Non è semplice recensire l’ultimo volume curato da Marcello Musto dal titolo Marx Revival.
Concetti essenziali e nuove letture (Donzelli, Roma, 2019, pp. 470): si tratta di un testo a vocazione enciclopedica. Ventidue capitoli e ventidue autori per ventidue voci che chiarificano e riattualizzano, nel nuovo secolo XXI, il corpus bibliografico di Karl Marx. Scrive Musto nella prefazione: “In seguito alla crisi economica del 2008, Karl Marx è ritornato di moda. Da allora, in numerosi quotidiani, riviste e libri accademici è stato costantemente osservato che il suo pensiero risulta ancora indispensabile per comprendere le contraddizioni del capitalismo e i suoi meccanismi distruttivi. […] Questo libro […] si prefigge di presentare un Marx per molti aspetti differente da quello conosciuto attraverso le correnti dominanti del marxismo novecentesco. Esso muove dal duplice intento di ridiscutere, in modo critico e innovativo, i temi classici della riflessione di Marx e di sviluppare un’analisi approfondita di alcune tematiche fino a oggi ancora non sufficientemente accostate al suo pensiero. Questo volume si offre, dunque, come uno strumento prezioso sia per riavvicinare Marx a quanti ritengono, erroneamente, che sia già stato scritto o detto tutto sulla sua opera, sia per presentare questo autore a una nuova generazione di lettori che non hanno ancora avuto modo di avvicinarsi ai suoi scritti. Oggi risulta evidente la necessità di aggiornare molto di quanto Marx scrisse oltre centocinquant’anni fa. Al contempo, le fondamenta della sua analisi continuano a offrirci insostituibili armi critiche per ripensare la costruzione di una società alternativa al capitalismo”1. L’obiettivo è quello di presentare “un Marx molto diverso da quello dogmatico, economicista ed eurocentrico che a lungo ha dominato la scena” (p. XII).
L’operazione editoriale . interessante non solo perché il volume in origine nasce per la lingua inglese, ma anche perché sta per essere pubblicato progressivamente in tante altre lingue: quasi l’autore volesse fornire uno strumento a livello internazionale per meglio comprendere il mondo con Marx. Per Musto (come scrive nel suo capitolo dedicato alla voce “comunismo”) e seguendo Walter Benjamin, oggi si dipana una “nuova ora” per la leggibilità delle opere di Marx, grazie alla fine dei socialismi reali conosciuti nel Novecento (pp. 45-46). Si tratta di ritornare agli scritti di Marx non per velleità filologiche, ma per comprendere come reinventare un polo di resistenza anti-capitalista simultaneamente sul piano della teoria e della pratica politica. Da un lato, sul piano della teoria perché non esiste autore più citato e più incompreso di Marx, tanto che egli stesso rifiutò di considerarsi “marxista” (lo ricorda Wallerstein nella voce “marxismi” a p. 431). Dall’altro, sul piano della pratica perché – per i motivi più svariati, dopo quasi un secolo e mezzo dalla sua morte – la Comune di Parigi rimane ancora l’unica esperienza politica di “socialismo realizzato” che si avvicina alle teorizzazioni del Moro di Treviri. Di conseguenza, siamo di fronte a una pubblicazione profondamente demistificatrice di stereotipi e pregiudizi. Seguendo la strada tracciata da Musto, potremmo dire che nel XXI secolo potremmo forse iniziare a poterci dire veramente “marxiani”, ma sicuramente non più “marxisti”.
Un’ulteriore merito del libro è la rilettura di Marx attraverso significati e lemmi: simile modalità permette al lettore di non spaventarsi di fronte alle quasi cinquecento pagine, vi è la possibilità di immergersi nel pensiero dell’autore iniziando dalla voce che più lo incuriosisce. I capitoli dedicati a “capitalismo” (Michael R. Krätke), “democrazia” (Ellen Meiksins Wood) e “ecologia” ( John Bellamy Foster) dispiegano un pensiero marxiano estremamente utile per ordinare le idee di fronte alla pandemia di coronavirus in corso. Altre voci come “eguaglianza di genere” (Heather A. Brown), “nazionalismo” (Kevin B. Anderson), “migrazioni” (Pietro Basso), “colonialismo” (Sandro Mezzadra e Ranabir samaddar) e “Stato” (Bob Jessop) mettono in ordine il dibattito avvelenato da populisti di sinistra e da nuovi socialisti-nazionalisti desiderosi di piegare l’eredità di Marx ai bisogni del cosiddetto “maschio bianco occidentale”. Ancora, i termini “globalizzazione” (Seongjin Jeong), “guerra e relazioni internazionali” (Benno Teschke) e “religione” (Gilbert Achcar) dimostrano la poliedricit. del Moro e la sua grande capacità di misurarsi con l’essere-in-comune-degli-uomini a partire da diversi piani di convivenza sociale. Parole come “educazione” (Robin Small), “arte” (Isabelle Garo) e “tecnologia e scienza” (Amy E. Wendling) permettono di comprendere come, di volta in volta, sia molto riduttivo assegnare a Marx un’etichetta disciplinare. Infine, “proletariato” (Marcel van der Linden), “lotta di classe” (Alex Callinicos), “organizzazione politica” (Peter Hudis), “rivoluzione” (Michael L.wy), “lavoro” (Ricardo Antunes) e “capitale e temporalit.” (Moishe Postone) sono voci che tratteggiano una nuova costellazione del dibattito sull’emancipazione e la liberazione umana: riscopriamo
un Marx in profonda antitesi, per esempio, nei confronti dei regimi “totalitari”, anzi, è a partire dalla realizzazione concreta delle libertà umane che l’autore pensa una possibile alternativa anti-capitalista.
Al fine di non rimanere prigionieri di un registro linguistico elogiativo nei confronti del volume che si va a recensire, come studioso che – dal punto di vista marxiano e sulla scia di Henri Lefebvre – si misura con la questione urbana e gli studi sociali sulla produzione dello spazio operata dal capitalismo, vorrei evidenziare un limite. L’opera. carente di un capitolo che discuta la città, l’urbano e quella produzione dello spazio capitalista che ha progressivamente iniziato a modellare lo spazio di vita umano dalla rivoluzione industriale fino ad oggi. Sarebbe stato utile avere un capitolo su tale problema scritto dal pugno – per esempio – di David Harvey o di Mike Davis, per citare solo due tra gli autori più celebri che – con Marx – hanno riflettuto su come il capitale abbia vampirizzato anche la dimensione spaziale.
Infine, tale considerazione critica, è bene specificare, ha un intento costruttivo e si muove nel medesimo campo aperto dal curatore. Sono convinto che sia necessario provare a riscattare le prospettive di ricerca inaugurate da Marx, con l’intenzione di riavviare una nuova stagione di studi di teoria critica capaci di risvegliare la società e l’accademia dalla “sbornia neoliberista” che ci ha impoverito, da un lato, nella materialità della nostra vita quotidiana, dall’altro nella possibilità di avere luoghi liberi e indipendenti dalle logiche di mercato dove l’essere umano possa progredire con il suo intelletto. Mark Fisher ricorda in Realismo capitalista come ci abbiano convinto del fatto che sia più semplice immaginare la fine del mondo rispetto alla possibilità di una fine del capitalismo. Non vogliamo rassegnarci a questo, nonostante il governo inglese, dopo
Bolsonaro in Brasile2, metta al bando per legge gli studi anti-capitalisti3.
M. Musto (a cura di), Marx Revival. Concetti essenziali e nuove letture, Donzelli, Roma, 2019, pp. XI-XIII. D’ora in avanti le pagine saranno indicate nel testo fra parentesi tonde.
2 . Si veda: AA.VV., “Com vis.o utilitarista da pesquisa cient.fica, governo Bolsonaro ataca Ci.ncias
Humanas e Sociais”, Sinduffs, 8 aprile 2020, online: https://sinduffs.org.br/noticias/mobilizacao/
com-visao-utilitarista-da-pesquisa-cientifica-governo-bolsonaro-ataca-ciencias-humanas-esociais/.
3. Si veda: M. Busby, “Schools in England told not to use material from anti-capitalist groups”, The
Guardian, 27 settembre 2020, online: https://www.theguardian.com/education/2020/sep/27/ukschools-
told-not-to-use-anti-capitalist-material-in-teaching?fbclid=IwAR2p5l5bHzWsCfuZ7f0nv
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Marcello
Musto