Einaudi ripropone Marx: una nuova prospettiva sul filosofo tedesco
A fine 2018 è uscito per Einaudi Karl Marx. Biografia intellettuale e politica 1857-1883, il nuovo studio condotto da Marcello Musto, che si propone di analizzare l’ultimo periodo della vita del filosofo tedesco.
È il caso di dire che ci troviamo di fronte a un libro piuttosto insolito rispetto ai tanti già editi sull’argomento. Di fatto gli innumerevoli saggi che il filosofo ed economista ha ispirato – dalle ricostruzioni storiche alla ricerca filologica dei testi, fino all’ermeneutica – non sono riusciti ad andare realmente nel profondo, come è invece avvenuto in questo caso.
Lo storico e filosofo marxista Marcello Musto pare assumere una prospettiva radicalmente diversa rispetto agli studi del passato. Da sempre infatti gli studiosi di Marx hanno separato l’aspetto biografico dalla speculazione teorica, mentre nel nuovo saggio edito da Einaudi scopriamo che tale scissione è più problematica di quanto sia finora apparso.
Questo saggio non istituisce questa distinzione netta e in qualche modo indebita, non disgiunge il filosofo e il sociologo dall’uomo. Da buon studioso qual è, Marcello Musto – ed è questo l’aspetto più originale e per certi versi sorprendente del suo lavoro – considera simultaneamente la sfera speculativa e quella biografica. Analizza dunque non solo gli scritti teorici ma anche i diari e le carte sparse di Marx risalenti al periodo senile (1857-1883), per mostrare come la vita di Karl fosse profondamente avviluppata all’attività di pensatore, quasi a costituire un’unica cosa, un’unica verità. Dagli scritti privati vergati dal capostipite del pensiero politico di sinistra emerge non solo questa inscindibilità, questo intreccio persistente e inestricabile tra biografia ed analisi politica, ma anche il profilo di un intellettuale sempre lucido e pronto a sviscerare con acume la questione economica dell’Europa post-rivoluzionaria.
Non è un caso che Musto, per dimostrare ciò, abbia esaminato il periodo che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta dell’Ottocento: in questa fase infatti il pensatore tedesco sembra essere più attivo che mai, e intento – o forse sarebbe più corretto dire impegnato – ad ampliare il suo raggio d’interesse. In questi anni Marx osserva e appunta instancabilmente: porta avanti i suoi studi sulla proprietà collettiva, rileva le corrispondenze tra stato d’economia e botanica, indaga la questione economica statunitense.
Si tratta di un torno di anni formidabile, in cui il filosofo tedesco contesta radicalmente il colonialismo, studia la schiavitù in America a partire dall’indipendenza, e in questo periodo, forse come non mai, il privato di un uomo si intreccia e trova simbiosi con il presente del sociologo e dell’intellettuale.
La lucidità e la forza del saggio di Musto sta proprio nell’aver messo in luce aspetti sinora sottaciuti e rimesso in discussione i termini di un’analisi che non si può definire chiusa e che probabilmente non troverà mai fine. Ma soprattutto, nell’aver gettato una sonda diversa non solo nel pensiero di un filosofo fondamentale per la nostra civiltà, ma anche tra le mistificazioni, più o meno pervasive, che nel corso del tempo l’Occidente ne ha fatto.
Marcello
Musto