I «Manoscritti economico-filosofici del 1844» di Karl Marx

Vicissitudini della pubblicazione e interpretazioni critiche

I. Introduzione
I Manoscritti economico-filosofici del 1844 costituiscono uno degli scritti di Karl Marx più celebri e diffusi in tutto il mondo. Tuttavia, questo testo, tanto dibattuto e di così grande incidenza per l’interpretazione complessiva della concezione del suo autore, è rimasto per lungo tempo sconosciuto. Infatti, dalla sua stesura a quando esso è stato dato alle stampe, e offerto a studiosi e militanti politici, è passato quasi un secolo.

La pubblicazione non ne esaurì, però, le vicissitudini. Con essa prese avvio l’annosa contesa relativa al loro carattere. I Manoscritti economico-filosofici del 1844 erano un testo che esprimeva le concezioni tipiche della sinistra hegeliana e, dunque, ancora riduttivo rispetto alla successiva critica dell’economia politica; oppure rappresentavano la base filosofica del pensiero di Marx, sottesa a tutta la sua opera, seppure era andata sempre più affievolendosi nel lungo percorso della stesura de Il capitale? Questo conflitto interpretativo ebbe valenza politica. La prima interpretazione fu sostenuta dagli studiosi sovietici di Marx e dalla gran parte degli interpreti che avevano un forte legame con i partiti comunisti legati al cosiddetto «blocco socialista» o che di esso erano parte. La seconda, invece, fu avanzata dai fautori di un marxismo critico, che trovarono proprio in questo testo le fonti testuali e le più efficaci argomentazioni (in particolare quella sul concetto di alienazione) per rompere il monopolio che l’Unione Sovietica aveva avuto, sino ad allora, sull’opera di Marx.

Le letture strumentali, che l’una e l’altra parte hanno compiuto sui Manoscritti economico-filosofici del 1844, sono un chiaro esempio di come l’opera di Marx sia stata permanente oggetto di conflitti teorico-politici e spesso piegata, in funzione di essi, a interpretazioni distorte. Per meglio evidenziare tale realtà, il secondo e il terzo paragrafo di questo articolo ricostruiscono le vicende editoriali legate alla loro pubblicazione, mentre i paragrafi quarto, quinto e sesto presentano una breve rassegna – stante la mole di volumi scritti dai tanti interpreti di questo testo – delle loro interpretazioni.

II. Le due edizioni del 1932
La prima pubblicazione parziale dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 avvenne in lingua russa a opera di David Borisovič Rjazanov. Nel 1927, infatti, all’interno del terzo volume dello Archiv K. Marksa i F. Engel’sa, il noto studioso di Marx, al tempo direttore dell’Istituto Marx-Engels (IME) di Mosca, diede alle stampe gran parte di quello che venne poi denominato «terzo» manoscritto , con il titolo Lavori preparatori alla «Sacra famiglia» . Il testo fu preceduto da un’introduzione dello stesso Rjazanov che sottolineò l’importanza del periodo nel quale furono redatti questi manoscritti, contraddistinto da un rapidissimo progresso teorico del loro autore.

Secondo lo studioso sovietico, il valore delle note pubblicate era notevole poiché esse, lungi dal rappresentare una mera curiosità bibliografica, costituivano una tappa importante del cammino di Marx e consentivano di intendere meglio il suo sviluppo intellettuale . Nonostante il grande rigore degli studi condotti da Rjazanov, questa ipotesi interpretativa si mostrò errata. Le indicazioni di Marx e il contenuto delle pagine dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 testimoniano che essi non furono affatto uno studio preparatorio a La sacra famiglia, ma un lavoro diverso e precedente, dedicato alla sua prima analisi critica dell’economia politica.

Nel 1929, all’interno della K. Marks i F. Engel’s: Sočinenija (Opere) (1928-1947), la prima edizione sovietica delle opere di Marx ed Engels, venne data alle stampe una seconda edizione russa del testo. Il manoscritto fu inserito nel III tomo, nella stessa forma frammentaria e con lo stesso titolo errato del 1927 . Inoltre, nel 1931, la rivista Unter dem Banner des Marxismus pubblicò la prima versione in lingua tedesca del frammento Critica della dialettica e in generale della filosofia di Hegel.

La prima edizione completa fu data alle stampe, in lingua tedesca, nel 1932. In realtà, nello stesso anno, le versioni pubblicate furono due e tale circostanza concorse ad alimentare la confusione intorno a questo testo. Gli studiosi socialdemocratici Siegfried Landshut e J. P. Mayer pubblicarono una raccolta delle opere giovanili di Marx, in due volumi, Der historische Materialismus. Die Frühschriften , nella quale furono inseriti anche i Manoscritti economico-filosofici del 1844. Tale edizione era stata anticipata l’anno precedente da un articolo dello stesso Mayer che annunciava la stampa di un importantissimo «scritto di Marx finora sconosciuto» . In questa raccolta, però, essi furono pubblicati solo parzialmente e con diverse e gravi imprecisioni. Il «primo» manoscritto, infatti, mancava del tutto; il «secondo» ed il «terzo» furono dati alle stampe in un caotico disordine; e venne poi inserito un presunto «quarto» manoscritto che era, invece, soltanto il compendio del capitolo finale della Fenomenologia dello Spirito di Hegel privo di qualsiasi commento di Marx.

Inoltre, l’ordine della varie parti fu stravolto (i manoscritti furono pubblicati nella sequenza III – II – IV) rendendo la loro comprensione ancora più difficile. Cosa ancora più grave, la decifrazione dell’originale conteneva numerosi errori e anche il titolo scelto era manifestamente sbagliato. La dicitura Economia politica e filosofia. Sulla connessione dell’economia politica con lo Stato, il diritto, la morale e la vita civile (1844) era, infatti, in totale contraddizione con quanto affermato da Marx nella prefazione: «si troverà che nel presente scritto la connessione dell’economia politica con lo Stato, il diritto e la morale sarà presa in considerazione solo per quel tanto che l’economia politica stessa prende in considerazione ex professo questi argomenti» . Ultimo importante dettaglio: il testo fu accompagnato da pochissime indicazioni filologiche, contenute nella prefazione dei curatori, che indicarono quale probabile periodo di redazione dei manoscritti l’arco di tempo tra il febbraio e l’agosto del 1844.

Nonostante i gravi errori editoriali e interpretativi sin qui esposti, questa versione conobbe una buona diffusione in Germania e fu la base della traduzione francese, realizzata nel 1937 da J. Molitor.
La seconda versione dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 pubblicata nel 1932 apparve nel terzo volume della prima sezione dell’edizione delle opere complete di Marx ed Engels, la Marx Engels Gesamtausgabe (MEGA), a cura dell’Istituto-Marx-Engels (IME) di Mosca. Si trattò della prima edizione integrale e scientifica di questo scritto, a cui fu dato il titolo, divenuto poi celebre, di Ökonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844 . Per la prima volta, i tre manoscritti vennero pubblicati nella disposizione esatta e la decifrazione degli originali fu decisamente più accurata che nell’edizione realizzata in Germania. Un’introduzione, seppur anch’essa molto circoscritta, ricostruì la genesi del testo e ogni manoscritto fu anticipato da una breve descrizione filologica.

Tuttavia, anche gli editori della MEGA, avendo dovuto assegnare un titolo a questi manoscritti, collocando la prefazione al principio del testo (in realtà si trova nel terzo manoscritto) e nel riorganizzarne l’insieme, finirono col far credere che Marx avesse avuto, sin dal principio, l’idea di scrivere una critica dell’economia politica e che i manoscritti fossero un’opera originariamente divisa in capitoli.

Tra l’edizioni di Landshut e Mayer e quella della MEGA, quest’ultima risultò senz’altro la migliore e divenne la base di gran parte delle traduzioni che seguirono. Le due differenti versioni pubblicate nel 1932 entravano in conflitto tra loro non solo per alcune questioni di filologia. Lo scontro tra ‘marxismo occidentale’ e ‘marxismo sovietico’ andò, col passare degli anni, sempre più inasprendosi e l’interpretazione dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 divenne uno dei principali oggetti della disputa.

Vladimir V. Adoratskij, il direttore della MEGA subentrato a Rjazanov nel 1931, dopo che le epurazioni staliniane si abbatterono anche sull’IME, divenuto Istituto Marx-Engels-Lenin (IMEL), presentò il testo come uno scritto frammentario avente a tema il salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria e il denaro, nel quale Marx aveva elaborato un’analisi della struttura economica del capitalismo ricorrendo ancora alla terminologia filosofica feuerbachiana . Viceversa, Landshut e Mayer scrissero di un’opera che “nell’essenza, anticipa[va] già Il capitale”, che era “in un certo senso l’opera più centrale di Marx [… che] forma[va] il punto nodale del suo intero sviluppo concettuale” e che non solo restituiva al lettore la terminologia filosofica marxiana dei primi scritti, ma esprimeva la necessità di ricondurre le successive teorie economiche ai concetti sviluppati durante questo periodo, ovvero svelava il contenuto filosofico della teoria economica della maturità . Nonostante l’assoluta mancanza di fondamento, questa interpretazione riscosse grande successo e può essere datata proprio a questo saggio la nascita – agevolata successivamente da quanti, come Louis Althusser, non condivisero questa tesi – di una delle più grandi mistificazioni marxiste: l’invenzione del “giovane Marx” .

III. Traduzioni e ristampe successive
Grazie alla sua superiorità filologica, la versione MEGA si impose nettamente e quasi tutte le traduzioni poi apparse si basarono su di essa – in Giappone nel 1946, in Italia nel 1949 a cura di Norberto Bobbio e nel 1950 a cura di Galvano della Volpe, nel mondo anglosassone e in Cina nel 1956 e, infine, nel 1962, anche in Francia, dopo la versione filologicamente poco attendibile del 1937 citata in precedenza.

In Unione Sovietica e, più in generale, nell’Europa dell’Est, i Manoscritti economico-filosofici del 1844 subirono, invece, una vera e propria persecuzione. Nel 1954, infatti, l’Istituto per il Marxismo-Leninismo (IML) di Mosca, nuova denominazione del precedente IMEL, in vista della preparazione della nuova edizione russa delle opere di Marx ed Engels (K. Marksa i F. Engel’sa Sočinenija, 1955-66), decise di non includere tra i propri volumi i manoscritti incompleti dei “fondatori del socialismo scientifico”, ovvero molti di quegli importantissimi lavori grazie ai quali sarebbe stata possibile una più corretta interpretazione della genesi del pensiero di Marx.

Tra i testi esclusi vi furono non soltanto i Manoscritti economico-filosofici del 1844, ma anche i Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, meglio noti come Grundrisse. Tale scelta editoriale fu, però, alquanto contraddittoria. In questa edizione, infatti, trovarono posto altri manoscritti di Marx, tra cui i lavori giovanili Dalla critica della filosofia hegeliana del diritto, inserita nel primo volume, e L’ideologia tedesca, che occupò tutto il terzo volume. Inoltre, questa «seconda» Sočinenija (1955-66) contenne molti più scritti della prima (1928-47) e la decisione di non pubblicare i Manoscritti economico-filosofici del 1844 rispose a un preciso intento politico.

Essi apparvero come pubblicazione singola, intitolata Estratti dalle opere giovanili , che fu data alle stampe, in soli 60.000 esemplari, soltanto nel 1956 . Affinché i Manoscritti economico-filosofici del 1844 fossero inseriti nella «seconda» Sočinenija fu necessario, invece, attendere quasi vent’anni, ovvero la stampa del volume aggiuntivo XLII nel 1974.

Così come per l’edizione sovietica, anche la raccolta degli scritti di Marx ed Engels pubblicata nella Repubblica Democratica Tedesca, la Marx Engels Werke (MEW), uscita in 39 volumi tra il 1956 e il 1968, escluse i Manoscritti economico-filosofici del 1844 dal novero dei propri volumi numerati. Essi, infatti, non furono inseriti nel volume 2, pubblicato nel 1962, dove avrebbero dovuto cronologicamente essere collocati, ma vennero pubblicati soltanto nel 1968 e come volume aggiuntivo (Ergänzungsband) . Tale volume, dopo essere apparso in questa veste fino al 1981, ovvero in quattro successive edizioni, fu pubblicato dal 1985 con il titolo Schriften und Briefe, November 1837-August 1844, come tomo 40 della MEW.

Dopo la MEGA del 1932, la prima edizione delle opere di Marx pubblicata nel “campo socialista” a inserire i Manoscritti economico-filosofici del 1844 tra i propri volumi numerati fu la Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA²). Le sue pubblicazioni cominciarono nel 1975 e i manoscritti parigini furono dati alle stampe nel volume I/2, nel 1982, esattamente cinquant’anni dopo la prima versione. Con questo testo, essi apparvero in un’edizione storico-critica e vennero addirittura pubblicati in due versioni. Una prima (Erste Wiedergabe) riprodusse la sistemazione delle carte originali di Marx e propose dunque la divisione in colonne di parti del testo del «primo» manoscritto; una seconda (Zweite Wiedergabe), invece, utilizzò la divisione in capitoli e l’impaginazione generalmente adottata da tutte le precedenti edizioni .

IV. Uno o due Marx? La disputa sulla “continuità” del pensiero di Marx
Sul fronte dell’interpretazione teorica, le due edizioni del 1932 e le due differenti interpretazioni che le accompagnarono, diedero inizio a una molteplicità di controversie, di carattere ermeneutico e naturalmente anche politico, del testo marxiano. Da una parte, come si è visto, vi fu l’interpretazione volta a intendere questo scritto come l’espressione di una fase giovanile, ancora negativamente condizionata dall’impostazione filosofica (Adoratskij). Dall’altra, viceversa, quella che intravvide, proprio nell’elaborazione filosofica del primo Marx, l’essenza di tutta la sua teoria critica e l’espressione più alta del suo umanesimo (Landshut e Mayer). Le due tesi misero al centro del loro dibattito la questione della cosiddetta “continuità”: c’erano stati due Marx diversi tra loro – uno giovane e uno maturo –, oppure vi era stato un unico Marx che, nonostante il passare degli anni, aveva sostanzialmente conservato le sue convinzioni?

L’opposizione tra queste due vedute andò sempre più radicalizzandosi. Attorno alla prima, si strinse l’ortodossia stalinista e quanti, in Europa, ne condividevano le direttive teoriche e politiche. I sostenitori di questa concezione minimizzarono o rifiutarono del tutto l’importanza degli scritti giovanili, ritenuti superficiali rispetto alle opere successive . Per la seconda tesi si espresse una realtà più variegata ed eterogenea di autori, che avevano tutti, però, come minimo comune denominatore il rifiuto del dogmatismo del “comunismo ufficiale” e volevano rompere la presunta relazione diretta che gli esponenti di quest’ultimo stabilivano tra il pensiero di Marx e la realtà politica dell’Unione Sovietica.

Le affermazioni di due protagonisti del dibattito marxista di quel periodo rendono più di ogni altro commento la portata della questione. Secondo Louis Althusser:

«Il dibattito sulle opere giovanili di Marx è prima di tutto un dibattito politico. C’è bisogno di ripetere che le opere giovanili di Marx (…) sono state esumate da parte socialdemocratica e sfruttate contro le posizioni teoriche del marxismo-leninismo? (…) Ecco dunque il campo della discussione: il giovane Marx. La posta: il marxismo. I termini: se il giovane Marx è già e tutto Marx».

Iring Fetscher affermò invece che:

«Negli scritti giovanili di Marx la liberazione dell’uomo da ogni forma di sfruttamento, di dominio e di alienazione è di importanza così centrale, che all’epoca del dominio staliniano un lettore sovietico avrebbe dovuto avvertire queste argomentazioni proprio come una critica della sua situazione. Questa è anche la ragione per cui gli scritti giovanili non sono mai stati pubblicati in russo in edizioni economiche e di grande tiratura. Essi venivano considerati come lavori relativamente poco significativi di quel giovane hegeliano non ancora giunto al marxismo, che sarebbe stato allora Marx».

Ambedue le parti di questa contesa operarono degli stravolgimenti del testo di Marx. Gli ortodossi negarono il valore dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, fino ad arrivare a censurarli e ad escluderli dalle edizioni degli scritti di Marx ed Engels. Le letture del cosiddetto “marxismo occidentale”, invece, conferirono, in modo manifestamente forzato, a questo primissimo schizzo incompleto di Marx, maggiore valore rispetto all’opera data alle stampe a distanza di oltre venti anni di studi e ricerche: Il capitale.

In questo scontro ideologico, però, quasi tutti gli autori si comportarono allo stesso modo e considerarono i Manoscritti economico-filosofici del 1844 come un testo completo, organico e coerente, quale un’opera vera e propria. Così, nonostante l’incompiutezza e la forma frammentaria che li contraddistingueva, essi furono letti prestando scarsa attenzione ai problemi filologici in essi presenti, che vennero ignorati o ritenuti poco importanti.

Non potendo, in questa sede, prendere in rassegna in maniera completala numerosissima letteratura critica esistente sui Manoscritti economico-filosofici del 1844, la disamina si limiterà esclusivamente ai testi principali.

V. Le interpretazioni principali
Subito dopo la pubblicazione delle due versioni del 1932, numerosi studiosi si cimentarono con i Manoscritti economico-filosofici del 1844. Gli autori tedeschi Henri de Man e Herbert Marcuse giunsero a conclusioni analoghe a quelle di Landshut e Mayer. Il primo sottolineò come lo scritto parigino conteneva già le valutazioni sulle quali Marx avrebbe basato tutto il suo successivo progetto teorico e avanzò l’ipotesi che in Marx fossero presenti due marxismi: quello umanistico della giovinezza e quello della maturità e che il primo fosse superiore al secondo, appannato e caratterizzato dal declino delle energie creative . Anche Marcuse sostenne la tesi che i Manoscritti economico-filosofici del 1844 rendevano evidenti i fondamenti filosofici della critica dell’economia politica . A suo giudizio, inoltre, la scoperta di una così forte presenza della filosofia hegeliana nel pensiero di Marx arricchiva la sua antropologia di una dimensione storico-sociale assente in Ludwig Feuerbach.

La scoperta dell’importanza del “giovane Marx” si accompagnò sempre più , dunque, allo studio del suo rapporto con Hegel e tale circostanza fu favorita anche dalla pubblicazione, di poco antecedente a quella dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, dei manoscritti di Jena di Hegel . Uno dei principali autori a intraprendere questo percorso fu György Lukács che, con il suo scritto del 1923, Storia e coscienza di classe, aveva sorprendentemente anticipato molti dei temi del futuro dibattito hegelo-marxiano. Nel suo libro del 1938, Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica, Lukács mise in relazione gli studi giovanili dei due autori – filosofici quelli di Marx ed economici quelli di Hegel – e ne tracciò le affinità che aveva ravvisato. In particolare, egli sottolineò che i riferimenti marxiani a Hegel nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 erano presenti ben oltre i passaggi nei quali quest’ultimo era citato testualmente. Diverse analisi economiche erano mosse, a suo parere, dalla critica della concezione filosofica hegeliana:

«la connessione di economia e filosofia è (…), in questi manoscritti di Marx, una profonda necessità metodologica, la condizione di un effettivo superamento della dialettica idealistica di Hegel. Perciò sarebbe superficiale ed estrinseco credere che il dibattito di Marx con Hegel cominci solo nell’ultima parte del manoscritto, che contiene la critica della Fenomenologia. Le parti precedenti, puramente economiche, in cui Hegel non è mai ricordato direttamente, contengono la fondazione più importante di questo dibattito e di questa critica: la chiarificazione economica dei fatti principali dell’estraneazione».

Nelle lezioni sulla Fenomenologia dello spirito, tenute all’École Pratique des Hautes Études dal 1933 al 1939 e successivamente pubblicate nel libro Introduzione alla lettura di Hegel, Alexandre Kojève fu un altro autore – destinato a esercitare grande influenza – ad approfondire questo connubio, anche se nel suo caso fu l’opera di Hegel a essere riletta alla luce dell’interpretazione marxista. Il legame tra Hegel e Marx venne sviluppato, infine, anche da Karl Löwith nel celebre e, in seguito, molto diffuso testo Da Hegel a Nietzsche.

Accanto al legame con Hegel, sempre nella Repubblica Federale Tedesca, dopo la seconda guerra mondiale, testi quali Die Anthropologie des jungen Marx nach den Pariser ökonomisch-philosophischen Manuskripten di Erich Thier, Der entfremdete Mensch di Heinrich Popitz e Der technische Eros di Jacob Hommes, diffusero l’opinione che i Manoscritti economico-filosofici del 1844 erano il testo fondamentale dell’intera opera marxiana. Poco dopo, sbocciò in tutt’Europa un grande interesse filosofico per Marx. La Francia fu, senza dubbio, il paese dove questi studi ebbero la maggiore proliferazione e diffusione e in cui il pensiero giovanile di Marx fu posto a base della critica, filosofica e politica, al dogmatismo staliniano e al marxismo ufficiale.

Lo studio degli scritti giovanili di Marx costituì in Francia «l’avvenimento filosofico decisivo di questo periodo» . Si trattò di un processo variegato, che caratterizzò l’intero quindicennio del dopoguerra francese, nel quale molti autori, diversi tra loro per cultura filosofica e tendenze politiche, tentarono di trovare una sintesi filosofica tra marxismo, hegelismo, esistenzialismo e cristianesimo. Esso fu foriero di tanta cattiva letteratura, basata spesso più sulle convinzioni dei vari autori che non sul testo marxiano, e che condusse a veri e propri stravolgimenti dell’opera di Marx. I Manoscritti economico-filosofici del 1844 vennero presentati come il testo più valido di Marx e furono violentemente contrapposti, in nome della loro presunta unicità, al marxismo posteriore e, in particolare, a Il capitale, testo che – molto probabilmente – tanti di questi autori non avevano sufficientemente studiato.

In Senso e non senso del 1948, dopo lo studio dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e mediante l’influenza esercitata dalla lettura di Kojève, Maurice Merleau-Ponty espresse la convinzione che il pensiero giovanile di Marx fosse esistenzialista . Pochi anni dopo, Jean Hyppolite, nel suo Saggi su Marx e Hegel , uno dei migliori libri tra quelli scritti in questo contesto, insistette molto sul legame tra i lavori giovanili e Il capitale, sottolineando come il tramite tra essi fosse proprio Hegel. Egli pose in evidenza la:

«necessità, per la comprensione del Capitale, di fare riferimento alle opere filosofiche anteriori, oltre che agli studi economici di Marx. – L’opera di Marx presuppone un sostrato filosofico di cui non sempre è facile ricostruire i diversi elementi. – Influenza profonda di Hegel, che Marx conosceva in modo molto preciso. (…) Credo (…) che non si possa capire l’opera essenziale di Marx, ignorando le principali opere di Hegel che hanno contribuito alla formazione e allo sviluppo del suo pensiero, la Fenomenologia dello spirito, la Logica, la Filosofia del diritto» .

Anche gli scritti di Jean-Paul Sartre seguirono questa direzione. Allo stesso tempo, il Marx “filosofico” divenne anche un Marx “teologico” . Infatti, nelle opere degli autori cristiani Pierre Bigo e Jean Yves Calvez, il primo intitolato Marxismo e umanismo e il secondo Il pensiero di Karl Marx , sulla base di una particolare interpretazione dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, il pensiero di Marx acquisì sempre più valenze etiche, riconducibili alla religione cristiana e volte alla netta opposizione alle politiche dell’Unione Sovietica. Anche Roger Garaudy sostenne la presenza di influenze umanistiche nei primi scritti di Marx e si fece fautore di un marxismo aperto al dialogo con le altre culture, in particolare con quella cristiana . Infine, grande importanza nel panorama francese ebbe la traduzione dello scritto Storia e coscienza di classe di Lukács, apparsa, senza il consenso dell’autore, nel 1960.

Il principale concetto filosofico a fondamento di queste interpretazioni fu quello di alienazione (Entäusserung – Entfremdung) e diversi furono i volumi dedicati esclusivamente a questo tema, che proposero una nuova interpretazione complessiva del pensiero di Marx . Tale categoria fu l’oggetto centrale della principale controversia politico-filosofica su Marx di quegli anni: stabilire quale relazione vi fosse tra le teorie “giovanili” dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e quelle della “maturità” de Il capitale. Tre furono le posizioni principali nelle quali si divisero i vari autori: 1) continuità tra i Manoscritti economico-filosofici del 1844 e Il capitale; 2) contrapposizione tra i Manoscritti economico-filosofici del 1844 su Il capitale e superiorità teorica dei primi sul secondo; 3) importanza limitata dei Manoscritti economico-filosofici del 1844, interpretati come una tappa meramente transitoria della elaborazione di Marx.

La prima tesi può essere sintetizzata nel riconoscimento di una continuità tra le tesi dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e quelle de Il capitale. Accanto ai lavori già citati di Bigo e Calvez, possono essere inseriti in questo filone interpretativo il testo del 1957 di Maximilien Rubel, Karl Marx. Saggio di biografia intellettuale, e quello di Erich Fromm, Marx’s concept of Man. Per Rubel, infatti, con la categoria di lavoro alienato (entfremdete Arbeit) si ha «la chiave di tutta l’opera successiva dell’economista e del sociologo [Marx]» e «la tesi centrale de Il capitale è qui anticipata» . Allo stesso modo, a distanza di pochi anni, Fromm affermò: «il concetto di alienazione [è] sempre stato e rimasto il punto centrale del pensiero del “giovane” Marx che ha scritto i Manoscritti economico-filosofici e del “vecchio” Marx che ha scritto il Capitale».

Un altro importante libro che può essere annoverato in questo filone interpretativo è Marx e il marxismo, pubblicato nel 1967 nella Germania occidentale, dallo studioso tedesco Iring Fetscher. Il suo proposito, infatti, fu proprio quello di dimostrare come:

«le categorie critiche che Marx aveva elaborato nei suoi Pariser Manuskripte e nei quaderni di estratti costituiscono la base anche della teoria dell’economia politica nel Capitale e non furono affatto sconfessati dal Marx “adulto”. Con ciò dovrebbe essere provato che le opere giovanili non solo fanno capire quali siano stati i motivi che hanno suggerito a Marx di scrivere la critica dell’economia politica (Il capitale), ma che la critica dell’economia politica contiene ancora implicitamente ed in parte anche esplicitamente quella critica all’alienazione e alla reificazione, che costituiscono il tema centrale delle opere giovanili» .

Una seconda interpretazione si basò, viceversa, sulla contrapposizione tra il “giovane” Marx e quello “maturo” e sulla superiorità e maggiore ricchezza teorica del primo sul secondo. I precursori di questa linea furono i già menzionati Landshut e Mayer, che nella prefazione all’edizione del 1932 avevano dichiarato che i Manoscritti economico-filosofici del 1844 erano la rivelazione dell’autentico marxismo: «in un certo senso l’opera più centrale di Marx. Essi raffigurarono il punto cruciale dello sviluppo del suo pensiero, dove i principi dell’analisi economica derivano direttamente dall’idea della “vera realtà dell’uomo”» . Condivisero questa lettura anche altri autori tedeschi, tra i quali Henri De Man, Heinrich Popitz, Jacob Hommes – nonché Erich Thier, nell’opuscolo del 1957 Das Menschenbild des jungen Marx . Analoga convinzione fu espressa da Kostas Axelos, che nell’opera Marx pensatore della tecnica affermò: «il manoscritto del 1844 è e rimane il testo più denso di pensiero di tutte le opere marxiane e marxistiche».

La terza tesi, infine, fu rappresentata da quanti considerarono i Manoscritti economico-filosofici del 1844 una tappa soltanto transitoria del pensiero di Marx. In questo testo, che fu definito di maturazione teorica, egli sarebbe stato capace di cogliere le principali contraddizioni della società borghese, ma con un impianto ancora filosofico-umanistico e un linguaggio influenzato dall’opera di Feuerbach. Uno dei limiti principali di questa interpretazione fu il considerare le concezioni giovanili di Marx in funzione degli sviluppi futuri e già noti della sua opera. Secondo questa lettura, inoltre, la categoria di alienazione era presente esclusivamente nelle opere “giovanili”, ma del tutto assente in quelle della “maturità”. Infine, gli autori che sostennero questa posizione – principalmente gli esponenti dell’ortodossia “marxista-leninista” – ritennero che le tappe dell’evoluzione del pensiero di Marx fossero quelle scandite da Lenin, convinzione che oltre a essere per molti versi discutibile, non permetteva di prendere in considerazione la grande importanza degli inediti del 1932 apparsi dopo la morte di Lenin.

Tra gli esponenti più importanti di questa scuola interpretativa vi fu Auguste Cornu che, per primo, nel 1934, con la pubblicazione della sua tesi di laurea Karl Marx – L’homme et l’oeuvre. De l’hégélianisme au matérialisme historique , primo embrione della sua futura opera in quattro tomi intitolata Marx e Engels , collocò i Manoscritti economico-filosofici del 1844 nel solco dell’interpretazione sovietica. A essa si richiamarono anche il saggio già citato di Jahn, quello di Manfred Buhr e le introduzioni alle riedizioni del testo di Cornu e di Emile Bottigelli ., Più tardi, anche Cornu, nel volume terzo (Marx à Paris) della sua opera citata in precedenza, la biografia intellettuale più completa mai scritta su questa fase della vita di Marx, evitò la comparazione con gli scritti successivi e si limitò a una valutazione meno ideologizzata del testo.

Particolare attenzione merita, infine, l’opera di Althusser. La raccolta di saggi da lui pubblicata nel 1965, con il titolo Per Marx, rappresentò certamente il testo principale di questa polemica, nonché quello che stimolò, in seguito, il numero maggiore di reazioni e discussioni. Althusser sostenne che ne L’ideologia tedesca e nelle Tesi su Feuerbach era chiaramente presente una rottura epistemologica (coupure èpistémologique) «che costituisce la critica della sua antica coscienza filosofica (ideologica)» . In base a questa cesura, egli suddivise il pensiero di Marx «in due grandi periodi essenziali: il periodo ancora “ideologico”, anteriore alla rottura del 1845 e il periodo “scientifico”, posteriore alla rottura del 1845» . Anche in questo caso, uno dei principali punti della contesa fu il rapporto tra Marx e Hegel. Per Althusser, infatti, Hegel ispirò a Marx un unico testo – proprio i Manoscritti economico-filosofici del 1844 – e, dunque, anche nel suo periodo «ideologico filosofico»:

«il giovane Marx non è mai stato hegeliano, ma dapprima kantiano-fichtiano, poi feuerbachiano. La tesi in gran voga dell’hegelismo del giovane Marx, in genere, è quindi un mito. In compenso, alla vigilia della rottura con l’”anteriore coscienza filosofica” è proprio come se Marx, facendo ricorso per la prima e unica volta nella giovinezza a Hegel, avesse prodotto una straordinaria “abreazione” teorica indispensabile alla liquidazione della sua coscienza “delirante”» .

In questo modo, per Althusser, i Manoscritti economico-filosofici del 1844 sono «il testo più lontano che ci sia, teoricamente parlando, dall’alba che stava per spuntare».

«Il Marx più lontano da Marx è proprio questo Marx qui, ossia il Marx più vicino, il Marx della vigilia, il Marx della soglia: come se prima della rottura, e per consumarla, egli avesse sentito il bisogno di dare alla filosofia tutte le sue possibilità, l’ultima possibilità, questo imperio assoluto sul suo contrario e questo smisurato trionfo teorico: ossia la sua sconfitta» .

La paradossale conclusione di Althusser fu che «non si può assolutamente dire che “la giovinezza di Marx appartiene al marxismo”» . Così, la sua posizione, seppure concepita da punti di partenza opposti, concorse, specularmente a quella di Landshut e Mayer, o degli autori francesi precedentemente presi in rassegna, a creare il mito del “giovane” Marx.

Queste concezioni si basarono su una contrapposizione filologicamente infondata dei testi di Marx. Senza entrare in questa sede nel merito della polemica relativa alla presenza, o meno, delle categorie filosofiche giovanili e dell’influenza hegeliana nelle critica dell’economia politica di Marx, è necessario evidenziare un limite di fondo della gran parte di queste interpretazioni. Esso sta nel considerare i Manoscritti economico-filosofici del 1844 come un’opera conclusa, un testo coerente, scritto in maniera sistematica e preordinata. Le tante interpretazioni che hanno voluto attribuire loro il carattere di un orientamento concluso, tanto quelle che vi ravvisavano la piena completezza del pensiero marxiano (Landshut e Mayer o i filosofi francesi), quanto quelle che li indicavano come una concezione definita e opposta a quella della maturità scientifica (Althusser), sono confutate dall’esame filologico.

Uno dei primi autori a intervenire in proposito fu Ernest Mandel, che nel suo scritto del 1967, La formazione del pensiero economico di Karl Marx, affermò come la fonte dell’errore di Althusser traeva origine dal suo «sforza[rsi] vanamente di presentare i Manoscritti del 1844 come il frutto di un’ideologia conclusa “formante un tutto”» . Per Mandel, invece, i Manoscritti economico-filosofici del 1844 rispecchiavano la transizione di Marx e, dunque, presentavano, al loro interno, tipici elementi del passato e temi del futuro, circostanza che produceva diverse contraddizioni. Su posizioni simili, a questo riguardo, anche il precedente lavoro di Pierre Naville, Dall’alienazione al godimento .

VI. Le interpretazioni nel “campo socialista”, nel mondo anglosassone e in Italia
In un primo tempo, il marxismo ufficiale ignorò i Manoscritti economico-filosofici del 1844 o fu del tutto incapace di prenderli seriamente in esame. Georg Mende, ad esempio, nel suo testo Karl Marx’ Entwicklung von revolutionären Demokraten zum Kommunisten , non vi fece riferimento né nella prima edizione del 1954, né nella ristampa del 1955. Solo con la terza ristampa, nel 1960, egli ammise che questi «lavori preparatori di Marx (…) a un’opera maggiore» non potevano essere ignorati. Così, gli scritti e le categorie giovanili di Marx, che nel cosiddetto “marxismo occidentale” occuparono un posto di rilievo sin dagli anni Trenta, a causa del dogmatismo staliniano e dell’ostilità riservata al concetto di alienazione, fecero apparizione nel campo sovietico con enorme ritardo.

Accanto ai pochissimi scritti in lingua russa, la prima pubblicazione che diffuse in Europa un buon numero di saggi sui Manoscritti economico-filosofici del 1844 degli studiosi sovietici fu la raccolta Sur le jeune Marx, pubblicata nel 1961 quale numero speciale della rivista Recherches Internationales à la lumière du marxisme . In essa, accanto agli scritti dei russi O. Bakouradze, N. Lapin, V. Brouchlinski, L. Pajitnov e A. Ouibo, furono inclusi anche articoli di alcuni dei principali studiosi di Marx di Polonia (A. Schaff) e Repubblica Democratica Tedesca (W. Jahn e J. Hoeppner), nonché uno scritto di Palmiro Togliatti. Pur connotati dall’approccio ideologico del tempo, questi scritti costituirono il primo tentativo, da parte socialista, di misurarsi con le problematiche relative al “giovane” Marx e di contenderne il monopolio interpretativo ai marxisti “occidentali” . Alcuni contributi presentarono spunti interessanti, tra questi il saggio Les «Manuscrits èconomico-philosophiques de 1844» di Pajitnov, nel quale veniva affermato:

«le idee fondamentali di Marx sono ancora in divenire, e insieme a delle notevoli formulazioni, in cui è in germe la nuova concezione del mondo, vi si trovano anche molto spesso dei pensieri non ancora maturi, che portano il segno dell’influenza delle fonti teoriche che hanno servito da materiale per la riflessione di Marx e dalle quali egli è partito per l’elaborazione della sua dottrina» .

L’impostazione teorica di fondo sostenuta dalla gran parte degli autori era, però, sbagliata. Contrariamente alle interpretazioni in voga, che rileggevano i concetti de Il capitale attraverso quelli presenti nei lavori giovanili, molti di questi studiosi commisero l’errore opposto: indagare gli scritti giovanili a partire dagli sviluppi futuri della teoria di Marx, «leggere i testi giovanili attraverso il filtro dei testi della maturità» . Il precorrimento del pensiero di Marx impedì, così, di cogliere il significato o il valore dell’elaborazione di quel periodo.

Successivamente, però, lo studio dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 prese piede anche nei paesi socialisti e raggiunse alcuni risultati di rilievo. Tra essi vanno segnalati il lavoro del 1958, Die Entwicklung der ökonomischen Lehre von Marx und Engels in den vierziger Jahren des 19. Jahrhunderts , di D. I. Rosenberg. Di ancora maggiore interesse fu Prima del ‘Capitale’di Walter Tuchscheerer, senza dubbio lo studio migliore compiuto a est sul pensiero economico del giovane Marx, che ebbe il merito di esaminare criticamente, accanto ai Manoscritti economico-filosofici del 1844, anche il contenuto dei principali quaderni di estratti parigini.

Ai Manoscritti economico-filosofici del 1844 fu riconosciuto un ruolo di primo piano anche nel marxismo anglosassone. Tuttavia, anche lì, lo studio di questo testo fu intrapreso con ritardo rispetto ad altri paesi. La prima edizione che sollevò un interesse piuttosto diffuso apparve negli Stati Uniti, a opera di Erich Fromm e con traduzione di Tom Bottomore, solo nel 1961. Il saggio introduttivo presentò i Manoscritti economico-filosofici del 1844 come «il principale lavoro filosofico di Marx» e prevalsero, in modo diffuso, gli studi che presero in esame l’influenza hegeliana sul giovane Marx (precursore, in tal senso, era stato Sidney Hook, nel 1933, col suo lavoro Towards an understanding of Karl Marx) . Negli anni Sessanta furono pubblicati diversi volumi che proposero un’interpretazione analoga. Tra essi, i testi principali furono Philosophy & Myth in Karl Marx di Robert Tucker e il libro, invero più storico-politico che filosofico, dello studioso israeliano Shlomo Avineri Il pensiero politico e sociale di Marx.

Non mancarono i pareri opposti, anche in questo caso fin troppo radicali. Secondo Daniel Bell, infatti, l’insistente accostamento di Marx a Hegel non era altro che la «creazione di un nuovo falso mito», poiché «trovata con l’economia politica la risposta ai misteri di Hegel, Marx dimenticò tutto della filosofia».

Quanto al panorama italiano, infine, va segnalato che attraverso l’influenza dell’opera di Galvano della Volpe, in particolare del suo libro del 1956 Rousseau e Marx, a essere considerato il più importante tra gli scritti giovanili di Marx fu per lungo tempo la Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico. Secondo Della Volpe, questo scritto conteneva «le premesse più generali di un nuovo metodo filosofico», mentre i Manoscritti economico-filosofici del 1844, furono definiti una sorta di «zibaldone» economico-filosofico. Una delle migliori analisi dei manoscritti parigini fu, però, di poco successiva.

Tra il 1960 e il 1963, infatti, Mario Rossi pubblicò, in quattro volumi, il notevole studio Da Hegel a Marx e la parte finale del terzo tomo, La scuola hegeliana. Il giovane Marx fu dedicata ai Manoscritti economico-filosofici del 1844. Inoltre, il volume degli Annali dell’Istituto Giangiacomo Feltrinelli del 1963, con una sezione dedicata a «Marx e Engels. La formazione del loro pensiero. L’ambiente intellettuale e politico» e, soprattutto, quello del 1964/65, interamente dedicato al “giovane Marx”, rappresentarono una delle più valide pubblicazioni internazionali sull’argomento. I contributi pubblicati furono, tuttavia, in gran parte opera di studiosi stranieri. Va citato, infine, l’interessante volume di Mario Dal Pra La dialettica in Marx: dagli scritti giovanili all’“Introduzione alla critica dell’ economia politica” , contenente anch’esso una parte sui manoscritti parigini.

La diffusione dei Grundrisse, gli importantissimi manoscritti economici di Marx del 1857-58, che avvenne in Germania nel 1953 e a partire dalla fine degli anni Sessanta in Europa e negli Stati Uniti, spostò l’attenzione di commentatori del testo marxiano e militanti politici dalle opere giovanili a questo “nuovo” inedito. Negli anni Ottanta, periodo nel quale la Marx-Forschung (la ricerca su Marx) ha conosciuto un’evidente rarefazione, comparvero, nondimeno, alcuni studi sul rapporto Hegel-Marx, in cui ai manoscritti parigini fu conferito un posto centrale. Tra questi Pour lire Hegel et Marx e Retour sur le jeune Marx. Deux études sur le rapport de Marx à Hegel di Solange Mercier-Josa e Dialectics of Labour. Marx and his relation to Hegel di Christopher Arthur. A riprova del grande e permanente fascino esercitato da queste pagine, alcuni recenti studi su Marx sono ritornati sul loro valore . Nonostante il passare degli anni e i tanti commenti scritti su questi manoscritti, pare proprio che essi continueranno a interessare e interrogare anche le prossime generazioni di interpreti e lettori di Marx.

Bibliography
Ciò che è stato tramandato dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 sono tre manoscritti (di 27 facciate il primo, di 4 il secondo e di 41 il terzo), cui va aggiunto un foglio di 4 facciate, contenente un prospetto dell’ultimo capitolo della Fenomenologia dello spirito di Georg W. F. Hegel, inserito da Marx all’interno del terzo manoscritto.
KARL MARX, Podgotovitel’nye raboty dlja «Svjatovo Semejstva», a cura di DAVID RJAZANOV, in Archiv K. Marksa i F. Engel’sa, n. 3 (1927), Moskva-Leningrad, pp. 247-86.
Cfr. Ivi, pp. 103-42. In proposito si veda anche ALBERT MESNIL, Note sur le communisme et la propriété privée, in La Reveu Marxiste, n. 1 (Février 1929), pp. 6-7.
KARL MARX, Podgotovitel’nye raboty dlja «Svjatovo Semejstva», a cura di DAVID RJAZANOV, in K. Marks i F. Engel’s : Sočinenija, vol. III, Moskva-Leningrad 1929, pp. 613-70.
Karl Marx, Kritik der Hegelschen Dialektik und der Philosophie überhaupt, in Unter dem Banner des Marxismus, Jg. V, Nr. 3, pp. 256-75.
KARL MARX, Nationalökonomie und Philosophie. Über den Zusammenhang der Nationalökonomie mit Staat, Recht, Moral, und bürgerlichem Leben (1844), in Der historische Materialismus. Die Frühschriften, (a cura di SIEGFRIED LANDSHUT e JACOB PETER MAYER), pp. 283-375.
JACOB PETER MAYER, Über eine unveröffentlichte Schrift von Karl Marx, in «Rote Revue» (1931), pp. 154-57.
KARL MARX, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi, Torino 1968, p. 3.
KARL MARX, Ökonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844, MEGA I/3, Marx-Engels-Verlag, Berlin 1932, pp. 29-172.
Cfr. JÜRGEN ROJAHN, Il caso dei cosiddetti «manoscritti economico-filosofici dell’anno 1844», in «Passato e presente», Anno II (1983), n. 3, p. 43 e JÜRGEN ROJAHN, The emergence of a theory: the importance of Marx’s notebooks exemplified by those from 1844, «Rethinking Marxism», vol. 14, n. 4 (2002), p. 33.
Cfr. VICTOR ADORATSKIJ, Einleitung in MEGA I/3, pp. XII-XIII.
In realtà l’introduzione firmata dai due curatori fu opera del solo Landshut che la pubblicò, infatti, anche come opuscolo separato. Cfr. SIEGFRIED LANDSHUT, Karl Marx, Verlag von Charles Coleman, Lübeck 1932.
Cfr. SIEGFRIED LANDSHUT e JACOB PETER MAYER, Vorwort a Karl Marx: Der historische Materialismus. Die Frühschriften, pp. XXXIII e XXXVIII.
Cfr. BRUNO BONGIOVANNI, Le repliche della storia, Bollati Boringhieri, Torino 1989, p. 8.
KARL MARKSA–FRIEDRICH ENGEL’SA, Iz rannikh proїzvedennij, Mosca, 1956, pp. 519-642.
In proposito cfr. VLADIMIR BROUCHLINSKI, Note sur l’histoire de la redaction et de la publication des «Manuscrits economico-philosophiques» de Karl Marx, in Sur le jeune Marx, «Recherches Internationales à la lumiere du marxisme», n. 19 (V-VI 1960), p. 78.
K. Marks i F. Engel’s Sočinenija, vol. XLII, pp. 41-174.
KARL MARX, Ökonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844 in Marx-Engels-Werke, Ergänzungsband. Erster Teil, Dietz Verlag, Berlin 1968, pp. 465-588.
Cfr. MEGA² I/2, Dietz Verlag, Berlin 1982, pp. 187-322 e 323-438.
Cfr. DAVID MCLELLAN, Marx, Il Mulino, Bologna 1998, p. 84.
LOUIS ALTHUSSER, Per Marx, op. cit., pp. 35-37.
IRING FETSCHER, Marx e il marxismo. Dalla filosofia del proletariato alla Weltanschauung proletaria, op. cit., p. 312.
Cfr. JÜRGEN ROJAHN, Il caso dei cosiddetti «manoscritti economico-filosofici dell’anno 1844», op. cit., p. 42 e Marcello Musto, Marx a Parigi: la critica del 1844, in Marcello Musto (a cura di), Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia, Manifestolibri, Roma 2006 [2005], pp. 161-178.
Cfr. HENRI DE MAN, Der neu entdeckte Marx, in «Der Kampf», nn. 5-6 (1932), pp. 224-229 e 267-277.
Cfr. HERBERT MARCUSE, Marxismo e rivoluzione. Studi 1929-1932, Einaudi, Torino 1975, p. 100.
Cfr. HERBERT MARCUSE, Ragione e rivoluzione. Hegel e il sorgere della «teoria sociale», Il Mulino, Bologna 1997, in particolare 304-05.
Cfr. GEORG W. F. HEGEL, Jeneser Logik, Metaphysik und Naturphilosophie, (a cura di G. LASSON), Leipzig 1923 e GEORG W. F. HEGEL, Jenenser Realphilosophie, (a cura di J. HOFFMEISTER), 2 voll., Leipzig 1931.
GYÖRGY LUKÁCS, Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica, Einaudi, Torino 1950, p. 760. Significativa è anche la testimonianza autobiografica di Lukács relativa alla lettura dei Manoscritti economico-filosofici del 1844: «leggendo i manoscritti cambiai la mia completa relazione con il marxismo e trasformai la mia prospettiva filosofica» in Lukács on his life and work, in «New Left Review», n. 68 (Juli-August 1971), p. 57.
Cfr. ALEXANDRE KOJÈVE, Introduzione alla lettura di Hegel, (edizione italiana a cura di FRANCO FRIGO), Adelphi Edizioni, Milano 1996.
KARL LÖWITH, Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, Einaudi, Torino 1949.
ERICH THIER, Die Anthropologie des jungen Marx nach den Pariser ökonomisch-philosophischen Manuskripten, Einführung a KARL MARX, Nationalökonomie und Philosophie, op. cit..
HEINRICH POPITZ, Der entfremdete Mensch. Zeitkritik und Geschichtsphilosophie des jungen Marx, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1967 [1953].
JACOB HOMMES, L’eros della tecnica, Abete, Roma 1970 [1955].
Cfr. ORNELLA POMPEO FARACOVI, Il marxismo francese contemporaneo fra dialettica e struttura (1945-1968), Feltrinelli, Milano 1972, in particolare le pp. 12-18, dove si ricorda che «la cultura filosofica francese del dopoguerra si è interessata per lungo tempo a Marx, in maniera pressoché esclusiva, nella forma del pensiero giovanile» (p. 9).
HENRI LEFEBVRE, Le marxisme et la pensée française, in «Les Temps Modernes», nn. 137-138 (1957), p. 114.
Cfr. MAURICE MERLEAU-PONTY, Senso e non-senso, Il Saggiatore, Milano 1962, si veda in particolare il capitolo «Marxismo e filosofia».
JEAN HYPPOLITE, Etudes sur Marx et Hegel, Rivière, Paris 1955; tr. it. Saggi su Marx e Hegel, op. cit.
Ivi, pp. 153 e 155.
Cfr. L. R. LANGSET, Young Marx and Alienation in Western Debate, in «Inquiry», n. 1 (1963), p. 11.
PIERRE BIGO, Marxismo e umanesimo, Bompiani, Milano 1963 [1954].
JEAN YVES CALVEZ, Il pensiero di Karl Marx, Borla, Torino 1966 [1956].
Cfr. ROGER GARAUDY, Dall’anatema al dialogo, Queriniana, Brescia 1969.
Dopo la pubblicazione del 1923, infatti, l’autore ungherese aveva rivisto molte delle sue precedenti posizioni filosofiche, messe nel frattempo all’indice nei cosiddetti paesi socialisti. La più importante correzione apportata venne così riassunta nella nuova introduzione scritta in occasione della ristampa del 1967: «Storia e coscienza di classe segue Hegel nella misura in cui anche in questo libro l’estraneazione viene posta sullo stesso piano dell’oggettivazione (per fare uso della terminologia filosofica dei Manoscritti economico-filosofici di Marx)». Cfr. GYÖRGY LUKÁCS, Prefazione a Storia e coscienza di classe, Sugar Editore, Milano 1971, p. XXV.
Accanto al già citato JEAN YVES CALVEZ, Il pensiero di Karl Marx (1956), vanno ricordati KOSTAS AXELOS, Marx pensatore della tecnica, (1961), ISTVAN MESZAROS, La teoria dell’alienazione in Marx, Oxford University Press, London 1970; ADAM SCHAFF, L’alienazione come fenomeno sociale, Editori Riuniti, Roma 1979, GIUSEPPE BEDESCHI, Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Laterza, Bari 1968 e BERTELL OLLMAN, Alienation. Marx’s conception of man in capitalist society, Cambridge University Press, New York 1971.
Per una breve rassegna in proposito si veda ERNEST MANDEL, La formazione del pensiero economico di Karl Marx, Laterza, Bari 1970 [1967], in particolare il capitolo X «Dai Manoscritti del 1844 ai Grundrisse: da una concezione antropologica a una concezione storica dell’alienazione», pp. 171-202. Un’analisi delle diverse interpretazioni si trova anche nel più volte citato JÜRGEN ROJAHN, Il caso dei cosiddetti «manoscritti economico-filosofici dell’anno 1844», op. cit., pp. 39-46.
MAXIMILIEN RUBEL, Karl Marx. Saggio di biografia intellettuale. Prolegomeni per una sociologia etica, op. cit., p. 130.
ERICH FROMM, Marx’s concept of Man, op. cit., p. 51.
IRING FETSCHER, Marx e il marxismo. Dalla filosofia del proletariato alla Weltanschaaung proletaria, Sansoni, Firenze 1969, p. 30.
SIEGFRIED LANDSHUT e JACOB PETER MAYER, Vorwort der Herausgeber in KARL MARX, Der historische Materialismus. Die Frühschriften, op. cit., p. XIII.
ERICH THIER, Das Menschenbild des jungen Marx, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1957.
KOSTAS AXELOS, Marx pensatore della tecnica, Sugar, Milano 1963 [1961], pp. 56-7.
AUGUSTE CORNU, Karl Marx – L’homme et l’oeuvre. De l’hégélianisme au matérialisme historique, Paris 1934.
Auguste Cornu, Marx e Engels, Feltrinelli, Milano 1962 [1955]. I volumi III e IV, non tradotti in italiano e, dunque, non inclusi in questa edizione, sono apparsi a Parigi presso la Presses Universitaires de France nel 1962 e nel 1970.
MANFRED BUHR, Entfremdung – philosophische Antropologie – Marx Kritik, in «Deutsche Zeitschrift für Philosophie», n. 7 (1966), pp. 806-34.
Cfr. AUGUSTE CORNU, Einleitung a KARL MARX, Die ökonomisch-philosophische Manuskripte, Dietz Verlag, Berlin 1968.
Cfr. EMILE BOTTIGELLI, Presentation a KARL MARX, Manuscrits de 1844, Editions Sociales, Paris 1962, in particolare pp. LXVI-LXIX.
AUGUSTE CORNU, Karl Marx et Friedrich Engels. Marx a Paris, PUF, Paris 1962. A riguardo si vedano in particolare le pp. 172-77.
Sul concetto di «rottura epistemologica» si rimanda a ÉTIÉNNE BALIBAR, Per Althusser, Manifestolibri, Roma 1991, in particolare all’ultimo capitolo «Il concetto di “rottura epistemologica” da Gaston Bachelard a Louis Althusser», pp. 65-97.
LOUIS ALTHUSSER, Per Marx, Editori Riuniti, Roma 1970 [1965], p. 16.
Ivi, p. 17. La «suddivisione» del pensiero di Marx operata da Althusser fu articolata in quattro fasi: le opere giovanili (1840-1844); le opere della rottura (1845); le opere della maturazione (1845-1857); le opere della maturità (1857-1883), Ivi, p. 18.
Ivi, p. 18. Interessante al riguardo è la breve testimonianza biografico-intellettuale sul rapporto tra Althusser ed i Grundrisse, presente nel recente testo di LUCIEN SÈVE, Penser avec Marx aujourd’hui. I. Marx et nous, La Dispute, Paris 2004. In proposito alla vecchia polemica sulla presenza, o meno, del concetto di alienazione ne Il capitale, lo studioso francese nota come Althusser, ad eccezione dell’Introduzione del 1857, non abbia mai letto i Grundrisse. Per maggiori dettagli cfr. p. 29. A questo si può aggiungere che i Grundrisse, il testo più hegeliano del Marx maturo, sono stati scritti subito dopo l’Introduzione del 1857, ritenuta dal filosofo francese la quintessenza del metodo marxista maturo. In proposito si veda il capitolo «L’objet du Capital» in LOUIS ALTHUSSER, Leggere il Capitale, Feltrinelli, Milano 1971 [1965].
Ivi, p. 19.
Ivi, p. 137.
Ivi, p. 65.
ERNEST MANDEL, La formazione del pensiero economico di Karl Marx, op. cit., p. 175. Secondo Mandel, Althusser «ha ragione di opporsi ad ogni metodo analitico-teleologico che concepisca l’opera giovanile di un determinato autore esclusivamente con l’intento di sapere fino a che punto si sia avvicinato al “fine” costituito dall’opera della maturità. [Mandel si riferisce alla critica rivolta alla «pseudoteoria della storia della filosofia al “futuro anteriore”». Cfr. LOUIS ALTHUSSER, Per Marx, op. cit., p. 38. N. d. A.] Ma ha torto di contrapporvi un metodo che seziona arbitrariamente in formazioni ideologiche coerenti le successive fasi evolutive di uno stesso autore, col pretesto di considerare “ogni ideologia come un tutto”». Cfr. Ivi, pp. 175-76.
PIERRE NAVILLE, Dall’alienazione al godimento. Genesi della sociologia del lavoro in Marx e Engels. Il nuovo Leviatano, Jaca Book, Milano, 1978 [1957].
GEORG MENDE, Karl Marx’ Entwicklung von revolutionären Demokraten zum Kommunisten, Dietz Verlag, Berlin 1960.
Ivi, p. 132.
AA. VV., Sur le jeune Marx, in «Recherches Internationales à la lumière du marxisme», 1963. Un’altra interessante pubblicazione in proposito fu la raccolta in lingua inglese edita dall’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica Philosophy, science and man. The soviet delegation reports for the XIIIth World Congress of Philosophy, Moscow 1963, in particolare si segnala il saggio di T. I. OISERMAN, Man and his alienation. Su temi analoghi, si veda in italiano La società sovietica e il problema dell’alienazione. Una polemica fra E. M. Sitnikov e Iring Fetscher in IRING FETSCHER, Marx e il marxismo. Dalla filosofia del proletariato alla Weltanschaaung proletaria, op. cit., pp. 310-48.
Cfr. LOUIS ALTHUSSER, Per Marx, op. cit., p. 35.
LEONIDE NIKOLAEVITCH PAJITNOV, Les «Manuscrits èconomico-philosophiques de 1844», in Sur le jeune Marx, op. cit., p. 98.
LOIUS ALTHUSSER, Per Marx, op. cit., p. 41.
Contro quest’impostazione è bene ricordare un significativo passaggio di Althusser: «Certo noi sappiamo che il giovane Marx diverrà Marx, ma non vogliamo vivere più in fretta di lui, non vogliamo vivere al posto suo, rompere per lui o scoprire per lui. Non l’aspetteremo in anticipo alla fine della corsa, per gettare su di lui, come su un corridore, il manto del riposo, perché insomma è fatta, finalmente è arrivato», in LOUIS ALTHUSSER, Per Marx, op. cit., p. 53.
D. I. Rosenberg, Die entwicklung der ökonomischen Lehre von Marx und Engels in den vierziger Jahren des 19. Jahrhunderts, Dietz, Berlin 1958.
Walter Tuchscheerer, Prima del ‘Capitale’. La formazione del pensiero economico di Marx (1843/1858), La Nuova Italia, Firenze 1980 [1968].
ERICH FROMM, Marx’s concept of Man, op. cit., p. V.
SIDNEY HOOK, Towards an understanding of Karl Marx, Gollanz, London 1933.
ROBERT C. TUCKER, Philosophy & Myth in Karl Marx, Transaction Publishers, New Brunswick – London 2001 [1961].
SHLOMO AVINERI, Il pensiero politico e sociale di Marx, Il Mulino, Bologna 1997 [1968].
DANIEL BELL, The «rediscovery» of alienation – Some notes along the quest for the historical Marx, in «The Journal of Philosophy», vol. 24 (1959), pp. 935 e 944.
GALVANO DELLA VOLPE, Rousseau e Marx, Editori Riuniti, Roma 1997 (1956), p. 150.
MARIO ROSSI, Da Hegel a Marx. III. La scuola hegeliana. Il giovane Marx, Feltrinelli, Milano 1977 [1963]. I Manoscritti economico-filosofici del 1844 sono presi in esame alle pagine 456-584.
MARIO DAL PRA, La dialettica in Marx: dagli scritti giovanili all’”Introduzione alla critica dell’ economia politica”, Laterza, Roma 1977.
Una prima edizione del 1939-41 rimase pressoché sconosciuta cfr. Marcello Musto, Dissemination and reception of Grundrisse in the world, in Marcello Musto (a cura di), Karl Marx’s Grundrisse. Foundations of the Critique of Political Economy 150 Years Later, Routledge, London/New York, 2008.
SOLANGE MERCIER-JOSA, Pour lire Hegel et Marx, Editions sociales, Paris 1980.
SOLANGE MERCIER-JOSA, Retour sur le jeune Marx. Deux études sur le rapport de Marx à Hegel, Meridiens Klincksieck, Paris 1986.
CHRISTOPHER J. ARTHUR, Dialectics of Labour. Marx and his relation to Hegel, Basil Blackwell, Oxford 1986.
Cfr. NASIR KHAN, Development of the concept and theory of alienation in Marx’s writings. March 1843 to August 1844, Solum Forlag, Oslo 1995; TAKAHISA OISHI, The unknown Marx, Pluto, London 2001 e TOM ROCKMORE, Marx after Marxism, Blackwell Publishing, Oxford 2002.

Journal:

Studi Storici

Pub Info:

Vol. 49 (2008), n. 3, 763-792

Reference:

https://www.jstor.org/stable/20568086

Available in: