Un libro che mustmarxnel ricostruire il pensiero del Moro non scivola mai nella retorica delle commemorazioni del bicentenario della nascita di Marx.
Il bicentenario della nascita di Karl Marx è stato ricordato in tutto il mondo con numerose iniziative. Molte di queste si sono tradotte in deprimenti commemorazioni di rito, così come è accaduto in occasione del centenario della Rivoluzione russa nel corso del 2017, tanto da rappresentare quanto di più lontano possa essere immaginato dai presupposti teorici del marxismo stesso.
Anche tra le fila delle cosiddette avanguardie rivoluzionarie, il bicentenario ha offerto loro l’occasione per ripetere vecchie giaculatorie così stantie da non essere più in grado, ovviamente, di cogliere nella loro pienezza le moderne contraddizioni in cui si contorce il capitalismo del XXI secolo. Per siffatti “rivoluzionari” rimanere fedeli al pensiero di Marx significa perpetuare fideisticamente vecchie formule non più funzionali alla comprensione delle dinamiche del moderno capitalismo. Così facendo, quella che in apparenza sembra come una difesa ad oltranza del marxismo rivoluzionario, si trasforma in realtà nell’abbandono del materialismo storico, la cui applicazione richiede incessantemente una valutazione critica dei dati derivanti dal mondo reale. Solo chi abbandona la via maestra del materialismo storico, per sostenere in definitiva una prospettiva metafisica della realtà del capitale, può ipotizzare che la sfida al capitalismo del XXI secolo possa essere affrontata consultando le opere di Marx come il vecchio religioso ebreo consulta il Talmud, ricercando, quindi, nei vecchi testi quelle risposte che invece vanno trovate nelle dinamiche della società attraverso l’utilizzo del metodo d’analisi che ci ha lasciato in eredità il Moro.
Un secondo filone di questi eventi commemorativi ha visto come protagonisti studiosi ed intellettuali che si richiamano direttamente o indirettamente allo stesso Marx. Durante il 2018 è stato possibile osservare come la ricorrenza del bicentenario abbia ancora una volta offerto l’occasione a questi studiosi ed intellettuali di fare sfoggio della loro accademica conoscenza degli scritti di Marx, proponendo in alcuni casi nuove ricostruzioni filologiche, oppure da un lato esaltare la validità della critica dell’economia politica ma, dall’altro, denunciare il completo fallimento della sua prospettiva politica. Per questi signori Marx rimane un grande filosofo e/o economista di cui ancora oggi vale la pena studiare le sue opere, ma la sua critica del capitalismo e le sue teorie politiche non possono essere prese più in considerazione visti i disastri combinati in Russia e nel resto del mondo “comunista” dai suoi epigoni. Si è quindi assistito all’esaltazione di Marx ridotto però a un innocuo filosofo del passato, che nella migliore delle ipotesi può aiutarci a comprendere il mondo moderno ma che assolutamente non può darci una mano per trasformarlo.
A nostro avviso si differenzia dalle altre iniziative editoriali il bel volume di Marcello Musto “Karl Marx. Biografia intellettuale e politica. 1857 – 1883 pubblicato lo scorso novembre da Einaudi.” Un libro che ripercorre gli ultimi 26 anni dell’esistenza di Karl Marx, con dovizia di particolari anche della sua vita privata. Il volume di fatto completa l’altro lavoro di Musto pubblicato da Donzelli nel 2016: “L’ultimo Marx 1881-1883. Saggio di biografia intellettuale”.
Il libro ha lo sfidante obiettivo di ripercorrere lo sviluppo intellettuale e politico di Karl Marx nel corso della sua maturità. Esso ha il pregio, a nostro avviso, di non scivolare mai in un semplice fatto accademico o scadere in una sterile ricostruzione filologica dei suoi scritti, ma, nel rispetto della ricostruzione storica, si assume anche l’onere di dare la giusta attualità politica al suo pensiero.
Il libro, la cui semplicità di scrittura non svilisce il rigoroso utilizzo di un linguaggio scientifico e filosofico, è suddiviso in quattro parti. La prima parte, “La critica dell’economia politica”, è quella che ricostruisce le principali fase di gestazione del “Capitale”; è la parte più corposa del volume ed è arricchita da una serie di descrizioni della vita privata dello stesso Marx che rendono la lettura più piacevole rispetto alla proverbiale aridità di linguaggio proprio della scienza economica. Pur non aggiungendo niente di particolare rispetto ad altre ricostruzioni storiche del lento processo di elaborazione della magnum opus di Marx, questa prima parte dell’opera di Marcello Musto ha il merito di ripercorrere in maniera molto dettagliata la filologia dei manoscritti economici, che rappresentano il vero laboratorio interno del pensiero di Karl Marx.
La seconda parte del libro è dedicata alla militanza politica, e tratta della partecipazione di Marx all’Associazione internazionale dei lavoratori, quella che passerà alla storia come la Prima Internazionale. L’autore ribadisce, in questa seconda parte del suo volume, il ruolo fondamentale svolto da Marx in seno a essa; lo scontro con Lassalle, prima, e gli anarchici di Bakunin, poi. Sempre in questa seconda parte è analizzato quel grande evento che è stata la Comune di Parigi e l’analisi condotta da Marx per la comprensione del primo grande episodio nella storia moderna in cui la classe operaia, seppur per soli due mesi, ha tentato l’assalto al cielo della conquista del potere politico.
La terza parte del libro è dedicata ad una disamina delle ricerche teoriche affrontate da Marx nel suo ultimo decennio di vita. È la parte del lavoro che più direttamente si lega con il volume pubblicato nel 2016 prima richiamato. Nonostante il passare degli anni, le sempre più precarie condizioni di salute e le mai risolte difficoltà economiche, il Moro non solo prosegue gli studi iniziati durante la sua gioventù, ma nell’ultimo decennio allarga i propri orizzonti studiando materie per lui inedite come l’antropologia o l’algebra. Come sottolineato da Musto, tali studi furono affrontati da Marx in vista del completamento degli altri due volumi del Capitale. Come sappiamo, sarà Engels l’amico fraterno e compagno di tante battaglie, a curarne la pubblicazione dopo la sua morte avvenuta il 14 marzo 1883. Con la scomparsa di Marx si chiude anche la terza parte del libro di Marcello Musto.
L’ultima parte è dedicata all’esame delle concezioni di Marx riguardo alla critica alla società capitalistica e al profilo che avrebbe dovuto assumere la futura società comunista.
Dopo aver passato in rassegna i principali esponenti del cosiddetto socialismo utopistico, nella prima sezione della quarta parte, l’autore del libro nella seconda ed ultima sezione analizza tutte quelle opere in cui Marx si sofferma a ragionare sulla futura società comunista. Come correttamente fa osservare Musto, Marx lo fa senza alcun intento prescrittivo.
Marcello Musto suddivide questi scritti di Marx in tre categorie. Nella prima possono essere incluse tutte quelle opere in cui Marx
“criticò le idee ritenute teoricamente sbagliate e politicamente fuorvianti dei socialisti a lui contemporanei. Alcune parti dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e dell’Ideologia tedesca; il capitolo sulla Letteratura socialista e comunista del Manifesto del partito comunista…”[1].
Nella seconda categoria possono essere raggruppati tutte quegli scritti di lotta politica in cui Marx tratta la questione della futura società comunista; in particolare ci si riferisce al Manifesto del partito comunista, La guerra civile in Francia e a Salario prezzo e profitto. Infine:
“i testi nei quali Marx descrisse più diffusamente, nonché in forma più efficace, le possibili caratteristiche della società comunista furono quelli incentrati sul capitalismo. In significativi capitoli del capitale e in importanti parti dei suoi numerosi manoscritti preparatori, in particolare nei ricchissimi Grundrisse, sono racchiuse alcune delle sue idee fondamentali sul socialismo.”.[2]
Quindi, dopo aver passato in rassegna le principali fonti in cui si parla della futura società comunista, Musto, cogliendo pienamente l’impostazione che Marx dà al problema della realizzazione del comunismo commenta:
“Un attento studio delle considerazioni sul comunismo, presenti in ognuno dei testi menzionati, permette di distinguere la concezione di Marx da quelle dei regimi che, nel XX secolo, dichiarando di agire in suo nome, perpetrarono, invece crimini ed efferatezze. In tal modo, è possibile ricollocare il progetto politico marxiano nell’orizzonte che gli spetta: la lotta per l’emancipazione di quella che Saint-Simon definì la classe più povera e più numerosa”[3] .
Non, dunque, frutto del compimento di un progetto costruito a tavolino da qualche mente illuminata, ma prodotto dalla lotta di classe del proletariato guidato dal suo partito politico. In ogni caso, precisa ancora Musto:
“Così come nel caso dei Manoscritti redatti tra il 1844 e il 1846, si commetterebbe un errore se i principi elencati nel Manifesto del partito comunista, elaborati quando Marx era appena trentenne, venissero assunti come la compiuta descrizione della società post-capitalista da lui propugnata. La piena maturazione del suo pensiero necessitò di tanti altri anni di studio e di ulteriori esperienze politiche”[4].
Musto continua la sua opera di ricostruzione nelle intense pagine finali del suo lavoro, passando in rassegna alcuni passi del Capitale e dei Grundrisse nonché della famosa Critica al Programma di Gotha.
Rinviamo ovviamente alla lettura del libro per un’attenta analisi di quanto egli scrive nel ricostruire il pensiero di Marx in ordine alla futura società comunista, ma ci piace chiudere questa nostra recensione con le stesse parole dell’autore:
“Molti dei partiti e dei regimi politici sorti nel nome di Marx hanno utilizzato, invece, il concetto di dittatura del proletariato in modo strumentale, snaturando il suo pensiero e allontanandosi dalla direzione da lui indicata. Ciò non vuol dire che non sia possibile provarci ancora”. [5]
È noi non possiamo che essere d’accordo con chi considera Marx ancora utile per abbattere questo infame modo di produzione capitalistico.
[1]Marcello Musto – Karl Marx – Ed Einaudi pag. 269
[2] Ibidem pag. 269
[3] Ibidem pagg 269 e 270
[4] Ibidem pag. 274
[5] Ibidem pag. 284
Marcello
Musto