne.

 

 

Published in:

Il Secolo XIX

Date Published

28 June, 2019

Author:

Ferdinando Fasce