Roberto Ciccarelli, Il Manifesto

Review of Sulle tracce di un fantasma. L'opera di Karl Marx tra filologia e filosofia

La genesi svelata del filosofo di Treviri

«Sulle tracce di un fantasma», un volume collettivo dedicato all’opera di Karl Marx edito da manifestolibri.

Scala le classifiche, risale nei sondaggi, ma spunta anche nei convegni mentre la nuova edizione delle sue opere procede con passo sicuro. Quella di Marx è un’onda consolidata che si espande in maniera anche sotterranea, ma sempre più solida e documentata. Il volume Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia (Manifestolibri, pp.391, € 30), curato da Marcello Musto, raccoglie gli interventi del convegno napoletano omonimo tenutosi ai primi di aprile del 2004 è un esempio del risveglio teorico, e filologico, che il filosofo di Treviri riscuote ormai anche in Italia.

Nell’intervento di apertura del volume Manfred Neuhaus descrive la monumentale ripubblicazione dell’opera completa, la «Marx-Engels Gesamtausgabe» (Mega), prevista in 114 volumi (siamo a quota 50) diretta dalla Internazionale Marx-Engels-Stiftung (Imes) e pubblicata dalla Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften (Bbaw). Il metodo filologico adottato per la pubblicazione della nuova Mega, scrive Neuhaus, segue il principio moderno della genetica del testo: oggi l’imperativo assoluto non è più quello di ricondurre il testo a quelle che sembrano ai filologi le intenzioni dell’autore, come accade nella prima edizione curata dallo studioso russo David Rjazanov, ma documentare come il testo si costruisca sin dalle sue fasi iniziali di abbozzo. L’impresa filologica accolse da subito l’ostilità dei ricercatori tedeschi che la condannarono per eccesso di «accademismo, formalismo e pedanteria». Queste obiezioni rallentarono il lavoro, anche perché tutti gli editori, continua Neuhaus, subivano la tensione «tra il credo marxista-leninista e le rivendicazioni scientifiche dell’edizione». A difendere il lavoro del gruppo di ricerca berlinese furono tuttavia numerosi filosofi, filologi e storici tra i quali Ernesto Ragionieri, Giuseppe Del Bo e Gian Mario Bravo (che nel volume pubblica un contributo sulla ricezione di Marx nella sinistra socialista italiana). Solo dopo il 1989 il lavoro di Neuhaus, di Gerald Haubmann e degli altri editori ricominciò a pieno regime, e con molta più libertà. Diversa era anche l’organizzazione editoriale, non più quella gerarchica imposta dagli istituti di partito a Mosca e a Berlino sin dagli anni Trenta, ma un «network egualitario di team di ricerca internazionali», dal Giappone agli Stati Uniti alla Russia e all’Italia (Malcolm Sylvers, che insegna storia dell’America a Venezia, sta preparando un volume sulla corrispondenza di Marx e Engels) come testimonia anche la ricca documentazione presente sul sito bilingue www.bbaw.de/forschung/mega/. Una novità senz’altro interessante è l’iniziativa editoriale guidato da Izumi Omura dell’Università Tohoku di Sendai in Giappone che ha provveduto a digitalizzare la Miseria della filosofia (varianti e apparato critico compresi) e a metterlo in rete all’indirizzo www.tohoku.ac.jp. Il progetto mira a costruire una banca dati elettronica per permettere a tutti di muoversi nell’immenso corpus marx-engelsiano con l’agilità dei più moderni motori di ricerca. Nel 2004, con la pubblicazione del terzo libro del Capitale (50esima pubblicazione del progetto originale) questa impresa pluridecennale ha acquisito tutto il suo spessore sia storiografico sia politico. Il lavoro idi scavo filologico sulla lettera marxiana, e sul suo processo di elaborazione, ha permesso di valutare gli interventi, e i loro limiti, di Engels come editore di Marx e quindi di dare nuove basi alla storica polemica che sin dal XIX secolo ossessiona la ricezione del marxismo: quella sulla trasformazione dei valori in prezzi. Il volume ed è diviso in quattro sezioni che raccolgono 24 interventi, da Domenico Jervolino a Domenico Losurdo, da Mario Cingoli a Gianfranco Borrelli, da Andrè Tosel a Alex Callinicos e Statis Kouvelakis. Dal punto di vista teorico la terza parte mostra senz’altro più di un interesse. Sotto la lente c’è il rapporto tra Marx e Hegel. La tesi condivisa è che Marx prende spunto dalla Scienza della logica e dalla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, per articolare la sua tesi sul valore. La dialettica usata da Marx è tuttavia diversa: se infatti per Hegel lo spirito assoluto riproduce le proprie condizioni di esistenza auto-fondandosi, e non esce mai da se stesso, produce cioè un’astrazione mentale di se stesso (Chris Arthur), il capitale è un’astrazione reale che non attiene più all’ambito della logica (per Hegel) o dell’esperienza trascendentale dell’Io (per Fichte), perché è un’attività concreta posta in essere dal processo lavorativo di ogni individuo in quanto erogatore di forza-lavoro sussunta dal capitale (Roberto Finelli). Questa attività permette al capitale di integrare ogni sua alterità radicale, cioè il lavoro vivo che si cristallizza dando luogo a lavoro morto che produce altro lavoro morto (Riccardo Bellofiore). Alla base dunque di un movimento dialettico, quello della transustaziazione della materialità e della natura nel suo valore di scambio (Geert Reuten), esiste un analogo movimento storico-politico, la «sussunzione reale del lavoro al capitale» che a sua volta moltiplica la conflittualità all’interno del processo (la sussunzione del proletariato al rapporto salariato), come anche la sua adeguazione al rapporto di capitale.

Published in:

Il Manifesto

Date Published

20 September, 2005

Author:

Roberto Ciccarelli