In occasione della pubblicazione del primo volume della nuova serie del «Marx-Engels Jahrbuch», la storia e le più recenti acquisizioni filologiche del famoso manoscritto marxiano e delle sue edizioni. Dai lavori della nuova edizione storico-critica emerge un autore misconosciuto. I molteplici tentativi di pubblicazione delle opere complete di Marx ed Engels hanno visto fiorire, contestualmente alle loro edizioni, alcuni periodici che avevano lo scopo di accompagnarne e promuoverne i lavori, nonché offrire un contributo alla ricerca.
I. Riviste di studi marxiani
Anche questo capitolo della Marx Forschung (la ricerca su Marx), si apre, come molti altri, con le imprese di David Borisovič Rjazanov, curatore della prima edizione storico-critica dell’opera completa di Marx ed Engels, la Marx Engels Gesamtausgabe e, senza dubbio, il più importante Marx-Forscher del Novecento. Grazie alla sua iniziativa ed a cura dell’Istituto Marx Engels di Mosca, da lui stesso diretto, apparvero infatti, nel biennio 1926/27, i due volumi del «Marx Engels Archiv». L’intento di questo progetto, dal quale era escluso in via di principio ogni riferimento al dibattito politico del tempo, mirava a fornire anticipazioni sui manoscritti dei due pensatori per renderli accessibili alla critica, ancor prima dell’edizione dell’opera completa. Com’è noto, sulla Mega s’abbatté la mannaia dello stalinismo, responsabile, oltre ai tanti e atroci crimini commessi, anche di aver interrotto la pubblicazione dell’opera di Marx.
Durante i quarant’anni trascorsi dall’interruzione del primo tentativo di Gesamtausgabe, datata 1935, e l’inizio della stampa della seconda, il primo volume risale al 1975, nonostante dal 1956 al 1968 fosse apparsa la Marx Engels Werke (MEW) e tra il 1955 ed il 1966, in Unione Sovietica, la seconda K. Marks i F. Èngel’sa Sočinenija, in campo socialista non vi furono serie analoghe iniziative editoriali. L’unica rivista di questo ciclo, fu il del tutto dottrinale «Naučno-informacionnyj bjulleten’ sektora proizvedenij K. Marksa i F. Èngel’sa» che sorse nel 1958, presso l’Istituto per il marxismo-leninismo di Mosca, e proseguì, in 47 numeri, fino al 1989. Al contrario, nello stesso periodo, ad occidente sono da annoverare numerosi e qualificati strumenti di ricerca su Marx e ad almeno due di essi, è obbligatorio fare riferimento.
In Francia, sotto la direzione del grande marxologo Maximilien Rubel, nacque la rivista «Etudes de marxologie». I 31 numeri di questi quaderni, alcuni dei quali doppi, apparsi in modo discontinuo dal 1959 al 1994, grazie alle analisi critiche, gli studi storici, le bibliografie e le traduzione d’inediti in essi ospitati, rappresentano un insostituibile tentativo di documentazione dell’opera di Marx e di critica del marxismo. Essi, ancora oggi, risultano essere uno strumento indispensabile per chi voglia cimentarsi, in maniera rigorosa, con questi temi. A Treviri, nella Repubblica Federale Tedesca, invece, comparvero, negli anni dal 1969 al 2000, in 49 numeri, gli «Schriften aus dem Karl Marx Haus». Anche questa collana, con le sue monografie sulle edizioni dell’opera di Marx ed Engels e sulla ricezione che essa ebbe nel mondo, sui rapporti che essi intrattennero con terzi, nonché con la presentazione di saggi sulla storia del movimento operaio, rappresenta una delle più specializzate fonti di ricerca del campo.
Dopo la nascita della MEGA², gli istituti per il marxismo-leninismo di Mosca e Berlino, diedero vita al «Marx-Engels-Jahrbuch». Questo annuario, edito dalla Dietz Verlag in tredici numeri, nel periodo tra il 1978 ed il 1991, seppur concepito per contribuire alla divulgazione del marxismo ed al suo trionfo ideologico e dunque, privo di quel carattere scientifico che Rjazanov aveva fortemente voluto cinquant’anni prima, accompagnò la stampa dei primi volumi della MEGA², annoverando al proprio interno importanti contributi di studio. All’incirca nello stesso tempo, nella Repubblica Democratica tedesca, sorsero diverse altre riviste per documentare il lavoro editoriale in corso sull’opera di Marx. Dal 1976 al 1988, editi dalla Martin-Luther Universität di Halle-Wittenberg, per un insieme di 23 numeri, uscirono gli «Arbeitsblätter zur Marx-Engels-Forschung»; dal 1978 al 1989 in 29 numeri e per iniziativa dell’Istituto per il marxismo-leninismo di Berlino, apparvero i «Beiträge zur Marx-Engels-Forschung» (la nuova serie è ripresa, con cadenza annuale, nel 1991); infine, editi dalla Karl-Marx-Universität di Lipsia, vennero stampati, in maniera irregolare dal 1981 al 1990, i 6 numeri della «Marx-Engels-Forschungsberichte».
In seguito agli avvenimenti dell’autunno del 1989, per iniziativa dell’Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis di Amsterdam e della Karl Marx Haus di Treviri, nacque nel 1990 l’Internazionale Marx Engels Stiftung (IMES). Questa fondazione, sorta con il gravoso compito di completare la MEGA², assunse l’impegno di pubblicare ad Amsterdam i «MEGA-Studien», usciti in 11 numeri tra il 1994 ed il 1999. Questa rivista, esclusivamente incentrata sui lavori di edizione della MEGA, affermò, in questo modo, il ritorno ad una rinnovata obiettività nella ricerca scientifica.
II. «Marx-Engels Jahrbuch»
La recente edizione del primo volume del «Marx-Engels Jahrbuch», anch’esso a cura dell’IMES, ma stavolta con redazione presso la Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, segna un nuovo inizio nella storia delle riviste della Marx-Forschung. In seguito al consolidamento della MEGA², conseguito attraverso la pubblicazione, dal 1998 ad oggi, di ben nove nuovi volumi accompagnati da grande risonanza internazionale, questa nuova impresa, tenta di spingersi oltre l’esperienza dei «MEGA-Studien», dedicati unicamente alle questioni editoriali, e mira a dar vita ad un vero e proprio forum scientifico sull’opera di Marx ed Engels.
Con l’ausilio di saggi, atti di convegni e recensioni della letteratura specializzata, l’annuario ambisce definire lo stato attuale della ricerca su Marx, ospitando sulle sue pagine i contributi utili a ricostruire il quadro storico di elaborazione delle sue opere, documentandone contesto e fonti. I volumi conterranno appendici, errata corrige, documenti integrativi e materiali d’archivio – anche relativi alla storia della MEGA – nonché apporti inerenti le problematiche legate ai lavori dell’edizione. L’auspicio è di realizzare un rapporto di stimolo reciproco tra lavoro editoriale e ricerca scientifica grazie al quale, in mutua reciprocità, le nuove acquisizioni filologiche possano fornire nuovi impulsi al dibattito sulla teoria marxiana e questo, a sua volta, influire produttivamente sulla preparazione dei volumi.
Ulteriore intenzione del progetto è di dare alle stampe, proprio come avvenne con la «Marx Engels Archiv», stralci delle opere più significative dei due autori, come anticipazione dell’opera completa. Il primo numero, che qui si presenta – Marx-Engels Jahrbuch 2003, 2 voll., pp. 400, € 59.80, Akademie Verlag, Berlin 2004 -, infatti, è interamente dedicato a L’ideologia tedesca. A tal riguardo, questa recensione intende ripercorrere le tappe della storia editoriale, tralasciando volutamente le questioni teoriche.
III. La rodente critica dei topi
Nel febbraio del 1845, in seguito all’ordine di espulsione, emanato contro di lui dalle autorità francesi, Marx è costretto a lasciare Parigi. Dopo aver cominciato gli studi di economia politica, sintetizzati nei quaderni di estratti e annotazioni dai testi letti e nei celebri Manoscritti economico-filosofici, e dopo la firma con l’editore Leske di Darmstadt di un contratto per un’opera in due volumi, da intitolarsi Critica della politica e dell’economia politica, egli parte per una nuova destinazione. Teatro del nuovo esilio, fino allo scoppio della rivoluzione nel marzo 1848, è, questa volta, la città di Bruxelles.
I progetti di Marx, proseguire le ricerche per dare alla luce il libro che si era impegnato a realizzare, così come pubblicare, offrendone la traduzione tedesca, una «Biblioteca dei più eccellenti scrittori socialisti stranieri», vennero alterati dall’uscita, nell’ottobre del 1844, del testo di Stirner, L’unico e la sua proprietà. La prima opera comune di Engels e Marx, La sacra famiglia, critica della filosofia speculativa di Bauer e consorti, non poté darne conto, essendo stata redatta all’incirca nello stesso periodo. Era allora necessario combattere anche questa ultima manifestazione del neohegelismo. Inoltre, Marx riteneva importante preparare il pubblico al punto di vista della sua «Economia», attraverso uno scritto polemico contro le più recenti concezioni della scienza tedesca.
Con questo intendimento, dunque, il piano dell’opera andò ad ingrandirsi sino a comprendere ben due volumi. Marx ed Engels vi lavorarono a lungo insieme a Moses Hess. Nel maggio del 1846, la parte principale del manoscritto del primo volume, fu inviata in Vestfalia a Joseph Weydemeyer che doveva predisporne l’edizione. Tuttavia, diverse circostanze ne impedirono la pubblicazione. Negli anni 1846-1847, Marx ed Engels tentarono altre volte, e sempre senza successo, di trovare un editore. Il titolo dell’opera e dei due volumi che avrebbero dovuta comporla non sono riportati nel manoscritto. Gli editori postumi le hanno aggiunte in base ad una dichiarazione di Marx contro Grün, pubblicata nell’aprile del 1847, nella quale egli riferisce di uno «scritto, redatto in comune con Fr. Engels, L’ideologia tedesca (Critica della più recente filosofia tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, Bruno Bauer e Stirner, e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti)».
Di questo, solamente pochissime parti furono stampate con gli autori in vita e, tutte, nel 1847. Di Marx, la rivista mensile tedesca «Das Westphälische Dampfboot» ospitò l’articolo La storiografia del vero socialismo (contro Karl Grün). Di Hess uscì, presso la «Deutsche-Brüsseler-Zeitung», un testo, scritto con la collaborazione di Marx: il Dottore Graziano’s Werke, come critica, destinata anch’essa al lavoro comune, al libro di Arnold Ruge Due anni a Parigi. Di Engels, la stessa rivista, diede alle stampe K. Beck: “Canti del pover’uomo”, o la poesia del vero socialismo. Tuttavia questo fallimento non costituì per Marx un grande problema; nel rapido schizzo di autobiografia intellettuale, utilizzato come prefazione alla Critica dell’economia politica del 1859, infatti, riassunse così l’accaduto: «Abbandonammo tanto più volentieri il manoscritto alla rodente critica dei topi, in quanto avevamo già raggiunto il nostro scopo principale, che era di veder chiaro in noi stessi».
IV. Le edizioni postume
Le vicende della pubblicazione postuma non sono meno intricate di quelle della loro preparazione e stesura. Anzi. Sulle edizioni di Marx ed Engels hanno sempre pesato i conflitti delle varie correnti, teoriche e politiche, del movimento operaio. Relativamente a L’ideologia tedesca, Eduard Bernstein, che dopo la morte di Engels era entrato in possesso di gran parte del lascito dei due autori, ha enormi responsabilità. Nel 1899 si limitò a ristampare su «Die Neue Zeit» l’invettiva contro Grün che Marx aveva già pubblicato nel 1847. Solo più tardi, negli anni 1903-1904, si decise a consegnare alle stampe, nei «Dokumente des Sozialismus», rivista da lui diretta, la parte inedita riguardante Stirner.
Nell’introduzione che l’accompagnava, non veniva però fornita una chiara presentazione dello stato dell’originale. Soltanto molti anni dopo e ad opera del primo e più prestigioso biografo di Engels, Gustav Mayer, ne fu elaborata una valida descrizione; questi, infatti, durante la fase di documentazione del suo lavoro, aveva convinto Bernstein a consentirgli di consultare alcune parti del manoscritto. Risalgono, dunque, al 1920, anno della prima edizione del Friedrich Engels, le prime attendibili notizie a riguardo.
Nel 1923, Rjazanov si mise in viaggio per Berlino e, al suo ritorno in Unione Sovietica, presentò all’Accademia Socialista di Mosca una comunicazione sull’eredità letteraria di Marx ed Engels. In quella circostanza, si poté finalmente apprendere la reale situazione del testo divenuto così controverso. Le colpe e le lacune scientifiche di Bernstein si rivelarono molteplici. Si scoprì infatti, che aveva pubblicato meno della metà della critica di Stirner, attribuendo falsamente alla «rodente critica dei topi», quelli che invece erano stati suoi tagli arbitrari; inoltre, si poté constatare che aveva creduto a torto che le parti su Feuerbach e Bauer appartenessero ad un unico capitolo, al quale aveva attribuito poca importanza, decidendo di non pubblicarlo! Solo utilizzando la sua straordinaria erudizione, che gli consentì di risalire ad ogni parte dell’originale, e con la sua grande abilità diplomatica, Rjazanov riuscì a procurarsi da Bernstein, con enorme fatica, ma soltanto in quattro settimane, tutte le parti del testo.
Fotografato il tutto, fece ritorno a Mosca. La prima parte de L’ideologia tedesca, incompiuta, verosimilmente tutta di Marx e senz’altro, la più importante dell’intero lavoro, venne pubblicata per la prima volta a cura dello stesso Rjazanov nel 1926, nel primo volume del «Marx Engels Archiv». Questa, intitolata «Feuerbach», ma dedicata soprattutto alla sua concezione della storia, contiene la prima esposizione della teoria che Marx aveva elaborato nel corso di anni di studi filosofici, storici ed economici, quella che in seguito definirà il «filo conduttore» delle proprie ricerche.
Nell’introduzione che ne accompagnò l’edizione, Rjazanov riassunse le tante vicissitudini del manoscritto del quale sia Engels, pur se comprensibilmente alle prese con i libri II e III de Il capitale, che Mehring avevano sottostimato il valore. La sua importanza, al contrario, era fondamentale poiché consentiva di colmare il vuoto tra La sacra famiglia e le Tesi su Feuerbach e la successiva Miseria della filosofia. Esso venne pubblicato per intero soltanto nel 1932, nel volume I/5 della prima MEGA. Come per i Manoscritti economico-filosofici del 1844, tra la data della stesura e quella della pubblicazione, trascorse quasi un secolo. Se così non fosse stato, alla «concezione materialistica della storia», la celebre espressione fu coniata e utilizzata da Engels, sarebbero stati evitati parecchi malintesi e confusioni. Nel 1962, infine, dopo che il testo era già uscito nell’edizione MEW, apparvero in un articolo di Siegfried Bahne sull’«International Review of Sociali History», altre tre pagine dell’originale, anche queste erroneamente addebitate all’appetito dei topi, ma in realtà conservate sotto una falsa intestazione.
Il testo compreso nel primo numero del «Marx-Engels Jahrbuch», è un’anticipazione del volume I/5 della MEGA²: Karl Marx, Friedrich Engels, Moses Heβ: Die duetsche Ideologie. Manuskripte und Drucke (November 1845 bis Juni 1846), la cui uscita è prevista nel 2008. Questa edizione offrirà, tra le altre novità, per la prima volta alcune parti del manoscritto correttamente attribuite ad Hess. Quelle incluse nell’annuario corrispondono ai capitoli: I. «Feuerbach» e II. «Sankt Bruno». Differentemente dai sei diversi tentativi di ricostruzione del famoso capitolo «I. Feuerbach. Antitesi fra concezione materialistica e concezione idealistica» effettuati sino ad oggi, questa nuova versione pubblica i manoscritti di Marx ed Engels così come sono stati da loro lasciati.
Essi sono raccolti come sette testi indipendenti e ordinati cronologicamente. Da questa edizione si evince, con chiarezza, il carattere frammentario dello scritto e che, in particolare, il capitolo su Feuerbach è tutt’altro che compiuto. Nuove e definitive basi, dunque, vengono fornite all’indagine scientifica per risalire, con esattezza, al pensiero di Marx. Del tutto inedito, invece, è un brano di Joseph Weydemeyer, redatto con la collaborazione di Marx, incluso in appendice. Infine accanto all’opera, così come per i volumi della MEGA², vi è un imponente tomo di apparato, contenente la descrizione del testo, i suoi chiarimenti, l’elenco delle varianti e delle correzioni, gli indici.
Questi ultimi risultati della ricerca e le conseguenti possibili nuove interpretazioni critiche, possono bastare a far sorgere qualche dubbio a quanti, siano essi sedicenti seguaci o avversari, credono di conoscere Karl Marx in maniera definitiva? Dai lavori della nuova edizione storico-critica emerge sempre più un autore misconosciuto. Il divario che lo separa dalle realizzazioni e dalle concezioni delle esperienze politiche, che a lui si sono richiamate, è troppo grande per non far sorgere il sospetto che il suo spettro, prima o poi, tornerà ancora ad agitarsi. Per il momento, le ricerche filologiche, lontane dal retaggio esercitato per il passato dal fuorviante condizionamento ideologico, contribuiscono a far luce sulla sua opera e sul suo pensiero.
L’ideologia tedesca, considerata a volte finanche come l’esposizione esaustiva della concezione materialistica di Marx, è restituita nella sua originaria incompiutezza che la rende indisponibile ad ogni ipotesi di sistematizzazione. La fallacia dei marxismi dominanti del Novecento e le tante carenze e strumentalizzazioni delle diverse edizioni e letture di Marx susseguitesi, fanno risuonare una sua frase, contenuta in questo testo, non solo e ancora una volta contro la critica tedesca a lui contemporanea, ma anche come sarcastico monito per il futuro: «Non solo nelle risposte, ma già negli stessi problemi c’era una mistificazione».
Marcello
Musto