Il mondo salvato dal socialismo

Dice Vattimo: «Ricordate la battuta di qualche anno, o decennio, fa: “Dio è morto, Marx è morto, e anch’io non mi sento troppo bene”? Ebbene forse possiamo cancellarla definitivamente. Dio se la cava ancora egregiamente, nonostante i dubbi alimentati dalle condotte scandalose dei suoi ufficiali rappresentanti in terra; e Marx è ormai largamente risuscitato per merito del palese fallimento del suo nemico storico, il capitalismo occidentale, salvato solo dalle misure “socialiste” dei governi liberali dell’Occidente».

V. B.: Professor Musto, la crisi del capitalismo ha causato dunque una inattesa riscoperta del pensiero di Karl Marx. In Germania recentemente c’è stata una impennata della vendita dei suoi libri. Ma il pensatore di Treviri può essere considerato ancora attuale?

M. M.: In realtà questa ripresa delle pubblicazioni di e su Marx è molto più diffusa e non riguarda solo la Germania. Dopo il 1989, per quasi un decennio c’è stato un completo oblio di Marx e delle sue opere perché identificato con l’Unione Sovietica. Ma negli ultimi armi, già prima dello scoppio della crisi finanziaria internazionale, si era registrata ima ripresa dell’interesse: le pubblicazioni dei suoi scritti e gli studi sono ripresi in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania, ma anche in Francia e in Italia. Gli scritti di Marx hanno una stretta attinenza con l’oggi: pensiamo che nel 1857, come unico corrispondente europeo del New York Tribune, descrisse la prima crisi finanziaria scoppiata proprio a New York.
Si deve pensare a Marx – aggiunge Musto – innanzitutto come a un autore che ha studiato moltissi­mo il capitalismo, i suoi squilibri, le sue crisi, e che ne è stato un profondo conoscitore. Marx dà una chiave di interpretazione e di lettura del sistema capitalistico migliore dei suoi contemporanei e anche di moltissimi altri studiosi e grandi autori classici. perciò può essere considerato ancora attuale.

V. B.: Nel suo libro lei si sofferma su un aspetto del pensiero di Karl Marx in particolare: l’alienazione, la sottomissione dei lavoratori nel confronti del capitale. Le lancio una provocazione: che senso ha parlare di questo quando il problema principale dei nostri giorni sembra essere la mancanza di lavoro?

MM.: Se è vero che in Europa e nelle società capitalistiche più avanzate questo fenomeno è in seria riduzione a partire dagli anni ’90, con le grandi ristrutturazioni, è anche vero che c’è una larga fetta del mondo, forse la parte più consistente, dove oggi il lavoro salariato è in grandissima espansione, pensiamo alle trasformazioni della società indiana o alla Cina: probabilmente per Marx sarebbe stato un esempio molto interessante per studiare lo sviluppo del capitalismo, altro che socialismo cinese! Però non dimentichiamo che anche nella nostra società il fenomeno della sottomissione al capitale è sempre presente, come dimostrano i crescenti fenomeni di finanziarizzazione. Il rapporto tra economia e democrazia oggi è un tema molto importante: nelle nostre società i processi democratici si esercitano nella politica, però il momento economico, della produzione, dello scambio, è fortissimo e lì non c’è controllo democratico. Si pensi che ci sono multinazionali che hanno bilanci più grandi di interi Paesi, e senza alcun controllo. In realtà il processo di allontanamento tra lavoratori e capitale è aumentato.

V. B.: .In questa terra, l’Emilia-Romagna, è stato e continua a essere molto forte il movimento cooperativo: un tentativo di ridurre la distanza tra capitale e lavoratore.

MM.: Marx prestò molta attenzione ai movimenti cooperativistici nelle loro diverse forme, ma anche quando egli valutò positivamente queste esperienze, fu sempre molto scettico perché il superamento dell’alienazione avviene soltanto con il superamento dol lavoro salariato, e questo è uno dei punti più caratteristici che distingue il socialismo di Marx dagli altri. Per Marx il socialismo o la fine del lavoro alienato si può realizzare solo quando non c’è più una produzione per il valore di scambio ma si ritorna a una produzione per il valore d’uso. Spesso il movimento cooperativistico è stato importante e ha certamente ridotto questo gap tra i lavoratori e il capitale, con un minore sfruttamento e una maggiore condivisione dell’operaio all’interno del processo produttivo, ma per Marx questa non è la chiave finale.

V. B.: Gli scritti di Marx divennero ben presto base per pensieri e movimenti politici. Oggi invece il panorama dei partiti e dei movimenti politici sembra davvero desolante e privo del benché minimo substrato ideologico, filosofico o culturale.

M.M.: Oggi la politica vive un periodo di grande difficoltà, il socialismo reale ha fortemente penalizzato la lettura di Marx. Ma se guardiamo alle realtà dell’America Latina, c’è una grande ripresa d’interesse anche sul versante politico per Marx e per il socialismo, un movimento di emancipazione contro l’alienazione. Non pensiamo solo a Chavez e al Venezuela, ma anche al Brasile o alia Bolivia, cl sono moltissimi esperimenti non solo politici statuali ma anche sociali. La ripresa del pensiero di Marx non passa più attraverso partiti comunisti monolitici ma tocca esperienze diverse. Anche il movimento anti globalizzazione di inizio millennio è stato importante in questo senso».
«Inoltre la politica è in difficoltà – continua Musto – perché l’economia le ha rubato una grandissima fetta di potere decisionale. È in difficoltà perché la nostra società è molto ideologica. Ritorna attuale il concetto di egemonia di Antonio Gramsci. E non è un caso che oggi manchi anche un vero pensiero liberale di destra.

V. B.: Come si può, secondo lei, veicolare il messaggio di Marx alle giovani generazioni?

M. M.: Dopo essere stato trattato per decenni come una Bibbia, oggi la nuova lettura di Marx è libera. Marx è il pensatore della critica, tutta la sua opera è stata una critica non ideologica, basata su decenni di studi.

V. B.: Quindi dobbiamo pensare a lui come a un metodo e non come a una dottrina?

M.M.: Assolutamente non come a una dottrina. Oggi Marx è tutto da scoprire, tutto da utilizzare, senza pensare con questo che Marx sia un classico che non ha più niente da dire all’attualità. Perché Marx non sarà mai un classico morto.

Published in:

Corriere Romagna

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7 May 2010

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